E poi esprime il suo apprezzamento per il cardinale Tobin: “Uno di quelli che credevano nella necessità di accompagnare meglio la vita consacrata, invece di disciplinarla”.
Meno disciplina, meno obbedienza e più discernimento: “Credo che l’obbedienza di una persona consacrata matura o, meglio, in via di maturazione, è ciò che ti porta a cercare le decisioni necessarie insieme con i tuoi superiori, con la tua comunità”.
Questo il senso complessivo delle indicazioni del Papa. E anche maggiore spazio per i rapporti tra consacrati e fedeli laici.
“Oggi - dice Francesco- i rapporti reciproci vanno intesi in un quadro ecclesiale più ampio di reciproco servizio e riconoscimento. Non sono semplicemente una questione tra religiosi e gerarchia. Oggi tali rapporti reciproci vanno compresi all’interno dell’intero popolo di Dio, poiché riguardano tutti i battezzati”.
Molte le note personali: “Che cosa mi attrasse della vita consacrata e della Compagnia? Non so. Forse ero molto egoista ed ero molto centrato su me stesso, ma quello era il primo passo di cui avevo bisogno, era quello che mi veniva da fare: impegnarmi, essere utile, fare qualcosa. Ciò che allora mi spinse – direi – fu quella che oggi definiremmo disponibilità alla Chiesa, essere a disposizione per tutto quello che mi avrebbero ordinato. Certamente la persona di Gesù stava lì da sempre, e mai è scomparsa fin dalla prima chiamata, ma in quel momento, per quanto riguarda l’opzione a favore della vita consacrata, pesò più la disponibilità alla Chiesa”.
E ancora: “Quando dissi in casa di voler entrare in seminario, mio padre e mia nonna lo accolsero molto bene, immediatamente, e mi accompagnarono da subito. Mia madre, al principio, no. Era come arrabbiata. Al principio pose resistenze. Non ci vedeva chiaro. «Che finisca l’università». Evidentemente non mi vedeva maturo. Era una cosa che intuiva, ma al principio era anche sospettosa. Poi, invece, mi ha accompagnato tutta la vita. Mio padre, invece, lo accettò subito”.
E sulla questione della omosessulità nel clero non c’è nulla in più di quello che il Magistero ha detto fino ad ora, a cominciare dal testo della Istruzione della Congregazione per l'Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri del 2005.
In più Francesco racconta: “Un religioso mi raccontava che, mentre era in visita canonica a una delle province della sua congregazione, era rimasto sorpreso. Vedeva che bravi giovani studenti e anche alcuni religiosi già professi erano gay. Egli stesso aveva dubbi sulla cosa e mi ha domandato se in questo vi era qualcosa di male. «In definitiva – diceva – non è tanto grave; è soltanto un’espressione di affetto». È un errore. Non è soltanto un’espressione di affetto. Nella vita consacrata e in quella sacerdotale non c’è posto per questo tipo di affetti (...) I sacerdoti, i religiosi e le religiose omosessuali vanno spinti a vivere integralmente il celibato e, soprattutto, a essere perfettamente responsabili, cercando di non creare mai scandalo nelle proprie comunità né nel santo popolo fedele di Dio vivendo una doppia vita. È meglio che lascino il ministero o la vita consacrata piuttosto che vivano una doppia vita”.
Il Papa mette in guardia dalla mondanità, come sempre, dalla ipocrisia della vita in comunità, del “terrorismo” della mormorazione, e tanto altro con una summa di tutti i discorsi che in questi anni il Papa ha fatto incontrando i religiosi.
E per il futuro uno scopo importante da perseguire: la missione, la profezia. Che necessita memoria. E la missione ad gentes che “continua a essere importante, ma non bisogna perdere di vista questa sana inculturazione che non dimentica mai che il Vangelo deve inserirsi nelle culture, partendo dalle categorie proprie di ciascuna cultura, con un rispetto scrupoloso e senza fare proselitismo. L’evangelizzazione vera cammina per la strada della testimonianza. L’ho detto in altre occasioni: attrazione sì, proselitismo no”.
Questione femminile e questione ecologica concludono il viaggio nella vita consacrata di Papa Francesco. Il libro come le tante altre interviste del Papa cui ormai siamo abituati, non aggiunge nulla di veramente nuovo per chi segue regolarmente il Magistero del Pontefice, i suoi discorsi, le sue omelie. Ma è una pratica sintesi tematica.
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