Santa Sede e Sud Sudan hanno relazioni diplomatiche dal 2013, e da allora il nunzio in Sud Sudan ha avuto sede presso la nunziatura di Nairobi, in Kenya. L’ultimo nunzio in Kenya – che ha anche responsabilità di osservatore presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite a Nairobi – è stato l’arcivescovo Charles Daniel Balvo, statunitense, che dal 21 settembre è stato nominato nunzio in Repubblica Ceca. Da allora, ancora non è stato designato il successore, ed è probabilmente proprio perché si devono scegliere due nunzi: uno per il Kenya e uno per il Sud Sudan.
Il primo passo per lo stabilimento di una nunziatura nel Paese devastato da una guerra civile sin dall’ottenimento dell’indipendenza è stato fatto a giugno, quando Papa Francesco ha dato il suo consenso alla nomina di monsignor Marco Kedima, della diocesi di Kalamega in Kenya, come consigliere della nunziatura apostolica del Sud Sudan.
Dopo la nomina di monsignor Cristophe el-Kassis come nunzio in Pakistan il 24 novembre 2018, e quella dell’arcivescovo Dagoberto Campos come nunzio apostolico in Liberia, Gambia e Sierra Leone, sono rimaste otto le nunziature che ancora mancano di un titolare. Sono vacanti, come detto, le rappresentanze pontificie di Kenya e Sud Sudan, e restano senza un “ambasciatore del Papa” anche le sedi di Uganda, Nuova Zelanda e Pacifico, Guinea e Mali e Zambia e Malawi, quella del Mozambico (l’ultimo nunzio, l’arcivescovo Pena Parra, è stato nominato sostituto della Segreteria di Stato vaticana), nonché la nunziatura in Austria, dopo che l’arcivescovo Peter Zurbriggen è andato in pensione.
Il Vietnam sarà il 184esimo Stato con pieni rapporti diplomatici con la Santa Sede
Il settimo incontro del gruppo di lavoro Vietnam – Santa Sede si è tenuto lo scorso 19 dicembre, e si è concluso con l’impegno per la Santa Sede a stabilire un rappresentante permanente ad Hanoi. Fino ad ora, c’è un rappresentante non residente, che è l’arcivescovo Marek Zalewski, nunzio apostolico a Singapore.
La nomina di un rappresentante permanente ad Hanoi farebbe del Vietnam il 184esimo Stato con piene relazioni diplomatiche con la Santa Sede. L’ultimo ad aggiungersi alla lista è stato il Myanmar nel maggio 2017, e l’apertura dei canali diplomatici ha anche permesso il viaggio di Papa Francesco nel Paese.
Al momento, sono 13 i Paesi che non hanno relazioni diplomatiche con la Santa Sede.
In otto di queste nazioni non c’è alcun inviato vaticano: Afghanistan, Arabia Saudita, Bhutan, Cina, Corea del Nord, Maldive, Oman e Tuvalu. Ci sono invece delegati apostolici in quattro Paesi: Comore e Somalia in Africa, Brunei e Laos in Asia, così come in Vietnam, che però presto dovrebbe lasciare questa lista.
Uno degli obiettivi della diplomazia pontificia resta comunque il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con la Cina. La nunziatura di Cina è a Taipei, in Taiwan, dove però dal 1979 non risiede più un nunzio, ma un incaricato d’affari da interim. C’è una missione diplomatica vaticana che risiede nella “missione di studio” ad Hong Kong, sebbene collegata formalmente alla missione della Santa Sede nelle Filippine. Nel 2016, l’Annuario pontificio recava per la prima volta, in nota, indirizzo e numero di telefono di questa missione ad Hong Kong.
L’accordo con la Cina è però solo sulla nomina dei vescovi, e l’eventuale apertura di una nunziatura a Pechino porterebbe inevitabilmente alla rottura dei rapporti con Taiwan, che Pechino considera una provincia ribelle.
