Carpi , domenica, 2. dicembre, 2018 10:00 (ACI Stampa).
In ogni celebrazione eucaristica, dopo la consacrazione, noi proclamiamo: Annunciamo la tua morte Signore proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta. E dopo il Padre nostro, il sacerdote prega: …nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo.
La storia umana non è eterna, è destinata a finire. A finire non nel nulla o nelle tenebre, ma o nelle braccia amorose e ricche di gioia di Cristo o nelle braccia piene di odio e di tristezza del diavolo.
Il ricordo che la nostra vita terrena è destinata a finire - presente in ogni celebrazione domenicale - viene ravvivato all’inizio dell’anno liturgico. Il brano di Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci educa sul modo con cui dobbiamo comportarci nella vita per potere incontrare senza paura il Signore Gesù nella sua gloria.
Nel testo, è vero, troviamo un linguaggio e delle immagini che possono suscitare apprensione ed ansia, in realtà tramite essi ci viene trasmesso un insegnamento che tocca la concretezza della nostra vita perché ci dice cosa bisogna fare e cosa evitare per essere pronti all’incontro con il Signore.
Il primo insegnamento che Gesù ci trasmette è quello di non appesantire i nostri cuori abbandonandoci ad ubriachezze. Si tratta di un’immagine che viene utilizzata per ricordarci di un pericolo ricorrente presente nella nostra vita e cioè l’eccessiva preoccupazione per i beni materiali.
Quando ci lasciamo prendere da essi il nostro cuore si annebbia, cioè perde di lucidità, non pensa più a Dio e al fine ultimo della vita umana in quanto chiuso in un orizzonte dove il trascendente perde importanza e valore. Il discorso di Gesù interessa tutti, è rivolto, cioè, a credenti e a non credenti perché le Sue parole mettono ognuno di noi di fronte ad un evento che sarà certo: la conclusione della nostra storia personale e dell’umanità.
Il giusto comportamento della vita sta nell’accogliere l’invito di Cristo: Vegliate e pregate. Il nostro cuore non deve essere addormentato, ma desto. Il cuore è “sveglio” quando le nostre scelte sono orientate a Dio, cioè, sono animate dall’obbedienza alla Sua legge e dal desiderio di compiere la Sua volontà, che è sempre una volontà di bene per noi; quando riconosciamo il Signore come Creatore e lo ringraziamo per il dono della vita e della fede; quando siamo disponibili a ad accoglierlo con la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, l’esercizio della carità fraterna.