C’è da dire che le radici del lavoro dell’IDEO stanno nella vocazione stessa dell’Ordine Domenicano. Fondato nel XIII, l’Ordine dei Predicatori si è interessato da subito al Medio Oriente, e molto presto ci furono conventi domenicani a Costantinopoli, a Tunisi, a Baghdad e a Mosul. Furono i domenicani che portarono Aristotele in Occidente, lo fecero attraverso le traduzioni di Aristotele effettuate da studiosi arabi, Averroè e Avicenna, che furono commentati da Sant’Alberto Magno e dal più grande dei suoi discepoli, San Tommaso d’Aquino.
Era solo questione di tempo che i domenicani arrivassero al Cairo. Il primo convento dell’Ordine dei Predicatori nella capitale egiziana è stato stabilito nel 1928, fondato da padre Jaussen (1871 – 1962) con l’intenzione di farne una sorta di filiale della Scuola Biblica di Gerusalemme, con l’obiettivo di studiare l’Archeologia egiziana e come questa fosse in connessione con la Bibbia.
Il sogno di padre Jaussen non fu realizzato. Tuttavia, i domenicani compresero che lo studio dell’Islam era cruciale per il futuro e lo fecero nel periodo post-Prima Guerra Mondiale, quando la caduta degli imperi e i conseguenti nuovi nazionalismi, nonché la spartizione coloniale del Medio Oriente a discapito delle popolazioni arabe che vi erano insediate da tempo, resero necessario comprendere quello che sarebbe successo. Nel 1937, i domenicani presero la decisine di dedicarsi allo studio dell’Islam, e il Cairo fu per loro il posto ideale dove cominciare.
La scelta ebbe la benedizione della Santa Sede. I domenicani Georges Anawati, Jacuqes Jomier e Serge de Beaurecueil, padri fondatori, ricevettero una lettera dal Vaticano in cui si chiedeva di prendere sul serio lo studio dell’Islam, e perché non si perseguisse lo scopo di perseguire i musulmani, ma perché la religione di Muhammad fosse conosciuta e apprezzata nella sua dimensione spirituale e religiosa.
Se nel 1937 fu presa la decisione, fu solo nel 1953 che si poté dare vita all’IDEO.
Ma chi erano questi tre padri fondatori? Padre Georges Chehata Anwati, classe 1905, si unì all’Ordine dei Predicatori nel 1934. Era specialista di fama mondiale della filosofia araba medievale, e con i suoi lavori andò a colmare il divario tra patrimonio greco e pensiero medievale. Fu tra coloro che, durante il Concilio Vaticano II, diedero la spinta decisiva al dialogo con l’Islam. Un apporto che si ritrovò anche nella Nostra Aeatate.
Fu lui a penare l’IDEO, insieme ai suoi collaboratori, Jacques Jomier (1914 – 2008) e Serge de Beaurucueli (1917 – 2005), entrambi seguagi dell’orientalista francese Louis Massignon. Tra le varie cose, il primo ha pubblicato un classico di introduzione alla storia dell’Islam, “To know Islam”, mentre il secondo, dopo aver partecipato alla fondazione dell’IDEO, fu l’unico prete cristiano ad insegnare all’università di Kabul, in Afghanistan, dove gli fu affidata nel 1963 un cattedra di storia del misticismo musulmano.
Oggi, dopo il viaggio di Papa Francesco in Egitto, e in vista dei prossimi viaggi del Papa negli Emirati Arabi Uniti e in Marocco, il lavoro dell’IDEO appare quanto mai cruciale nella comprensione dell’Islam. Un lavoro culturale, ma particolarmente prezioso, di cui è necessario ora vedere i frutti.
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