Milano , venerdì, 7. dicembre, 2018 9:00 (ACI Stampa).
“Le pretese indiscutibili, il consenso emotivo, le procedure esasperanti”. Da queste tre realtà parte l’analisi che l’arcivescovo di Milano Maro Delpini ha proposto alla sua città, il discorso alla città per la festa di Sant’ Ambrogio. Inizia così il Natale a Milano, con la festa del santo Patrono Ambrogio. E con il discorso alla città del vescovo la sera della vigilia il 6 dicembre. Alle 10.30 di oggi 7 dicembre festa del santo l'Arcivescovo celebra la messa.
“Siamo autorizzati a pensare” dice Delpini, ma per farlo bene occorre tenere presente ad esempio che l’emotività non è un male ma occorre arrivare alla ragione: “In questo momento l’intensità delle emozioni è particolarmente determinante nei comportamenti. Ciascuno si ritiene criterio del bene e del male, del diritto e del torto: quello che io sento è indiscutibile, quello che io voglio è insindacabile”, ma per chi “presta un servizio pubblico alla comunità” ci vuole pazienza ed empatia, avere comprensione. Ma la “cultura post-moderna” che “esalta l’emozione, lo slogan gridato, stuzzica la suscettibilità e deprime il pensiero riflessivo”. Sarebbe bene, dice Delpini ai milanesi, se “potessimo essere tutti più ragionevoli, comprensivi, realisti nel considerare quello che si fa, quello che si può fare per migliorare e anche quello che non si può fare. Ecco: siamo autorizzati a pensare, a essere persone ragionevoli”.
Dominare l’impazienza non per giustificare i disservizi ma per non confondere ragioni ed emozioni per non può complicare la convivenza civile.
Una questione che si estende al pubblico consenso. Quello “costruito con un’eccessiva stimolazione dell’emotività dove si ingigantiscano paure, pregiudizi, ingenuità, reazioni passionali” non fa bene alla democrazia.
E del resto i milanesi sono diffidenti verso i fanatismi e invece “la ragionevolezza che si può anche chiamare “buon senso”.