Panama , domenica, 27. gennaio, 2019 14:50 (ACI Stampa).
“Gesù rivela l’adesso di Dio che ci viene incontro per chiamare anche noi a prendere parte al suo adesso. È l’adesso di Dio che con Gesù si fa presente, si fa volto, carne, amore di misericordia che non aspetta situazioni ideali o perfette per la sua manifestazione, né accetta scuse per la sua realizzazione. Egli è il tempo di Dio che rende giusti e opportuni ogni situazione e ogni spazio. In Gesù inizia e si fa vita il futuro promesso”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa conclusiva della GMG, celebrata al Parco San Juan Pablo II di Panama.
Il Papa mette in guardia. Anche noi “non sempre crediamo che Dio possa essere tanto concreto e quotidiano, tanto vicino e reale, e meno ancora che si faccia tanto presente e agisca attraverso qualche persona conosciuta come può essere un vicino, un amico, un familiare. Non sempre crediamo che il Signore ci possa invitare a lavorare e a sporcarci le mani insieme a Lui nel suo Regno in modo così semplice ma incisivo. Ci costa accettare che - prosegue ancora il Pontefice, citando Benedetto XVI - l’amore divino si faccia concreto e quasi sperimentabile nella storia con tutte le sue vicissitudini dolorose e gloriose”.
Ci capita quindi - osserva Francesco - di preferire “un Dio a distanza: bello, buono, generoso ma distante e che non scomodi. Perché un Dio vicino e quotidiano, amico e fratello ci chiede di imparare vicinanza, quotidianità e soprattutto fraternità. Non ha voluto manifestarsi in modo angelico o spettacolare, ma ha voluto donarci un volto fraterno e amico, concreto, familiare. Dio è reale perché l’amore è reale, Dio è concreto perché l’amore è concreto”.
Un rischio quotidiano è poi quello di “voler addomesticare la Parola di Dio. E anche a voi, cari giovani, può succedere lo stesso ogni volta che pensate che la vostra missione, la vostra vocazione, perfino la vostra vita è una promessa che vale solo per il futuro e non ha niente a che vedere col vostro presente. Come se essere giovani fosse sinonimo di sala d’attesa per chi aspetta il turno della propria ora. E nel frattanto di quell’ora, inventiamo per voi o voi stessi inventate un futuro igienicamente ben impacchettato e senza conseguenze, ben costruito e garantito con tutto ben assicurato. Non vogliamo offrirvi un futuro di laboratorio. È la finzione della gioia. Così vi tranquillizziamo e vi addormentiamo perché non facciate rumore e in questo frattanto i vostri sogni perdono quota, cominciano ad addormentarsi e diventano illusioni rasoterra, piccole e tristi”.
Francesco ricorda poi l’ultimo Sinodo l’importanza dell’incontro e dell’ascolto. “La ricchezza dell’ascolto tra generazioni, la ricchezza dello scambio e il valore di riconoscere che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che dobbiamo sforzarci di favorire canali e spazi in cui coinvolgerci nel sognare e costruire il domani già da oggi. Ma non isolatamente, uniti, creando uno spazio in comune. Uno spazio che non si regala né lo vinciamo alla lotteria, ma uno spazio per cui anche voi dovete combattere”.