Città del Vaticano , venerdì, 1. febbraio, 2019 11:35 (ACI Stampa).
“Auspico che questo Capitolo rimanga nel cuore e nella memoria della vostra Congregazione come un’esperienza di dialogo e di discernimento, nell’ascolto dello Spirito e dei fratelli e collaboratori, senza cedere alla tentazione dell’autoreferenzialità, che vi porterebbe a chiudervi in voi stessi. Per favore, non fate dell’Ordine Ospedaliero un esercito chiuso, una riserva chiusa. Dialogate, dibattete e progettate insieme, a partire dalle vostre radici, il presente e il futuro della vostra vita e missione, ascoltando sempre la voce di tanti malati e delle persone che hanno bisogno di voi, come fece San Giovanni di Dio: un uomo appassionato di Dio e compassionevole verso il malato e il povero”. Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo in udienza i partecipanti al 69° Capitolo Generale dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio.
Francesco sottolinea l’importanza del binomio vicinanza-ospitalità. “Passione e compassione - ha sottolineato - sono energie dello Spirito che daranno senso alla vostra missione ospedaliera, che animeranno la vostra spiritualità e daranno qualità alla vostra vita fraterna in comunità. In un consacrato, e in ogni battezzato, non vi può essere autentica compassione per gli altri se non vi è passione d’amore per Gesù. La passione per Cristo ci spinge alla profezia della compassione. Che risuoni in voi la causa dell’umano come causa di Dio”.
Francesco ricorda poi la figura di Gesù Buon Samaritano. “L’urgenza di tendere la mano a chi ne ha bisogno lo porta a mettere da parte i suoi progetti e a interrompere il suo cammino. La preoccupazione per la vita minacciata dell’altro fa emergere il meglio della sua umanità. In questo gesto di puro altruismo e di grande umanità si nasconde il segreto della vostra identità come ospedalieri. Nel lasciarvi coinvolgere dall’altro e nel gesto del samaritano di versare olio e vino sulle ferite di colui che era caduto nelle mani dei banditi scoprirete il marchio della vostra stessa identità”.
“L’espressione prendersi cura - ha aggiunto il Papa - ha una dimensione umana e spirituale. Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la sua carne nella carne di coloro che soffrono nel corpo o nello spirito. Toccare, per lasciarci toccare. E allora la vostra vita si trasformerà in icona delle viscere di misericordia di Dio, configurandosi finalmente a Cristo compassionevole e misericordioso, che passò nel mondo facendo del bene a tutti”.
Per far questo è necessario - ha proseguito - “un sereno discernimento sulle strutture. Le vostre strutture devono essere locande – come quella della parabola del Samaritano – al servizio della vita, spazi in cui specialmente i malati e i poveri si sentano accolti. E vi farà bene domandarvi spesso come conservare la memoria di tali strutture che sono nate come espressione del vostro carisma, perché rimangano sempre al servizio della tenerezza e dell’attenzione che dobbiamo alle vittime dello scarto della società. Vi chiedo di creare reti samaritane a favore dei più deboli, con particolare attenzione ai malati poveri, e che le vostre case siano sempre comunità aperte e accoglienti per globalizzare una solidarietà compassionevole”.