Città del Vaticano , mercoledì, 16. gennaio, 2019 9:45 (ACI Stampa).
“Abbà, Padre!” Su queste due parole si concentra la meditazione odierna di Papa Francesco durante l’Udienza Generale odierna in Aula Paolo VI. Per il Papa in queste parole “si condensa tutta la novità del Vangelo”.
“Dopo aver conosciuto Gesù e ascoltato la sua predicazione – commenta Papa Francesco - il cristiano non considera più Dio come un tiranno da temere, non ne ha più paura ma sente fiorire nel suo cuore la fiducia in Lui: può parlare con il Creatore chiamandolo Padre. L’espressione è talmente importante per i cristiani che spesso si è conservata intatta nella sua forma originaria: Abbà”.
Per Francesco queste parole aramaiche sono come la voce “registrata” di Gesù stesso.
"Per pregare bene bisogna avere il cuore di un bambino - dice Francesco a braccio - Come un bambino nelle braccia di suo Padre".
“Dire Abbà è qualcosa di molto più intimo e commovente che semplicemente chiamare Dio Padre – sottolinea Francesco - ecco perché qualcuno ha proposto di tradurre la parola originaria con Papà o Babbo. Infatti queste espressioni evocano affetto, calore, qualcosa che ci proietta nel contesto dell’età infantile: l’immagine di un bambino completamente avvolto dall’abbraccio di un padre che prova infinita tenerezza per lui”.