La stessa bestemmia, oggi così diffusa in mezzo ai giovani, è una dimostrazione che Dio è tutt’altro che indifferente. Anche la violenza con cui sempre più spesso si rinnega Dio è la prova dell’incapacità dell’uomo di sbarazzarsi del divino. In un’opera Sartre fa dire a un suo personaggio: Non strapparmi il mio peccato perché è il mio ultimo legame con l’Assoluto.
Spezzato questo legame, non rimane altro che un’infinita solitudine.
Nella società occidentale emerge in maniera eclatante che la pretesa di mutilare la dimensione spirituale - costitutiva dell’uomo - e la volontà di azzerare il sacro, cullando l’illusione di bastare a se stessi e di potere organizzare la realtà terrena senza alcun riferimento alla Verità e a norme morali, porta all’autodistruzione dell’umano, all’inquietudine, al turbamento, all’alienazione, alla violenza cieca e gratuita.
Appaiono quanto mai vere le parole di sant’Agostino: Nessuno può essere amico dell’uomo se non è innanzitutto amico della verità, e di san Giovanni Paolo II: L’uomo è se stesso attraverso la verità. La sua relazione con la verità decide della sua umanità e costituisce la dignità della persona.
La Chiesa, dunque, si trova a doversi confrontare, oggi, non solo con la civiltà dei consumi, ma soprattutto con il pervertimento dell’intelligenza, la quale soffre di miopia. Una sfida tremenda che purtroppo trova la Chiesa in una condizione di estrema debolezza a causa della crisi interna che sta vivendo: crisi della fede da parte di tantissimi battezzati, crisi di santità, crisi di obbedienza, crisi soprattutto del sacerdozio. Questa situazione, purtroppo, mette in ombra i tantissimi vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli che vivono con gioia, dedizione e fedeltà la loro donazione al Signore e il loro servizio ai fratelli.
Insieme agli scandali sessuali e finanziari e alle lotte intestine, oggi, a ben guardare, in molti settori della Chiesa è presente anche una perdita della identità, della missione della Chiesa stessa che favorisce un “esodo silenzioso” di tanti. Una chiesa che insegue le mode del mondo e ne fa proprio il pensiero sarebbe - per usare un’espressione del Card. Danielou - soltanto un pallone sgonfiato da gettare nei rifiuti.
Alla luce di questa analisi, non è mia intenzione mettere al centro della nostra riflessione l’interrogativo che tanti oggi si pongono: “La Chiesa avrà ancora un posto nel mondo di domani?”, quanto piuttosto la domanda che il Papa san Paolo VI pose durante il Concilio Vaticano II: Chiesa che cosa dici di te stessa? In altre parole, è ancora possibile oggi ripetere le parole che proclamiamo durante la messa nella Professione di fede: Credo la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica?
Gesù nel Vangelo quando parla della Chiesa, da Lui fondata, si serve di immagini, quali ad esempio le nozze, lo sposo e la sposa, la vite…Utilizza l’immagine del “monte”, per indicarne la solidità; della luce per sottolineare la sua missione di guida nel bene; la definisce una “vergine” per indicarne l’integrità; la paragona a una donna sterile che partorisce sette volte per evidenziarne la prolificità…
Tante immagini perché la Chiesa - che alla sua origine ha Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo - porta con sé una dimensione di mistero che impedisce di ridurla a sola organizzazione umana, religiosa, culturale, caritativa e, quindi, di rinchiuderla in una definizione esaustiva. Al riguardo, però, è importante fare una precisazione. Quando l’uomo si incontra con la Parola di Dio viene messo di fronte ad una scelta e se si decide per Cristo questa decisione comporta anche una creazione culturale perché, come ogni altra scelta, anche il cristianesimo si vive attraverso un linguaggio, dei rapporti umani, un tipo di visione della società.
Le tante immagini se ci ricordano che la Chiesa è anche mistero e non solo istituzione ci aiutano però a comprendere la natura di questo mistero: è un mistero di amore, di innamoramento di Dio, mediante Cristo, nello Spirito santo, del mondo. E l’amore, noi lo sappiamo bene, non è un oggetto su cui investigare, ma è un’esperienza di vita. E’ impossibile, pertanto, dire qualcosa della vera natura della Chiesa e capirne la missione se non si partecipa della sua vita.