Per ora, i segnali lanciati dalla Santa Sede nei confronti di Taiwan sono rassicuranti, e non si mostra alcuna intenzione di rompere i rapporti con l’isola. Taiwan ha risposto facendo pervenire più volte al Papa un invito a visitare il paese.
I concordati e gli accordi
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Sono iniziati lo scorso 7 marzo i lavori per definire un concordato tra la Santa Sede e l’Angola. In quel giorno, Joao Lourenceo, capo dello Stato dell’Angola, ha stabilito una commissione interministeriale per tenere i negoziati dell’accordo quadro. Il 6 maggio, l’arcivescovo Dom Peter Rajic, nunzio apostolico a Luanda, ha confermato i lavori per l’accordo, e ha sottolineato che l’accordo punterà a riconoscere le personalità legale della Chiesa Cattolica nella nazione, così come la proprietà e la gestione di vari edifici legati alla Chiesa, incluse scuole ed ospedali. L’accordo andrà anche a toccare i temi della libertà religiosa e della libertà di espressione. I negoziati per un possibile concordato erano rimasti sospesi dal 2015. Attualmente, la Santa Sede ha 214 tra concordati e accordi con 74 nazioni diverse. Di questi, 154 accordi sono stati stipulati con 24 nazioni europee. Si parla anche di altri possibili accordi in vista: quello con il Burkina Faso, ma anche uno con l’Iraq, oggetto di particolare interesse della diplomazia pontificia nell’ultimo mese: il presidente è stato in visita da Papa Francesco il 24 novembre, e il Cardinale Pietro Parolin lo ha incontrato durante il suo viaggio di Natale in Iraq.
Il lavoro alle Nazioni Unite di New York: un bilancio
Sono stati 100 gli interventi della Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York. L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede, ha preso la parola per 85 volte; l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per le relazioni con gli Stati, ha preso la parola 10 volte come capo delle delegazione della Santa Sede per la settimana di Alto Livello della 73sima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; il Cardinale Pietro Parolin ha parlato cinque volte: quattro interventi come capo della delegazione della Santa Sede alla Conferenza Intergovernativa per adottare un accordo globale sulle migrazioni che si è tenuto a Marrakech il 10 e l’11 dicembre, e un intervento come capo della delegazione della Santa Sede alla COP24, il 24esimo incontro tra le parti sul cambiamento climatico che si è tenuto a Katowice, in Polonia.
Durante l’anno, sono state moltissime le attività nei cosiddetti “side events”, gli eventi laterlai che permettono alla Santa Sede di porre all’attenzione delle delegazioni una serie di temi. Tra questi, il 19 marzo la missione della Santa Sede ha durante la commissione sullo Status delle Donne, sponsorizzato l’evento “Al fianco delle donne in Africa” e un evento su “I ragazzi e le ragazze con la sindrome di Down stanno venendo lasciati indietro?”, eventi che mostravano un approccio positivo per superare il tema dei diritti alla salute sessuale riproduttiva, frase che nasconde un diritto all’aborto promosso spesso anche per evitare la nascita di bambini con la Sindrome di Down.
Il 21 febbraio, la Missione Permanente della Santa Sede, insieme alla International Catholic Migration Commssion, Caritas Internationalis, il Centro per gli Studi sulle Migrazioni e la Conferenza Episcopale USA, ha ospitato un evento su “Porre fine alla Detenzione di bambini migranti e rifugiati”, con l’obiettivo di fornire alternative alla detenzione e mostrare buone pratiche per farlo”.
Il 22 maggio, la Santa Sede ha sponsorizzato un evento su “Eradicare il traffico di esseri umani”, mentre il 17 settembre, nella settimana di inaugurazione dell’Assemblea Generale, c’è stato per la 32esima volta il Servizio di Preghiera Annuale nella Chiesa della Santa Famiglia, la “parrocchia” delle Nazioni Unite. Quest’anno, la meditazione è stata tenuta dall’arcivescovo Luis Castro Quiroga, di Tunja, che ha parlato dei passi concreti per la pace come presidente della Conferenza Episcopale di Colombia durante l’accordo per la pace.