Roma , sabato, 5. gennaio, 2019 10:00 (ACI Stampa).
E’ stato un anno intenso – il 2018 - per molte diocesi italiane che hanno avuto la gioia di ricevere la visita di Papa Francesco. Il Papa lo ha fatto scegliendo soprattutto figure esemplari e significative della storia della Chiesa italiana: Padre Pio, don Tonino Bello, don Zeno Saltini, Chiara Lubich, don Pino Puglisi.
Questo itinerario è partito sabato 17 marzo con la visita nei luoghi di Padre Pio: Pietrelcina, nella diocesi di Benevento dove è nato e San Giovanni Rotondo nella diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, nel cinquantesimo anniversario della morte del santo, il primo sacerdote stigmatizzato della storia.
E la visita del pontefice è iniziata proprio dal luogo dove, nel 1910, il frate cappuccino, a circa un mese dalla sua ordinazione sacerdotale, ebbe le prime stimmate: quelle considerate invisibili. Questo avvenne in località “Piana Romana” a pochi chilometri dal centro abitato, sotto un olmo nel terreno di proprietà della famiglia. Qui il papa, accolto dall’arcivescovo di Benevento mons. Felice Accrocca, ha sostato in preghiera nel luogo in cui padre Pio ha ricevuto le stimmate e rivolgensosi ai fedeli li ha invitati a non litigare: “per favore in questo paese vivete in pace”. “Un paese che litiga, per il Papa è “come un bambino che piange se lo togli dalla culla perché inizia pian piano a camminare. Ma se resta nella culla non imparerà a camminare”. A San Giovanni Rotondo è stato accolto dall’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro ed ha visitato l'ospedale voluto dal frate “Casa sollievo della sofferenza”, salutato gli ammalati dal piazzale, ha visitato i bambini ricoverati del reparto di Oncologia pediatrica ed ha raggiunto il santuario di Santa Maria delle Grazie dove ha incontrato la comunità religiosa dei Cappuccini e ha sostato in preghiera davanti al corpo di San Pio, e al crocefisso delle stimmate. Nella messa ha evidenziato come “la vita cristiana non è un mi piace ma un mi dono”.
Ad aprile, il 20, di nuovo in Puglia sui luoghi di mons. Tonino Bello, già vescovo di Molfetta, a 25 anni dalla sua morte. Qui ha visitato Alessano, luogo di nascita del presule nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca accolto dal vescovo, mons. Vito Angiuli. Dopo la sosta in privato sulla tomba di don Tonino Bello, il Papa ha salutato i suoi familiari e, sul piazzale antistante al cimitero, ha incontrato i fedeli ai quali ha detto che “questo credente con i piedi per terra e gli occhi al Cielo, e soprattutto con un cuore che collegava Cielo e terra, ha coniato, tra le tante, una parola originale, che tramanda a ciascuno di noi una grande missione”. Gli piaceva – ha aggiunto, dire che “noi cristiani ‘dobbiamo essere dei contemplattivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione’, della gente che non separa mai preghiera e azione”. A Molfetta il pontefice è stato accolto dal vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, mons. Domenico Cornacchia. Durante la celebrazione eucaristica al porto ha sottolineato che “non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere”, dedicando la sua omelia a “due elementi centrali per la vita cristiana: il Pane e la Parola”: “Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose”.
A maggio, il 10, visita in terra toscana sui luoghi di don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia, nella diocesi di Grosseto, e di Chiara Lubich fondatrice dei Focolari a Loppiano, in diocesi di Fiesole. Al suo arrivo a Nomadelfia il papa è stato accolto da mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto. Ha quindi raggiunto il cimitero dove si è raccolto in preghiera e ha deposto una pietra. Ha visitato la casa centrale e la Cappellina all’interno della quale ha affidato a due famiglie due figli accolti con la formula in uso nella comunità. “Nomadelfia è una realtà profetica che si propone di realizzare una nuova civiltà, attuando il Vangelo come forma di vita buona e bella”, ha detto il pontefice che ha ricordato come “la Legge della fraternità, che caratterizza la vostra vita, è stato il sogno e l’obiettivo di tutta l’esistenza di don Zeno, che desiderava una comunità di vita ispirata al modello delineato negli Atti degli Apostoli”.