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Cristo dona gioia a chi crede in Lui. II Domenica del Tempo Ordinario

Le nozze di Cana |  | pubblico dominio Le nozze di Cana | | pubblico dominio

Il brano di Vangelo di questa domenica ci presenta il miracolo alle nozze di Cana. Gesù partecipa al banchetto di nozze perché l’invito è giunto a sua Madre. Il miracolo che Gesù compie a Cana è definito dall’evangelista Giovanni un “segno”, il primo di una lunga serie. Questo prodigio viene operato da Gesù pochi giorni dopo il suo battesimo e tre giorni dopo la chiamata dei primi discepoli, i quali, per ovvie ragioni, non conoscono ancora pienamente Gesù.

Vogliamo, dunque chiederci qual è il valore di un segno. Esso non ha significato in se stesso, ma indica qualcosa altro e ad esso conduce. I segni che Gesù compie nel corso del suo ministero pubblico hanno lo scopo di rivelare, di rendere chiara ai suoi discepoli e a noi la sua identità. Solo così potranno aderire a Lui e seguirlo.

Durante il banchetto accade l’imprevedibile: viene a mancare il vino! E sappiamo che Gesù, su sollecitazione della Madre, interviene miracolosamente cambiando l’acqua in vino buono e così gli sposi e i loro convitati possono continuare a gioire e a fare festa. E’ importante ricordare che nell’Antico Testamento la venuta del Messia era annunciata con immagini che richiamavano un banchetto dove il vino, sorgente di gioia ed ebbrezza, scorreva in abbondanza.

Poiché alle nozze Gesù offre vino buono in grande quantità e si prende cura degli sposi e degli invitati salvando la festa, il segno che Egli compie appare chiaro: con Lui è giunto lo Sposo tanto atteso e le nozze tra Dio e l’umanità si possono, finalmente, celebrare. Con il miracolo dell’acqua trasformata in vino Cristo rivela di essere venuto a portare festa, gioia e vita. E’ la gioia della comunione con Lui. E’ la gioia che viene donata a chi crede in Lui.

Come l’acqua anche le nostre vite senza Gesù sono insipide, vuote, a volte senza senso. Ebbene, egli è capace di trasformare in vino eccellente la vita di tutti i giorni: il nostro lavoro, le nostre fatiche, le nostre gioie, le nostre sofferenze; persino la nostra morte è diversa vicino a Cristo. Bere alla coppa di Gesù, bere il vino nuovo che è Lui, significa bere alla sorgente dell’amore.

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Dopo il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, Gesù compie altri sei segni: risana i malati in fase acuta; dà da mangiare ad una numerosa folla in un luogo dove non c’è pane; cammina sulle acque per raggiungere i suoi discepoli minacciati dal lago in tempesta; richiama in vita Lazzaro che era morto… Con il Signore la vita trionfa! I miracoli che compie, infatti, rivelano che la Sua presenza non solo rendono la nostra esistenza più ricca, più abbondante e più gioiosa, ma che Egli è anche il signore della morte. Con questi segni egli rivela che è il Figlio di Dio, e chi crede in Lui ha la vita nel suo Nome.

Alle nozze è presente anche la Madre di Gesù. Ai servi Ella dice: “Fate quello che vi dirà”. Sono le ultime parole della madre di Gesù nel quarto Vangelo e, in quanto tali, possiamo considerarle quasi il Suo testamento spirituale. Maria non ha un messaggio suo, ma rinvia sempre al suo divin Figlio, “l’unico mediatore tra Dio e gli uomini”, il Verbo fatto carne, la rivelazione definitiva di Dio agli uomini.

Accogliere con fede, amore e gratitudine la Parola di Gesù significa dare compimento al desiderio di salvezza, quindi di vita piena, che è presente nel cuore di ogni uomo. Il Signore si rende realmente presente nell’Eucarestia, accogliamolo e lasciamo che trasformi la nostra vita da acqua in vino eccellente.