Città del Vaticano , venerdì, 14. dicembre, 2018 15:00 (ACI Stampa).
Una serie di cinquanta donne giudice, provenienti da vari Paesi africani, ma anche da Pakistan e Stati Uniti, si è riunita presso la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in Vaticano, dal 12 al 13 dicembre. Lo scopo? Dire “no” alla tratta degli esseri umani.
Si tratta del seguito naturale dell’incontro del 9 e 10 novembre 2017, sempre a Casina Pio IV - sede dell’Accademia – e fa parte dello sforzo dell’Accademia di sviluppare reti per contrastare il traffico di esseri umani. Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha infatti chiesto all’Accademia, e in particolare al suo cancelliere, l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, di occuparsi e studiare in particolare proprio la questione del traffico di esseri umani.
Il convegno di quest’anno ha puntato soprattutto sui problemi specifici del continente africano. Le vittime di tratta ogni anno sono 50 milioni, e una grande maggioranza proviene dall’Africa.
Le donne giudice riunite in Vaticano vengono da Angola, Benin, Botswana, Capo Verde, Etiopia, Ghana, Kenia, Malawi, Marocco, Mozambico, Niger, Nigeria, Senagal, Sierra Leone, Tanzania, Tunisia, Uganda, Zambia. Hanno discusso su come trovare soluzioni condivise alla piaga del traffico di esseri umani, considerando che gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite hanno incluso tra gli obiettivi proprio la fine del traffico di esseri umani e dello sfruttamento del lavoro minorile, nonché dei bambini soldato..
Presentando l’evento, l’arcivescovo Sanchez Sorondo ha parlato di umiliazioni che danneggiano anche la capacità di stare con gli altri, come avviene per esempio nel caso della prostituzione coatta. Ma sono molti i temi in discussione: dal lavoro forzato al prelievo involontario di organi, un tema, quest’ultimo, su cui l’Accademia si è particolarmente impegnata e riguardo il quale si è avviato anche un interessante dialogo con la Cina, parallelo al dialogo diplomatico.