Città del Vaticano , mercoledì, 15. luglio, 2015 9:30 (ACI Stampa).
“Io non capisco bene com’è la cosa, ma certamente sarebbe semplice dire: la colpa è soltanto di questa parte. I governanti greci che hanno portato avanti questa situazione di debito internazionale, hanno anche una responsabilità. Col nuovo governo greco si è andati verso una revisione un po’ giusta. Io mi auguro che trovino una strada per risolvere il problema greco e anche una strada di sorveglianza per non ricadere in altri Paesi nello stesso problema; e che questo ci aiuti ad andare avanti, perché quella strada del prestito e dei debiti alla fine non finisce mai. Mi hanno detto, un anno fa più o meno, ma non so, questa è una cosa che ho sentito, che c’era un progetto nelle Nazioni Unite per il quale un Paese può dichiararsi in bancarotta - che non è lo stesso che il default - ma è un progetto che ho sentito e non so come è andata, se era vero o no. Se un’impresa può fare una dichiarazione di bancarotta, perché un Paese non può farla e così si va all’aiuto degli altri? Questi erano i fondamenti di questi progetto, ma di questo non posso dire niente di più”.
Sulla questione greca – di ritorno dal Sudamerica – Papa Francesco è cauto. Ammette di non conoscere a fondo la situazione e per questo si mostra saggiamente prudente. Tuttavia nelle parole che il Pontefice pronuncia si leggono due architravi del suo pensiero circa vicende del genere: solidarietà e responsabilità.
I governi greci hanno avuto le loro colpe – spiega Francesco – e tuttavia occorre “una strada di sorveglianza per non ricadere in altri Paesi nello stesso problema; e che questo ci aiuti ad andare avanti, perché quella strada del prestito e dei debiti alla fine non finisce mai”. Responsabilità e solidarietà, dunque. Due caratteristiche che nella vicenda ellenica sono mancate e sembrano ancora mancare, nonostante a Bruxelles ed Atene si continui a discutere.
Il concetto di solidarietà è molto caro al Pontefice. Nel messaggio per l’apertura di Expo aveva chiesto uno sforzo per “globalizzare la solidarietà”. La solidarietà non è una parola, ma è opera. Solidarietà è per Papa Francesco “lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, la terra e la casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. E’ far fronte agli effetti distruttori dell’impero del denaro”, quello che ha pi volte – anche in Sudamerica – definito lo “sterco del demonio”.
Il tema della solidarietà, più volte affrontato da Papa Bergoglio, è stato ripreso anche dai suoi predecessori. Ma si è trattato di appelli a cui i governi si sono dimostrati sordi. “ Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave”, scriveva profeticamente Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate.