“Di fronte agli eventi tragici della storia umana rimaniamo a volte come schiacciati, e ci domandiamo “perché?”” É questa la domanda chiave che riecheggia nella basilica vaticana nel giorno in cui si ricorda un “martirio” e si celebra un nuovo Dottore della Chiesa, San Gregorio di Narek. La dolcezza struggente dei canti eseguiti dal coro armeno in contrasto con le parole di dolore del Papa che, all’inizio della celebrazione, ha legato lo sterminio armeno a quella che lui chiama “una terza guerra mondiale a pezzi”. Il Papa ricorda il martirio di oggi “il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva”. Poi, con un salto indietro nella storia il Papa torna al secolo scorso alle “tre grandi tragedie inaudite” e la prima, dice il Papa citando Giovanni Paolo II, è quella che “generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo» (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione Comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001)”.
“Ecco perché il Giubileo: questo è il tempo della misericordia. E’ il tempo favorevole per curare le ferite, per non stancarci di incontrare quanti sono in attesa di vedere e toccare con mano i segni della vicinanza di Dio, per offrire a tutti la via del perdono e della riconciliazione”.
Una lettera pastorale di un vescovo imbevuta di spirito ignaziano, una traccia per il lavoro nelle parrocchie e nelle comunità, uno sguardo al quotidiano della vita dei fedeli, ma anche dei lontani e dei fedeli delle religioni monoteiste che vedono Dio come “misericordioso”. La Bolla “Misercordiae vultus” con la quale Papa Francesco indice ufficialmente l’ Anno Santo della Misericordia inizia dai testi biblici ed evangelici per arrivare alle esortazioni paterne, al richiamo alla misericordia quotidiana, all’invito a non cedere a corruzione e violenza.
“Non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione”. Tuttavia c’è un’“indubbia diminuzione quantitativa” dei religiosi che rende “più urgente il compito della formazione, una formazione che plasmi davvero nel cuore dei giovani il cuore di Gesù, finché abbiano i suoi stessi sentimenti”. Sono le parole di Papa Francesco a conclusione del convegno dei formatori degli ordini religiosi, tenuto in questi giorni a Roma nell’ambito delle attività dell’Anno per la vita Consacrata.
Arrivano a Roma in un viaggio non programmato, per parlare con il presidente della Pontificia Commissione dei Minori ed eventualmente con Papa Francesco. Peter Saunders e Mary Collins, vittime di abusi in passato e ora membri della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, vogliono rendere visibile il loro disappunto per la nomina di Juan Barros Madrid a vescovo di Osorno, in Cile. Il Vaticano ha già fatto sapere che non ha trovato ostacoli alla sua nomina, e che la sua posizione era stata analizzata. Ma il peso delle accuse di aver non solo nascosto, ma anche assistito, agli abusi perpetrati da padre Fernando Karadima negli anni Novanta, è troppo forte perché passi inosservato.
Lo scorso marzo ha lasciato la rappresentanza diplomatica a New Delhi; da oggi Daniele Mancini è il nuovo ambasciatore della Repubblica Italiana presso la Santa Sede. Questa mattina Papa Francesco ha ricevuto il diplomatico per la consegna delle lettere credenziali: cerimonia breve e sobria, senza particolari discorsi, come vuole lo stile del nuovo Pontificato.
1933-1966-1983. Sono i tre Anni Santi straordinari che si sono aggiunti ai giubilei ordinari del XX Secolo.
Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano il Presidente della Repubblica di Georgia Giorgi Margvelashvili
Ormai è l’inizio di una tradizione, per la seconda volta la Santa Sede partecipa alla Biennale d’Arte di Venezia, con un Padiglione ispirato al Nuovo Testamento. A scegliere il tema “In Principio… la parola si fece carne” è stato Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Papa Francesco ha ricevuto stamane nel Palazzo Apostolico Vaticano il Presidente della Repubblica Slovacca, Andrej Kiska.
"Dall’intimo del cuore dell’uomo possono scatenarsi le forze più oscure, capaci di giungere a programmare sistematicamente l’annientamento del fratello, a considerarlo un nemico, un avversario, o addirittura individuo privo della stessa dignità umana". Così stamane Papa Francesco ricevendo in udienza il Sinodo Patriarcale della Chiesa Armeno-Cattolica
Il convegno internazionale dei formatori dei consacrati deve essere vissuto “cercando il volto del Signore crocefisso-risorto nel clima di preghiera comune e dell’esperienza di passione amorevole tra Dio e noi, narrata nel Libro del Cantico dei Cantici”. Così “dalla nostra passione per Dio germoglierà ancora una volta l’amore scambievole tra noi formatori e formatrici in questi giorni, sigillo di quello che continueremo a chiedere Iddio per la nostra vita con quelli e quelle che Dio ci ha affidati”.
Sono in 1200 e provengono da tutto il mondo: nei diversi angoli del pianeta si occupano della formazione dei consacrati. Nell’anno a loro dedicato si sono ritrovati a Roma, da ieri, per un congresso promosso dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di vita apostolica.
"Qualcuno osa dire quasi per giustificarsi che è stato un errore farli venire al mondo, ma questo è vergognoso, non scarichiamo sui bimbi le nostre colpe, per favore, i bambini non sono mai un errore". E' il durissimo monito lanciato stamane da Papa Francesco, nel corso dell'udienza generale dedicata ai bambini.
“Cristo è risorto! Ripetiamolo con le parole, ma soprattutto con la testimonianza della nostra vita. La lieta notizia della Risurrezione dovrebbe trasparire sul nostro volto, nei nostri sentimenti e atteggiamenti, nel modo in cui trattiamo gli altri.” Papa Francesco rilancia così l’annuncio della gioia di Pasqua prima della preghiera del Regina Coeli che per il periodo pasquale sostituisce l’ Angelus di mezzogiorno. “La fede nella risurrezione di Gesù, ha detto il Papa, e la speranza che Egli ci ha portato è il dono più bello che il cristiano può e deve offrire ai fratelli.”
E’ stata una Pasqua speciale quella dei cristiani di Erbil. Nonostante la minaccia incombente di una guerra continua fatta di attentati e razzie, nonostante che molti abbiano lasciato la casa e la loro vita quotidiana per poter sopravvivere magari in un campo profughi, la Pasqua è stata una occasione per rendere grazie. La celebrazione della veglia infatti si è conclusa con la distribuzione dei rosari inviati dal Papa e delle colombe che Francesco ha fatto arrivare in Iraq grazie al cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide. Quella del cardinale è stata la seconda missione in Iraq a nome del Papa, segno di una vicinanza continua. Filoni era arrivato il 30 marzo per trascorrere la Settimana Santa con migliaia di cristiani caldei sfollati per sfuggire alla violenze dell Isis.
Il messaggio pasquale ai popoli e alle nazioni è un'occasione per tutti i Papi per invocare la pace sul mondo. E anche Francesco non ha mancato di farlo dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana.
In questa Notte di veglia è Dio il primo a vegliare. Lo fa salvando il popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto, lo fa facendo “passare Gesù attraverso l’abisso della morte e degli inferi”. Con queste parole il Papa ha aperto l’omelia nel corso della Veglia Pasquale in San Pietro.
“In Te vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice”. Così Papa Francesco nel breve discorso con cui ha concluso il rito della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.
L’immagine del Papa prostrato dinanzi alla Croce ha aperto la celebrazione della Passione del Signore nella Basilica di San Pietro. Come ogni Venerdì Santo, al termine della lettura del Passio, l’omelia è stata affidata a Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa Pontificia.