La Chiesa implica, dunque, la presenza simultanea di due realtà che sembrano escludersi a vicenda: Dio e l’uomo. La Chiesa non è solo un gruppo di persone radunate attorno a Cristo - magari convergenti verso un medesimo fine - ma non è neppure soltanto Cristo. La Chiesa è sempre Dio e l’uomo, l’uomo e Dio chiamati a vivere in comunione. Il tentativo di dividere Cristo dalla Chiesa nasce dal fatto che o non si conosce bene la persona del Salvatore oppure si difetta nella conoscenza della vera natura della Chiesa.
San Paolo parlando della Chiesa afferma: Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunchè di simile, ma santa e immacolata (Ef. 5.25-27).
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San Giovanni Crisostomo ci ha lasciato un vivace commento di questo testo. La Chiesa, egli afferma, è una prostituta che Cristo ha sposato e reso vergine. Precisa che mentre nella realtà biologica le nozze annullano la verginità, presso Dio, le nozze hanno ripristinato la verginità.
Ma chi è questa prostituta, con chi si identifica? E’ l’uomo il quale, creato a immagine e somiglianza di Dio, anziché amare il suo Creatore ha donato il suo cuore ad altri idoli. Dio, tuttavia non si rassegna alla rovina dell’uomo e brama rendere vergine la prostituta. Desidera, cioè, riportare l’uomo alla sua originale dignità e per realizzare questo progetto non si limita ad inviare un angelo o qualcuno dei suoi servi, ma scende in basso Lui stesso, viene lui stesso, l’innamorato. L’uomo – cioè la prostituta - che Dio trova è in condizioni pietose, irriconoscibile e annichilito nella sua dignità: è ubriaco, coperto di ferite, imbestialito, alienato, molestato dai demoni. San Giovanni Crisostomo con queste immagini intende descrive le conseguenze del peccato che non reca alcun danno al Signore, ma offende l’uomo perché deturpa la sua natura fatta a immagine di Dio. La offusca, così, brutalmente, da impedirle di lasciare trasparire la luce divina in lei.
A questo uomo divenuto irriconoscibile, con grande premura e amore Dio si avvicina e gli rivolge parole piene di speranza: Non preoccuparti sono medico. A chi accetta la Sua presenza il Signore lo raccoglie, lo lega a sé e gli dice: Ti pianto in me stesso, ti tengo io. (Homilia de capto Eutropio et de divitiarum vanitate, 6.11).
San Paolo nella lettera agli Efesini così descrive la condizione dell’uomo prima della venuta di Cristo: Eravamo per natura meritevoli d’ira…Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per la sua grazia siamo stati salvati (Ef 2.3b-5).
La grazia che ci salva ci viene offerta, oggi, dalla Chiesa, la quale è stata descritta dalla tradizione cristiana come una clinica spirituale, una casa di cura o un “grande, meraviglioso e spazioso albergo” (San Giovanni Crisostomo). La Chiesa non è un tribunale e non cerca neppure il potere o il prestigio: ha un solo e unico compito: terapeutico. Guarire, cioè, la nostra umanità decaduta a causa del peccato e dilatarla fino alle sue estreme possibilità per farla partecipe del DioUomo, il Cristo.
San Paolo per descriverci il legame Dio-uomo che si realizza nella Chiesa, tra le tante immagini privilegia quella del corpo: la Chiesa è il Corpo che ha Cristo come Capo. Per comprendere la ragione per la quale san Paolo privilegia questa immagine è necessario rifarsi alla sua esperienza. Saulo, mentre si reca a Damasco per catturare i cristiani, ha un’apparizione di Cristo risorto che gli dice: Saulo, Saulo perché mi perseguiti? (Atti 9.14). In realtà egli perseguitava dei cristiani, cioè delle persone concrete con un nome e un cognome, ma Cristo ha fatto sua la loro persecuzione. Infatti, alla domanda dell’Apostolo: Chi sei, o Signore? si sente rispondere: Io sono quel Gesù che tu perseguiti. Saulo perseguitando i discepoli di Gesù in realtà perseguitava Cristo stesso. Cristo risorto e glorioso per continuare la sua opera nel mondo ha necessità di un corpo e questo il corpo è la Chiesa, siamo noi.