Città del Vaticano , venerdì, 18. gennaio, 2019 9:00 (ACI Stampa).
Papa Benedetto XVI rinuncia al pontificato e il suo papato si chiude il 28 febbraio 2013. Il 13 marzo il conclave elegge Papa il Cardinale Arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, che assume il nome di Francesco.
E come accadde per Benedetto XVI, anche per Papa Francesco il primo viaggio apostolico internazionale coincide con la Giornata Mondiale della Gioventù che nel 2013 - dal 22 al 29 luglio - si svolge a Rio de Janeiro, in Brasile. Per l'esordio del nuovo Papa arrivano nel Paese sudamericano oltre tre milioni e mezzo di giovani, chiamati a confrontarsi sul tema "Andate e fate discepoli tutti i popoli!". "Anche oggi il Signore - disse il Papa durante la veglia con i giovani - continua ad avere bisogno di voi giovani per la sua Chiesa. Cari giovani, il Signore ha bisogno di voi! Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e ad essere missionari. Cari giovani, il Signore oggi vi chiama! Non al mucchio! A te, a te, a te, a ciascuno. Ascoltate nel cuore quello che vi dice. Non dimenticate: siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore. Alziamo lo sguardo verso la Madonna. Essa aiuta a seguire Gesù, ci dà l'esempio con il suo sì a Dio".
La seconda GMG di Papa Francesco si svolge in Polonia, a Cracovia, la terra di San Giovanni Paolo II. Siamo nel 2016 - dal 27 al 31 luglio - nel pieno del Giubileo straordinario della Misericordia. Quasi tre milioni di giovani raggiungono la città che vide Arcivescovo il Cardinale Karol Wojtyla. Il motto della GMG si inserisce perfettamente nel clima del Giubileo: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia". Ai giovani Francesco lancia un messaggio chiaro ed inequivocabile: "Non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. E’ molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà. Questo è il prezzo. E c’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati, ma mai liberi. No, questo no! Dobbiamo difendere la nostra libertà!".
E ora non resta che aspettare il Papa a Panama. E l'abbraccio dei giovani, sicuramente, non mancherà.