Roma , giovedì, 17. gennaio, 2019 18:00 (ACI Stampa).
E’ stato il libro di Ester la guida per la riflessione della giornata del dialogo ebraico cristiano che si è celebrato oggi 17 gennaio alla vigila dell’apertura della Settimana di Preghiera per l’ Unità dei cristiani.
Quella del 2019 è la XXX Giornata e come dice il vescovo Ambrogio Spreafico Presidente Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo CEI è molto positivo “poter rilevare come in questi ultimi anni si sia andato rafforzando il comune impegno tra cattolici ed ebrei nel nostro paese”.
Molti gli incontri tra l’Ufficio CEI per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Roma, nelle persone del Rabbino Capo Riccardo Di Segni, della Presidente della Comunità Ruth Dureghello e della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche, Noemi Di Segni. L’idea di fondo è individuare un campo di collaborazione che possa “aiutare da parte cattolica la conoscenza dell’ebraismo come realtà vivente e non solo come memoria di fatti del passato; si è cercato di porre l’attenzione anche su alcuni documenti della Chiesa cattolica, che hanno certamente segnato profondamente la comprensione dell’ebraismo e la teologia della Chiesa stessa, ma che sono rimasti a volte ristretti a piccoli gruppi”.
Per la giornata è stato predisposto un sussidio con due note sul libro di Ester, una del Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e una di Don Dioniso Candido Responsabile dell’ apostolato biblico dell’ ufficio catechistico Nazionale CEI.
Rav Di Segni ricorda la storia di Ester come origine della festa di Purìm con la vicenda della Regina Ester che salva il suo popolo, Israele. Nella celebrazione ancora oggi obbligo di lettura del rotolo di Ester, la sera d’inizio e la mattina dopo; scambio di doni alimentari; offerte ai poveri; ricco pasto festivo, con obbligo specifico di indulgere nel vino e bambini che si mascherano. “La storia del Purìm rappresenta nelle vicende ebraiche millenarie il prototipo di un clichè drammatico, quello di un popolo disperso nel mondo, sottoposto al capriccio dei governi, che da un momento all’altro rischia di essere massacrato; il lieto fine della storia (raro nelle vicende reali) dà un po’ di speranza, e tutto questo spiega la radicalità del coinvolgimento e dell’identificazione popolare intorno a questo ricordo, in apparenza tutto allegro, in sostanza dolce-amaro”.