Roma , sabato, 12. gennaio, 2019 10:00 (ACI Stampa).
La prossima settima a Roma la prima riunione del Consiglio Permanente della Cei. I vescovi, dopo una introduzione del presidente, il card. Gualtiero Bassetti, si soffermeranno sugli Orientamenti pastorali del decennio che volge al termine e approveranno il Regolamento per il Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, costituito presso la CEI e nomineranno il suo Presidente e un coordinatore, a cui la Presidenza affiancherà una segreteria stabile.
Alla vigilia di questo incontro alcune Conferenze Episcopali Regionali si sono riuniti per discutere alcuni temi di particolare rilevanza nelle proprie regioni.
In Sicilia i presuli indicano una giornata di preghiera e di solidarietà per “aiutare la riparazione dei danni subiti” dal terremoto delle settimane scorse. I vescovi delle 18 diocesi dell’Isola, riuniti a Palermo sotto la presidenza di mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, hanno ascoltato le comunicazioni di don Giacomo Sgroi, Direttore dell’Ufficio Liturgico regionale, circa la necessità di adeguare i Propri Diocesani e l’avvio della revisione del Messale e Lezionario regionale con l’aggiunta dei nuovi beati e santi canonizzati dopo l’anno 2004. I vescovi hanno inoltre esaminato le proposte dell’Ufficio Liturgico regionale circa i criteri per il riconoscimento dei Santuari della regione. Regionali. Tra i temi anche la situazione dei giovani della regione sempre più precaria.
All’Assemblea dei vescovi della Lombardia, svoltasi presso il Santuario di Caravaggio, ha partecipato anche il presidente della Cei, il card. Bassetti. Durante i lavori i presuli hanno affrontato i nodi di questa stagione ecclesiale, sociale e politica così “stimolante, seppure carica di problemi”, scrivono nel comunicato finale. Tra questi si è posta attenzione al fenomeno migratorio, con l’insieme dei problemi che comporta. Non ultimo il recente Decreto Sicurezza, convertito in Legge il 1 dicembre 2018, che tende a “ridurre questa emergenza ad una semplice questione di ordine pubblico”. Per questo i vescovi lombardi, mentre invitano tutti i fedeli a “riflettere e a superare reazioni emotive, incoraggiano le Caritas diocesane a continuare in sintonia con la CEI e il magistero di Papa Francesco. Nello stesso tempo invitano a voler sostenere con generosità quegli interventi di integrazione già in atto, tesi alla promozione della giustizia e della dignità di ogni persona”. E, a fronte di una situazione sociale “incerta e frammentata”, dove – scrivono - è “più facile coltivare solitudine e angoscia”, i Vescovi invitano i fedeli ad essere “testimoni di speranza, capaci di segnare questo nostro tempo con significative scelte di profezia evangelica”.
Nel Triveneto al centro dell’incontro dei presuli della regione ecclesiastica il tema “Chiesa e comunicazione per abitare il mondo dei media ‘da testimoni’”. Tra gli interventi quello di Adriano Fabris, docente di Filosofia morale all'Università di Pisa, che ha sottolineato la necessità di saper utilizzare in maniera giusta e con competenza, da veri “testimoni” e non da “testimonial”, tutti gli strumenti della comunicazione perché “non sono mai solo dei mezzi; incidono e cambiano la mentalità, il modo di pensare e di vivere. Hanno un impatto fondamentale sulle persone ed aprono ambienti di interazione nei quali dobbiamo esserci per comunicare altro e rimandare alla trascendenza”. Alla due giorni sono intervenuti anche don Marco Rondonotti, sacerdote della diocesi di Novara e ricercatore del Cremit dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Vincenzo Grienti, giornalista dell'Ufficio della Cei per le comunicazioni sociali e Gigio Rancilio, giornalista, responsabile social e web del quotidiano “Avvenire”. Nel trarre alcune conclusioni sui lavori della “due giorni”, Piergiorgio Franceschini (responsabile della Commissione triveneta della comunicazioni sociali e che, con l'Arcivescovo emerito di Trento mons. Luigi Bressan, ha coordinato l'intero incontro) ha infine rilevato il valore “dello stare nei media e nei social da testimoni - lo stile è sostanza - che hanno qualcosa e Qualcuno di importante a cui rimandare. Diamo peso alle storie, tornando continuamente al vissuto, ai desideri e alle esigenze della nostra gente. Accettiamo la sfida di voler essere significativi e riconosciamo l'urgenza di avere, nelle nostre Diocesi, progetti comunicativi ed editoriali che rispondano alle attese e ai bisogni delle persone”. “Dobbiamo – ha detto il Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale del Triveneto, mons. Francesco Moraglia - abitare il mondo dei media e dei social con libertà, consapevoli anche dei nostri limiti. Non sono un assoluto, ma non possiamo ignorarli, non conoscerli o snobbarli”. Per questo è importante che la Chiesa “si doti delle competenze necessarie facendo entrare di più questa materia e questo ambito nel nostro modo di essere cristiani oggi, a cominciare dai Seminari e dagli Istituti di Scienze religiose. Ma sappiamo bene che, alla fine, non basta essere solo competenti; bisogna essere anche uomini e donne di Chiesa ed è necessario riuscire a padroneggiare tali mezzi e strumenti da uomini e donne di Chiesa, con libertà e fiducia”.