Il progetto Rondine alle Nazioni Unite
Dopo aver incontrato il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, e aver presentato il loro progetto di convivenza tra persone delle nazioni in conflitto a Papa Francesco, il progetto Rondine Città della Pace è approdato alle Nazioni Unite per il 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e sono stati protagonisti dell’evento su “Leader di Pace: l’appello dei giovani di Rondine per i diritti umani”.
L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, era a Katowice, ma ha inviato un intervento letto da monsignor Tomasz Grysa, della missione della Santa Sede. Nel suo intervento, l’arcivescovo Auza ha sottolineato che il progetto Rondine ha portato avanti il riconoscimento della dignità inerente di ogni essere umano con il suo progetto, che ha l’obiettivo di aiutare i giovani che provengono da situazioni di conflitto. Al cuore del metodo Rondine, ha detto, c’è l’idea di trasformare “nemici disumanizzati in fratelli degni”.
La Santa Sede a New York: cosa fanno le organizzazioni di ispirazione religiosa?
Sempre nell’ambito delle celebrazioni per il 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, c’è stato un evento alle Nazioni Unite su “Diritti Umani e Trasformazione dei Conflitti: il ruolo delle Organizzazioni Religiose”. L’evento si è tenuto al Church Center. Anche in questo caso, il discorso dell’arcivescovo Auza è stato letto, questa volta da padre David Charters.
L’arcivescovo Auza ha spiegato i molti modi in cui le persone e le agenzie di ispirazione religiose lavorano per la pace, e ne ha specificati dodici: l’inculcare il rispetto della dignità di ogni persona come amata da Dio; lo sviluppo di una cultura dell’incontro, della solidarietà e della fraternità; l’apertura e la gestione di scuole che sono la testa e il cuore del pensiero critico; il predicare il perdono la riconciliazione; l’uso della preghiera come arma al posto delle armi di violenza; il vivere la Regola d’Oro; la condanna categorica del male; la formazione di costruttori di pace; la focalizzazione sullo sradicamento dei propri peccati; la promozione dello sviluppo umano integrale; il vivere criteri etici per intervenire; il dialogo interreligioso. Anche in questo caso, ha lodato il metodo di Rondine – Città della Pace.
Papa Francesco incontra il ministro indonesiano della pesca
La Santa Sede è in prima linea nel difendere i diritti dei pescatori e i lavoratori nel settore della pesca, soggetti spesso a vera e propria schiavitù, specialmente in Asia. L’impegno della Santa Sede è stato ribadito anche dall’arcivescovo Piero Pioppo, nunzio apostolico in Indonesia, alla conferenza Our Ocean di Bali. In quell’occasione, ha invitato in Vaticano Susi Pudjiastuti, ministro degli affari marittimi indonesiano noto per il “pugno di ferro” contro la pesca illegale.
L’incontro è avvenuto lo scorso 12 dicembre, nell’ambito dei baciamano al termine dell’udienza generale. La politica del ministro è quella di affondare centinaia di pescherecci, locali o stranieri, che pescano illegalmente nelle acque indonesiane. Da quando Pudjiastuti ha preso l’incarico, a ottobre 2014, sono state affondate almeno 448 navi, e nel solo agosto 2018 sono state distrutte 125 navi straniere in 11 località in Indonesia.
Secondo il ministro, Papa Francesco ha chiesto al ministro di continuare nel suo lavoro. Dopo l’incontro con il Papa, il ministro ha incontrato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati. I colloqui sono durati 30 minuti, e si sono concentrati sugli sforzi per combattere la pesca illegale e la schiavitù nell’industria della pesca.
Il “ministro degli Esteri” vaticano si incontra con i ministri degli Esteri di Mongolia e Armenia
La scorsa settimana, come ogni anno, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati ha preso parte all’Incontro Ministeriale dell’OSCE, che si è tenuto il 6 e 7 dicembre a Milano. Nell’occasione, ha svolto anche due incontri bilaterali.
Il 6 dicembre, l’arcivescovo Gallagher ha incontrato D. Davaasuren, Segretario di Stato del ministero degli Affari Esteri di Mongolia. Davaasuren ha espresso interesse a co-organizzare una mostra di documenti storici con l’obiettivo di sviluppare la cooperazione bilaterale nella cultura e l’educazione, e ha invitato un rappresentante vaticano alla “Conferenza Buddhista Asiatica per la pace”, che si terrà il prossimo giugno da Ulan Bator. L’arcivescovo Gallagher ha espresso soddisfazione per le relazioni di cooperazione che si stanno sviluppando tra le due nazioni. Mongolia e Santa Sede hanno stabilito legami diplomatici il 4 aprile nel 1992.
Il 7 dicembre, c’è stato un incontro bilaterale tra l’arcivescovo Gallagher e Zohrab Mnatsakanyan, ministro degli Affari Esteri ad interim di Armenia. Secondo una nota del ministero degli Affari esteri armeno, Santa Sede e Armenia hanno concordato nel prendere misure concrete per rinforzare ulteriormente il dialogo politico e arricchire le relazioni bilaterali. Il ministro Mnatsakanyan ha sottolineato la necessità di lavorare per prevenire i crimini contro l’umanità. I due interlocutori hanno anche parlato delle sfide attuali affrontate della minoranze etniche e religiose del Medio Oriente, e sugli sforzi della comunità internazionale per proteggerli.
Armenia e Santa Sede hanno relazioni diplomatiche dal 1992. Nel 2016, Papa Francesco è stato in visita nel Paese. Da allora, i rapporti bilaterali si sono accompagnati ad ottime relazioni anche sul piano religioso. Da quest’anno, c’è un rappresentante della Chiesa Apostolica Armena presso la Santa Sede, l’arcivescovo Khajag Barsamian.
