Il Papa ricorda le “reductiones” “una delle più interessanti esperienze di evangelizzazione e di organizzazione sociale della storia. In esse, il Vangelo era l’anima e la vita di comunità dove non c’era fame, né disoccupazione, né analfabetismo né oppressione. Questa esperienza storica ci insegna che una società più umana è possibile anche oggi. Quando c'è amore per l’uomo, e volontà di servirlo, è possibile creare le condizioni affinché tutti abbiano accesso a beni necessari, senza che nessuno sia escluso.”
E poi ricorda agli imprenditori Le persone la cui vocazione è di aiutare lo sviluppo economico hanno il compito di assicurare che questo abbia sempre un volto umano. Nelle loro mani c’è la possibilità di offrire un lavoro a molte persone e dare così speranza a tante famiglie
Ogni volta, in ogni incontro si ripete la stessa emozionante scena dell’anziano Papa che con incredibile vigore si ferma a salutare bambini, malati e famiglie. Tutti vogliono abbracciarlo e lui, proprio tramite questo contatto fisico comunica il Vangelo.
I discorsi ricordano sempre il tema della necessita della cultura dell’incontro, della necessita di essere per primi artefici della propria rinascita nell’ aiuto fraterno per il bene comune.
Lo ha ricordato anche il vescovo di Asuncion, salesiano, che ha usato le parole di un poeta
del Paraguay Carlos Miguel Giménez
per spiegare come la società deve cambiare, dopo gli anni della dittatura, nelle costruzione di una nuova democrazia.
La enciclica Laudato si’ è decisamente la enciclica per l’ America Latina e per questo viene spesso citata dai vescovi in questi giorni. Un cambio del modello economico è il tema più ricorrente.
Dopo la lettura di una preghiera e alcuni brani musicali una bella coreografie sul tema del Cantico delle Creature ha introdotto il dialogo con il Papa.
“La giovinezza è tempo di grandi ideali, dice il Papa, mi fa tristezza vedere un giovane pensionato!Quanto è importante che voi giovani comprendiate che la vera felicità passa attraverso la lotta per un mondo più fraterno!” E chiede che non siano “anestetizzati” e dice: “ Non abbiate paura di dare il meglio di voi.” Ascoltate i vostri nonni, “trovate consolazione anche nella forza della preghiera, in Gesù. Nella sua presenza quotidiana e costante. Lui non delude.”
Attenzione che non siano solo parole, fraternità, giustizia sono concrete e si vivono tutti i giorni. Un ideale da alimentare ogni giorno, concretamente, “se dite una parola impegnatevi ogni giorno!”
Poi parla del dialogo il Papa, c’è quello da teatro, ma senza impegno nell’ascolto dell’altro il dialogo è solo una raffigurazione, e se anche non è facile , serve una identità, come nel dialogo interreligioso, “dove ognuno parla della sua identità, non negozia la sua identità.”
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E nel dialogo sociale la prima cosa è l’amore alla patria. Questa è l’identità, dice il Papa.
E il dialogo “ presuppone, esige da noi la cultura dell’incontro. Un incontro che sappia riconoscere che la diversità non solo è buona: è necessaria. L’uniformità ci annulla e ci trasforma in automi.” Ci vuole il cuore aperto, non la presunzione che l’altro sbaglia.
Il dialogo è un modo per trovare un accordo su qualcosa di nuovo.
Dialogare non è negoziare “ma discutere insieme, pensare a una soluzione migliore per tutti.” Ed è prevedibile che ci siano dei conflitti, ma dobbiamo farcene carico e risolverlo.
Parla anche di unità il Papa, si comprensione delle ragioni dell’altro. “Le autentiche culture non sono chiuse in sé stesse ma sono chiamate ad incontrarsi con altre culture e creare nuove realtà.”
“Non ci sono persone di seconda o terza categoria sono tutte della stessa dignità.”