Niamey , giovedì, 20. dicembre, 2018 11:00 (ACI Stampa).
Questo sarà un Natale senza padre Pierluigi Maccalli per la piccola comunità della missione di Bamoanga, a circa 125 chilometri dalla capitale Niamey. Sono passati ormai più di tre mesi da quando il 17 settembre, il missionario italiano è stato rapito, presumibilmente da jihadisti di etnia fulani.
"Purtroppo non ci sono ancora novità", dichiara a ad Aiuto alla Chiesa che Soffre padre Mauro Armanino, confratello di padre Maccalli. Intanto la missione del sacerdote cremonese è stata momentaneamente chiusa, assieme ad altre nella porzione del Niger al confine con il Burkina Faso.
"I 'bianchi' sono dovuti andar via dall’area, per motivi di sicurezza", spiega padre Armanino. La situazione nell’area è gravemente peggiorata in questa regione in cui è stata rilevata la presenza di fondamentalisti di etnia peul (nome locale con il quale vengono identificati i fulani).
Ma nonostante le difficoltà la piccola comunità cristiana locale non è stata abbandonata, e padre Armanino ricorda che "Vi sono dei sacerdoti africani che assicurano la cura pastorale e che visitano spesso le altre comunità e che risiedono nella parrocchia principale di Makalondi".
Lì si trova anche padre John Dass, il sacerdote indiano presente al momento del rapimento.