L’ambasciatore delle Bahamas dall’arcivescovo Gallagher
Il 13 dicembre, hanno presentato le lettere credenziali gli ambasciatori di Svizzera, Malta, Bahamas, Capo Verde, Estonia, Islanda, Turkmenistan, Grenada, Qatar e Gambia. Sono tutti ambasciatori non residenti. Il ministero degli Esteri di Bahamas ha reso noto che il 10 dicembre, l’ambasciatore Basil W. Barnett ha anche avuto un incontro con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher in Vaticano.
Il nunzio in Liberia presenta le sue lettere credenziali
L’arcivescovo Dagoberto Campos Salas, nominato il 28 luglio nunzio in Liberia, ha presentato il 10 dicembre le lettere credenziali al presidente liberiano George Weah, noto al grande pubblico per i suoi trascorsi da calciatore con la maglia del Milan. Il presidente Weah ha notato l’impatto che hanno avuto le continue preghiere della Santa Sede per la pace e la priorità in Liberia, cosa che ha portato a stabilità ed Armonia nazionale. Weah ha detto che la Santa Sede è stata a fianco della Liberia sin dai giorni dello scomparso arcivescovo Michael Francis, e ha sottolineato che la Liberia ha ancora bisogno di preghiere per poter superare le sfide che riguardano la sua nazione e il suo popolo.
Da parte sua, il nunzio ha ricordato la straordinaria relazione tra Liberia e Vaticano ed espresso che le relazioni possano ulteriormente fruttificare durante il suo periodo da “ambasciatore del Papa a Monrovia”.
Oltre alla Liberia, l’arcivescovo Campos rappresenta la Santa Sede anche in Gambia e Sierra Leone, due nazioni da sempre associate alla nunziatura di Monrovia.
Il premier algerino ha ricevuto la delegazione vaticana per la beatificazione dei martiri di Algeria
L’8 dicembre, il Cardinale Angelo Becciu, inviato speciale del Papa, ha celebrato ad Oran la beatificazione dei 19 martiri di Algeria. Il 9 dicembre il Cardinale, insieme agli altri membri della delegazione nominati dal Papa, è stato ricevuto dal primo ministro Ahmad Ouyahia, insieme a Mohamed Aissa, ministro degli Affari Religiosi.
Papa Francesco in Corea del Sud? Difficile
Nel corso della settimana, è stato riportato che la Santa Sede ha fatto sapere che un passaggio di Papa Francesco in Corea del Nord è molto improbabile. L’invito in Corea del Nord era stato portato a Papa Francesco dal presidente Moon, che durante la sua visita in Vaticano aveva anche partecipato ad una messa per la pace nella penisola coreana officiata dal Cardinale Pietro Parolin.
Ad ogni modo, un ufficiale della Santa Sede ha fatto sapere che, nonostante il necessario invito, a causa delle preparazioni e della agenda fitta del Papa, è improbabile che il viaggio arrivi nel prossimo anno.
Il presidente del Libano invia i suoi saluti di Natale a Papa Francesco
Michel Aoun, presidente del Libano, ha inviato il 13 dicembre i suoi saluti a Papa Francesco per le celebrazioni di Natale e Capodanno. Un comunicato della presidenza della Repubblica libanese ha sottolineato che, nella missiva, il presidente libanese ha sottolineato che “portando avanti, non senza difficoltà, l'impegno di costruire un futuro comune, giusto e unito in un mondo frammentato, il Libano vorrebbe esprimere a Sua Santità la sua gratitudine per il vigoroso sostegno che gli date. sostenere la vostra richiesta di una ‘buona politica al servizio della pace’, come da lei proposto nel tema della prossima Giornata Mondiale della Pace.
Papa Francesco, una delegazione speciale per la Georgia
Il 16 dicembre Salome Zourabichvili, presidente eletto di Georgia, inaugurerà il suo mandato a Telavi, Kakheti. Con l’occasione, Papa Francesco ha nominato una sua speciale delegazione. La delegazione sarà guidata dall’arcivescovo Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Ucraina. Saranno parte della delegazione l’arcivescovo José Bettencourt, nunzio apostolico in Georgia; il Consigliere della nunziatura, monsignor Miahiata Blaj. La delegazione sarà anche ricevuta in udienza dal Patriarca Ilia II.
L’impegno del governo USA per i cristiani perseguitati
Lo scorso 11 dicembre, il presidente USA Donald Trump ha firmato lo “Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act”, legge che delinea come vittime di genocidio i cristiani e gli yazidi nel Medio Oriente, impegnando così il governo USA ad offrire loro assistenza umanitaria.
Quella di riconoscere il genocidio delle minoranze in Medio Oriente è una linea sostenuta dai Cavalieri di Colombo – che al tema avevano dedicato la conferenza internazionale “Sotto la spada di Cesare” – e anche da vari studi indipendenti. Al momento della firma, c’erano accanto a Trump Callista Gingrich, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Carl Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, e l’arcivescovo caldeo di Erbil Bashar Warda.
Già l’amministrazione Obama aveva tracciato la scelta di applicare la definizione di genocidio ai crimini perpetrati contro cristiani e yazidi in Iraq, in particolare quelli del sedicente Stato Islamico. Tra le altre cose, la legge permette al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di condurre indagini penali e arrestare quanti vengono identificati come autori di violenze e persecuzioni contro le minoranze religiose. La legge ha avuto consenso unanime e bipartisan di Camera dei deputati e Congresso, e permette anche ad organizzazioni di ispirazione religiosa di gestire progetti e finanziamenti a favore delle minoranze cristiane stanziate dal governo USA.