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Papa Francesco ai sacerdoti paraguayani: “Preghiamo saldi come un campanile”

Papa Francesco presiede i Vespri |  | CTV
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L’immagine chiave scelta da Papa Francesco per la sua omelia ai Vespri è quella della cattedrale di Asunciòn, e del suo campanile. Intitolata a Nostra Signora dell’Assunzione, la Cattedrale sorge nel cenntro della città, nella piazza triangolare del Parques Central. Fu costruita nel XVI secolo, dal 1539 in poi è stata ristrutturata e trasformata varie volte, poi ha assunto la forma attuale nel 1845. Lo stesso processo di trasformazione ha subito il campanile della Chiesa. E il Papa dice a seminaristi, religiosi, sacerdoti, membri di movimenti cattolici, a conclusione della sua omelia: “Fatti nuovi da Dio ogni volta che preghiamo, saldi come un campanile, gioiosi di suonare a festa le meraviglie di Dio, condividiamo il Magnificat e lasciamo che il Signore compia, mediante la nostra vita consacrata, grandi cose nel Paraguay.”

Le grandi cose nel Paraguay riguardano una maggiore attenzione per i poveri, in una nazione che ancora porta avanti politiche neoliberiste. E una maggiore attenzione alle culture indigene: in Paraguay sopravvive ancora il guaranì, l’ultima delle antiche lingue indie.

Papa Francesco arriva nella cattedrale dopo una giornata intensa, tra il santuario mariano di Caucupé e l’incontro con la società civile, in cui ha appunto sottolineato ancora una volta la necessità di guardare alla carne dei poveri, ha chiesto ai giovani di non essere anestetizzati e pensionati (il Paraguay è noto per la ricchezza di popolazione giovanile), ha parlato di una necessità di una economia dal volto umano, ma anche dell’esperienza delle reducciones.

Prima dei Vespri, sul Sagrato della Chiesa, l’Intendente Municipale di Asunciòn consegna al Papa le Chiavi della Città, mentre una orchestra di 200 arpe paraguayane a 36 corde esegue musiche tradizionali. Poi, il Papa entra in Cattedrale. Lì c’è una croce, che si dice sia l’ultima superstite delle 29 che Cristoforo Colombo piantò in America.

Dopo il canto dei Vespri, il Papa esordisce: “Che bello è pregare tutti insieme i Vespri! Come non sognare una Chiesa che rifletta e ripeta l’armonia delle voci e del canto nella vita quotidiana? E lo facciamo in questa Cattedrale, che tante volte ha dovuto ricominciare di nuovo.”

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Per Papa Francesco la Cattedrale di Asunciòn “è segno della Chiesa e di ognuno di noi: a volte le tempeste da fuori e da dentro ci obbligano a buttar giù ciò che abbiamo costruito e cominciare di nuovo, ma sempre con la speranza riposta in Dio; e se guardiamo questo edificio, senza dubbio non ha deluso i paraguayani, perché Dio non delude mai e per questo lo lodiamo con gratitudine.”

Il Papa parla dei Vespri, sottolinea che la loro forma liturgica cerca di avvicinare a Gesù, e che “ognuno di noi nella nostra preghiera vogliamo diventare più somiglianti a Gesù. La preghiera fa emergere quello che stiamo vivendo o che dovremmo vivere nella vita quotidiana, almeno la preghiera che non vuole essere alienante o solo decorativa.”  

Il lavoro della preghiera è di fare sì che “la tristezza della sterilità si trasformi in un campo fertile,” perché “noi che cantiamo che ‘è preziosa agli occhi del Signore la vita dei suoi fedeli’ (cfr Sal 116,15), siamo quelli che lottiamo, ci diamo da fare, difendiamo il valore di ogni vita umana, dalla nascita fino a che gli anni sono molti e la forza poca.”

“La preghiera – dice il Papa - è riflesso dell’amore che sentiamo per Dio, per gli altri, per il mondo creato; il comandamento dell’amore è la miglior configurazione con Gesù del discepolo missionario.”  

Papa Francesco sottolinea che stare attaccati a Gesù do profondità alla vocazione cristiana, e che “la bellezza della comunità ecclesiale nasce dall’adesione di ciascuno dei suoi membri alla persona di Gesù.”

Il Papa poi guarda alla liturgia, sottolinea che le antifone ricordano l’invio dei Dodici, e sottolinea che “sempre è bene crescere in questa coscienza di lavoro apostolico in comunione.”  “Desidero esortare tutti voi – dice il Papa -  sacerdoti, religiosi e religiose, laici e seminaristi ad impegnarvi in questa collaborazione ecclesiale, specialmente intorno ai piani pastorali delle diocesi e alla missione continentale, cooperando con tutta la vostra disponibilità al bene comune.”

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La sterilità è la divisione, la comunione e l’armonia fanno la fecondità, perché – spiega Papa Francesco – “sono profondamente consonanti con lo Spirito Santo.”

“Tutti abbiamo limiti, e nessuno può riprodurre Gesù Cristo nella sua totalità, e sebbene ogni vocazione si configura principalmente con alcuni raggi della vita e dell’opera di Gesù, ce ne sono alcuni comuni e irrinunciabili,” afferma il Papa argentino.

Che poi ricorda: “Chi è chiamato da Dio non si vanta, non va in cerca di riconoscimenti né di applausi effimeri, non sente di esser salito di categoria e non tratta gli altri come se fosse su un piedestallo.”

Papa Francesco ricorda che ogni consacrato si configura a Cristo, che “raggiunse la perfezione quando imparò, soffrendo, che cosa significava obbedire; e ciò fa parte anche della nostra chiamata.”

Da qui, la chiamata ad essere come un campanile, “gioiosi di suonare a festa le meraviglie di Dio.”