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Dalle diocesi: le visite in Italia di Papa Francesco del 2018, da Padre Pio a Puglisi

Papa Francesco nella cella di Padre Pio  |  | Vatican Media Papa Francesco nella cella di Padre Pio | | Vatican Media

E’ stato un anno intenso – il 2018 - per molte diocesi italiane che hanno avuto la gioia di ricevere la visita di Papa Francesco. Il Papa lo ha fatto  scegliendo soprattutto figure esemplari e significative della storia della Chiesa italiana: Padre Pio, don Tonino Bello,  don Zeno Saltini, Chiara Lubich, don Pino Puglisi.

Questo itinerario è partito sabato 17 marzo con la visita nei luoghi di Padre Pio: Pietrelcina, nella diocesi di Benevento dove è nato  e San Giovanni Rotondo  nella diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, nel cinquantesimo anniversario della morte del santo, il primo sacerdote stigmatizzato della storia.

E la visita del pontefice è iniziata proprio dal luogo dove, nel 1910, il frate cappuccino, a circa un mese dalla sua ordinazione sacerdotale, ebbe le prime stimmate: quelle considerate invisibili. Questo avvenne in località “Piana Romana” a pochi chilometri dal centro abitato, sotto un olmo nel terreno di proprietà della famiglia. Qui il papa, accolto dall’arcivescovo di Benevento mons. Felice Accrocca, ha sostato in preghiera nel luogo in cui padre Pio ha ricevuto le stimmate e rivolgensosi ai fedeli li ha invitati a non litigare: “per favore in questo paese vivete in pace”. “Un paese che litiga, per il Papa è “come un bambino che piange se lo togli dalla culla perché inizia pian piano a camminare. Ma se resta nella culla non imparerà a camminare”. A San Giovanni Rotondo è stato accolto dall’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro ed ha visitato l'ospedale voluto dal frate  Casa sollievo della sofferenza”,  salutato gli ammalati dal piazzale, ha visitato i bambini ricoverati del reparto di Oncologia pediatrica ed ha raggiunto il santuario di Santa Maria delle Grazie dove ha incontrato la comunità religiosa dei Cappuccini e ha sostato in preghiera davanti al corpo di San Pio, e al crocefisso delle stimmate. Nella messa ha evidenziato come “la vita cristiana non è un mi piace ma un mi dono”.

Ad aprile, il 20, di nuovo in Puglia sui luoghi di mons. Tonino Bello, già vescovo di Molfetta, a 25 anni dalla sua morte. Qui ha visitato Alessano, luogo di nascita del presule nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca accolto dal vescovo, mons. Vito Angiuli. Dopo la sosta in privato sulla tomba di don Tonino Bello, il Papa ha salutato i suoi familiari e, sul piazzale antistante al cimitero, ha incontrato i fedeli ai quali ha  detto che “questo credente con i piedi per terra e gli occhi al Cielo, e soprattutto con un cuore che collegava Cielo e terra, ha coniato, tra le tante, una parola originale, che tramanda a ciascuno di noi una grande missione”. Gli piaceva – ha aggiunto, dire che “noi cristiani ‘dobbiamo essere dei contemplattivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione’, della gente che non separa mai preghiera e azione”. A Molfetta il pontefice è stato accolto dal vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, mons. Domenico Cornacchia. Durante la celebrazione eucaristica al porto ha sottolineato che  “non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere”, dedicando la sua omelia a “due elementi centrali per la vita cristiana: il Pane e la Parola”: “Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose”.

A maggio, il 10, visita in terra toscana sui luoghi di don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia, nella diocesi di Grosseto, e di Chiara Lubich fondatrice dei Focolari a Loppiano, in diocesi di Fiesole. Al suo arrivo a Nomadelfia il papa è stato  accolto da mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto. Ha quindi  raggiunto il cimitero dove si è raccolto in preghiera e ha deposto una pietra. Ha visitato la casa centrale e la Cappellina all’interno della quale ha affidato a due famiglie due figli accolti con la formula in uso nella comunità. “Nomadelfia è una realtà profetica che si propone di realizzare una nuova civiltà, attuando il Vangelo come forma di vita buona e bella”, ha detto il pontefice che ha ricordato come “la Legge della fraternità, che caratterizza la vostra vita, è stato il sogno e l’obiettivo di tutta l’esistenza di don Zeno, che desiderava una comunità di vita ispirata al modello delineato negli Atti degli Apostoli”.

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A Loppiano Papa Francesco è stato accolto tra gli altri dall'arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, dal vescovo di Fiesole, mons. Mario Meini e da Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Qui – ha detto il Papa – “tutti si sentono a casa!”: “Sono molto contento di trovarmi oggi in mezzo a voi qui a Loppiano, questa piccola ‘città’, nota nel mondo perché è nata dal Vangelo e del Vangelo vuole nutrirsi. E per questo è riconosciuta come propria città di elezione e di ispirazione da tanti che sono discepoli di Gesù, anche da fratelli e sorelle di altre religioni e convinzioni. “Ho voluto venire a visitarla anche perché, come sottolineava colei che ne è stata l’ispiratrice, la serva di Dio Chiara Lubich, vuole essere un’illustrazione della missione della Chiesa oggi, così come l’ha tracciata il Concilio Ecumenico Vaticano II”.

Il 15 settembre infine, la visita a Piazza Armerina e a Palermo a 25 anni dall’uccisione di don Pino Puglisi, il cui martirio in odio alla fede è stato riconosciuto dalla Chiesa, proclamandolo beato.  Il papa, a Piazza Armeria, prima tapa del suo viaggio in Sicilia accolto dal vescovo di Piazza Armerina, mons. Rosario Gisana, ha invitato a dedicare attenzione ai giovani e ai loro problemi”. Rivolgendosi direttamente ai giovani “che colorano di speranza e di allegria l’assemblea”, li ha incoraggiati ad essere “gioiosi artefici del vostro destino”. “Guardare sempre avanti, senza dimenticare le radici”, l’invito el pontefice: “Fidatevi anche della Chiesa, chiamata a intercettare i vostri bisogni di autenticità e ad offrirvi un ambiente alternativo a quello che vi affatica ogni giorno, dove poter ritrovare il gusto della preghiera, dell’unione con Dio, del silenzio che porta il cuore verso le profondità del vostro essere e della sanità”. A Palermo, accolto dall’arcivescovo mons. Corrado Lorefice, durante la messa ha pronunciato parole molto forti contro la mafia sulla scia di quanto aveva già fatto a Cassano allo Ionio nel 2014: “Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione. Abbiamo bisogno di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Se la litania mafiosa è: Tu non sai chi sono io, quella cristiana è: Io ho bisogno di te”.

Tra le visite in Italia, oltre  a quelle nella diocesi di Roma, segnaliamo anche quella a Bari  il 7 luglio per l’incontro con i capi delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente. Ad accogliere il pontefice l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci.