Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dell’Ufficio Comunicazione della prelatura dell’Opus Dei sull’arresto di Mons. Lucio Ángel Vallejo Balda. Diversi mezzi di comunicazione hanno chiesto a questo ufficio un commento a proposito delle notizie sull’arresto di Mons. Lucio Ángel Vallejo Balda. Manifestiamo sorpresa e dolore per queste notizie.
L’acronimo COSEA è arrivato solo dopo. All’inizio, si chiamava molto più pomposamente Pontificia Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede. Era stata istituita con un chirografo il 18 luglio del 2013, e faceva seguito di circa un mese all’altra Pontificia Commissione referente stabilita da Papa Francesco, quella incaricata di valutare la situazione dello IOR e una sua possibile riforma, e poi conosciuta con l’acronimo di CRIOR. Ma la vera novità della COSEA era di essere composta nella quasi totalità da laici.
La Sala Stampa della Santa Sede ha appena diffuso un comunicato che riportiamo integralmente: Nel quadro di indagini di polizia giudiziaria svolte dalla Gendarmeria vaticana ed avviate da alcuni mesi a proposito di sottrazione e divulgazione di notizie e documenti riservati, sabato e domenica scorsi sono state convocate due persone per essere interrogate sulla base degli elementi raccolti e delle evidenze raggiunte.
Quello delle beatitudini evangeliche “è un cammino difficile da comprendere perché va controcorrente, ma il Signore ci dice che chi che va per questa strada è felice, prima o poi diventa felice.” Papa Francesco lo ha ricordato ai fedeli che hanno partecipato alla messa che ha celebrato questo pomeriggio, nella Solennità di Tutti i Santi all’ingresso monumentale del Cimitero del Verano. Con lui il cardinale Vicario Agostino Vallini, l’arcivescovo Filippo Iannone, vicegerente della diocesi di Roma, e il parroco di San Lorenzo fuori le Mura, padre Armando Ambrosi.
I Santi “sono esempi da imitare. Non soltanto quelli canonizzati, ma i santi della porta accanto, che, con la grazia di Dio, si sono sforzati di praticare il Vangelo nell’ordinarietà della loro vita. Di questi santi ne abbiamo incontrati anche noi; forse ne abbiamo avuto qualcuno in famiglia, oppure tra gli amici e i conoscenti. Dobbiamo essere loro grati e soprattutto dobbiamo essere grati a Dio che ce li ha donati, che ce li ha messi vicino, come esempi vivi e contagiosi del modo di vivere e di morire nella fedeltà al Signore Gesù e al suo Vangelo. Quanta gente buona abbiamo conosciuto nella vita! E noi diciamo questa persona è un santo: questi sono i santi della porta accanto, quelli non canonizzati ma che vivono con noi. Imitare i loro gesti d’amore e di misericordia è un po’ come perpetuare la loro presenza in questo mondo. E in effetti quei gesti evangelici sono gli unici che resistono alla distruzione della morte: un atto di tenerezza, un aiuto generoso, un tempo passato ad ascoltare, una visita, una parola buona, un sorriso... Ai nostri occhi questi gesti possono sembrare insignificanti, ma agli occhi di Dio sono eterni,perché l’amore e la compassione sono più forti della morte”. Lo ha detto il Papa nel corso dell’Angelus, in occasione della Solennità di tutti i Santi.
Non basta fare beneficenza, ma occorre piuttosto orientare l’attività economica in senso evangelico. Papa Francesco incontra l’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, che riunisce gli imprenditori cattolici. E chiede a questi “missionari della dimensione sociale” di andare oltre la beneficenza, e piuttosto di orientare tutta l’attività per il Vangelo.
Trentacinque minuti di incontro, alla presenza di due interpreti. Un incontro breve, quello tra Papa Francesco e Georgje Ivanov, presidente della Repubblica ex Jugoslava di Macedonia. Uno sguardo ai balcani, nel Paese di radici greche ma con una forte minoranza islamica di origine albanese, dove la presenza dei simboli religiosi sono divisi su linee etniche. Ma soprattutto, oggi stato cuscinetto per le grandi ondate di rifugiati che hanno fatto pressione al confine con la Grecia lo scorso agosto.
É un messaggio di grande incoraggiamento quello del Papa al “Gruppo Santa Marta” che in questi giorni a Madrid riunisce forze dell’ ordine e vescovi per combattere la tratta degli esseri umani. Il Gruppo prende il nome dalla residenza di Papa Francesco, dove la prima delegazione fu ricevuta nell’aprile dello scorso anno.
Il martirio di Romero non si è fermato con la morte, è stato diffamato e calunniato anche dai suoi confratelli. Papa Francesco ha concluso così il saluto al pellegrinaggio da El Salvador ricevuto oggi nella Sala Regia del Palazzo Apostolico.
“Radio Maria, fin dalla sua nascita, si è proposta l’obiettivo di aiutare la Chiesa nell’opera di evangelizzazione; e di farlo nel modo suo proprio, cioè con la vicinanza alle preoccupazioni e ai drammi della gente, con parole di conforto e di speranza, frutto della fede e dell’impegno di solidarietà.”
Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza la Presidente della Repubblica di Lituania, Dalia Grybauskaitė. Il colloquio privato tra i due è durato mezz'ora.
“Tante cose sono cambiate” con la Nostra Aetate. Un bilancio? “È stato dato uno slancio forte al dialogo interreligioso” e questo è anche il “merito” del documento frutto del Concilio Vaticano II. Il Segretario di Stato Pietro Parolin è giunto ieri sera all’Università Gregoriana per il suo intervento.
Udienza particolare per Papa Francesco. Si celebrano i cinquanta anni dalla dichiarazione conciliare “Nostra Aetate,” sul rapporto del cristianesimo con le religioni non cristiane, e i rappresentanti di varie religioni – che celebrano l’anniversario in un convegno internazionale alla Pontificia Università Gregoriana – affollano piazza San Pietro in una giornata di tempo instabile (per questo i malati guardano dall’Aula Paolo VI, dove sono - dice il Papa, prima di benedirli a distanza - "più comodi e tranquilli"). Invece del Vangelo, si legge un passo scelto della dichiarazione conciliare. E, tra i grandi risultati della dichiarazione, Papa Francesco ne individua uno in particolare: la trasformazione del rapporto tra cristiani e ebrei. Perché “da nemici ed estranei, siamo diventati amici e fratelli.” E chiede una ‘alleanza tra le religioni’ nelle opera di carità durante il Giubileo della misericordia, per rispondere ai problemi del mondo a partire dalla preghiera comune.
“Il Concilio Vaticano II, nel porsi all’ascolto di un mondo in rapido cambiamento e che esigeva delle risposte adeguate, si adoperò perché la testimonianza del Vangelo di Gesù giungesse laddove le frontiere sembravano insormontabili e più complicate: nel cuore degli uomini e delle donne che praticano altre religioni e volle che ciò avvenisse in maniera amichevole e rispettosa.”
Mancano ormai pochi mesi al prossimo Congresso Eucaristico Internzionale che si terrà a Cebu nelle Filippine e tutto è pronto.Sembra di parlare di cose antiche e passate di moda, invece i Congressi sono il cuore pulsante della vita della fede del Popolo di Dio.
Il processo di riforma della Curia Romana va avanti, ma dinanzi ad “alcuni problemi” è necessario “prontamente provvedere”. Lo scrive il Papa in una lettera inviata al Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin.
Hanno iniziato ad arrivare alle 8 questa mattina per essere con il Papa. I Gitani di ogni perte del mondo. In Aula esibizioni e canti, preghiere in diverse lingue e di diverse religioni per ricordare i 50 anni della vista di Paolo VI al campo nomadi di Pomezia il 26 settembre 1965.
Dignità umana, nuovi conflitti armati, situazione internazionale con aree del mondo come Africa e Medio Oriente dove si moltiplicano i teatri di guerra. Su tutto questo sono chiamati a riflettere i Cappellani militari che svolgono a Roma il IV corso di aggiornamento sul Diritto internazionale umanitario. E a loro il Papa, che li ha ricevuti in udienza questa mattina, ha ricordato come la guerra “ sfigura i leami tra fratelli” ma sfigura anche coloro che sono testimoni di tali atrocità.
“La situazione nelle vostre terre di origine è gravemente compromessa dall’odio fanatico del terrorismo che continua a provocare una forte emorragia di fedeli che si allontanano dalle terre dei loro padri, ove sono cresciuti ben radicati nel solco della tradizione.”
Il Papa si è recato questa sera verso le 19.30 in forma privata al Policlinico Gemelli per una breve visita al card. Roger Etchegaray che vi si trova ricoverato.