Padre Georgeon tra le altre cose, ha sottolineato il fatto che questa sara' la prima volta che martiri cristiani vengono beatificati in un Paese musulmano, dunque un evento unico nella storia della Chiesa.
I monaci, e gli altri religiosi e religiose uccisi in odium fidei, sono martiri e si dovrebbe ricordare più spesso che il sangue dei martiri è il fondamento stesso della Chiesa, la sua linfa, che irrora la sua vita, e che ne costituisce il fondamento.
Lo sapevano bene i cristiani dei primi secoli e del medioevo, che si recavano in pellegrinaggio a Roma proprio, per venerare le reliquie dei martiri, su cui si erigevano chiese e basiliche. Oggi questa dimensione è forse meno messa in risalto, mentre balza in primo piano la dimensione della testimonianza totale. Per questo dal libro emergono soprattutto la vita è la fitta rete di relazioni, preghiera e lavoro che i monaci della comunità di Tibhirine seppero intrecciare durante la a loro esistenza, e che la morte violenta a cui erano destinati è, in un certo senso, il compimento totalizzante.
Il libro, dunque, ruota intorno alle esistenze e all'esperienza di pace e di diaologo dei sette monaci rapiti e poi trucidati nel 1996, ossia fratel Christian De Cherge', fratel Luc Dochier, fratel Christophe Lebreton, fratel Michel Fleury, fratel Bruno Lemarchand, fratel Celestin Ringeard, fratel Paul Favre-Melville.
I vari capitoli, scritti a quattro mani - da sottolineare che il giornalista Vayne e' nato e cresciuto in Algeria fino all'adolescenza, dove ha conosciuto i monaci - raccontano con chiarezza la vita di quegli uomini che non avevano scelto di essere martiri, ma non avevano voluto abbandonare la terra e la gente che avevano scelto come loro terra e loro gente. Lavorando con loro, prodigandosi nell'aiutarli, dedicandosi ai loro bisogni, una dimensione di vita che ha accomunato i monaci e i religiosi e le religiose uccise in quegli anni che insanguinarono la terra algerina.
Dopo un'introduzione sulla storia dell'Algeria e su quella della Chiesa nel Paese, il libro si chiude con un'intervista inedita a fratel Jean-Pierre Schumacher, unico dei monaci della comunità di Tibhirine ancora in vita, che ricostruisce le ore tragiche della notte in cui un gruppo di uomini armati irrompe nel monastero e trascina via i monaci, "dimenticandone" due, fratel Amedee e fratel Jean-Pierre.
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L'abbandono totale a Dio è la luce che ha guidato la vita di questi uomini. E le loro vite ci interpellano, pongono anche una domanda diretta a tutti coloro che si definiscono cristiani: qual è la vera qualità della nostra fede? Una domanda che non dovrebbe lasciarci tranquilli, come ha anche rilevato il cardinale Becciu durante la presentazione del libro.
La copertina di "Semplicemente cristiani" riproduce un particolare del mosaico, opera di padre Marko Ivan Rupnik, che ritrae Martiri e testimoni della Fede: Santa Prassede, Christian De Cherge', Elisabeth Von Thadden.
Il mosaico si trova nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, commissionata da San Giovanni Paolo II, che volle fortemente fosse ritratto proprio li' il monaco trucidato, e che fu il primo a diffondere la fama di santita' dei religiosi uccisi in Algeria. Anche in questo caso, papa Wojtyla fu grande e profetico.