Città del Vaticano , venerdì, 17. luglio, 2015 16:44 (ACI Stampa).
Ci sono tre italiani tra gli otto servi di Dio dichiarati venerabili dal Papa con la promulgazione Decreti riguardanti le loro virtù eroiche. Nel pomeriggio del 16 luglio il Papa ha ricevuto il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il cardinale Angelo Amato, e ha firmato i decreti. Tra gli italiani spicca la figura di Giuseppe Carraro, vescovo di Verona.
“Offro la mia povera vita, con tutto ciò che il Signore mi riserverà di soffrire, agire, servire e pregare, particolarmente per la santificazione dei Sacerdoti” scriveva nel suo testamento. Per vent’anni, dal 1958 al 1978, vescovo di Verona, era nato a Mira in provincia di Venezia e diocesi di Treviso, il 26 giugno 1899, in una famiglia economicamente povera ma ricca di calore umano e cristiano. Giuseppe Carraro fu chiamato il 17 giugno del 1917, ad arruolarsi quando non aveva compiuto ancora 18 anni. Riuscì a rientrare in seminario nel 1920.
Professore di liceo, laureato in scienze naturali, parroco e padre spirituale in seminario, ne diventò rettore con l’impegno alla ricostruzione post bellica.
Il l0 novembre 1952 divenne vescovo, nel 1956 monsignor Carraro venne nominato vescovo della diocesi di Vittorio Veneto. Il 15 dicembre 1958 Giovanni XXIII, eletto Papa dopo la scomparsa di Pio XII, lo chiamò a reggere la diocesi di Verona, che il 18 gennaio 1959 lo accolse entusiasticamente in Cattedrale. Da vescovo di Verona partecipò al Concilio Vaticano II che lo segnò profondamente ed indelebilmente. Prese parte anche ai Sinodi dei vescovi del 1967 e del 1974, chiamatovi come membro di nomina pontificia da papa Paolo VI, che nutriva per lui grandissima considerazione. Uomo di inesauribile carità fu in prima linea in occasione del disastro del Vajont, delle alluvioni di Firenze e del Cadore, dei terremoti del Belice, del Friuli e dell'Irpinia: mobilitava la diocesi, inviava sul posto incaricati di sua fiducia per concordare con i vescovi locali le modalità di concreti interventi.
Il 3 gennaio 1981, al termine delle esequie di monsignor Carraro, il Cardinale Marco Cè, Presidente della Conferenza Episcopale Triveneta disse: “Abbiamo perduto un fratello, ricco di sapienza spirituale e di esperienza pastorale, ma ci è stato donato un intercessore in Paradiso.”