Venticinque anni fa, ci fu la prima, storica visita di Giovanni Paolo II a Cuba. Papa Francesco ha mandato come suo inviato per le celebrazioni il Cardinale Beniamino Stella, che al tempo del viaggio di Giovanni Paolo II nel 1998 era il nunzio en la isla. Stella ha fatto anche un appello per la liberazione dei prigionieri in carcera dalle proteste antigovernative del 2021.
Dopo ore di ricerche e intensi sforzi delle squadre della Protezione Civile per soccorrere i civili rimasti intrappolati sotto le macerie a seguito del devastante terremoto che ha colpito la Turchia e i Paesi limitrofi, il corpo di padre Imad Daher, sacerdote della parrocchia di Nostra Signora dei Greco-Melkiti Cattolici a Aleppo, è stato recuperato alle 17 del 6 febbraio.
La notizia del terremoto in Siria e Turchia, che ha causato migliaia di morti in una situazione drammatica, è stata ricevuta con commozione dall’Assemblea Sinodale Continentale Europea che si sta tenendo a Praga. In una dichiarazione, i delegati riuniti in assemblea hanno rinnovato la loro vicinanza alle vittime e ribadito l’impegno a portare aiuti alla popolazione. Le varie Caritas si sono già attivate con vari aiuti.
Il devastante terremoto che ha colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale nella notte tra il 5 e il 6 febbraio si è abbattuto anche su molte comunità cristiane siriane, le quali stavano già affrontando una situazione estremamente difficile dopo oltre un decennio di guerra e persecuzione, senza contare la recente, paralizzante, crisi finanziaria.
"C'è stata una scossa a Istambul verso le tre di notte e già non sembrava una cosa da poco, e questo invece è più che il doppio. 7.8 e invece quello di Istambul di ieri notte era di 3.5".
La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500.000 euro dai fondi otto per mille come prima forma di aiuto alle vittime del violento terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria. Lo ha comunicato la stessa CEI.
Dramma tra la Turchia meridionale e Siria settentrionale: un sisma di magnitudo 7,9 questa notte poco dopo le 2 ora italiana ha devastato la regione provocando finora centinaia di morti e danni incalcolabili.
E' l'ultima Messa di Papa Francesco in Africa, in Sud Sudan. Una Messa molto partecipata, presso il complesso del Mausoleo “John Garang” a Giuba. "Gesù vi conosce e vi ama; allora, se rimaniamo in Lui, non dobbiamo temere, perché anche per noi ogni croce si trasformerà in risurrezione, ogni tristezza in speranza, ogni lamento in danza". Francesco nell'omelia a Giuba rassicura i fedeli che tutte le sofferenze saranno ripagate e che ognuno di loro è "sale della terra" per il Sud Sudan.
Pregare, operare e camminare. Sono i tre verbi che Papa Francesco usa nell'incontro ecumenico al Mausoleo “John Garang” a Juba.
Nell’ambito dell’articolo 17 del Trattato Europeo, una volta l’anno, i rappresentanti delle religioni dell’Unione Europea si riuniscono con i membri dell’Unione per un dialogo. Quest’anno, è stato ospite anche l’arcivescovo Cyril Vasil’, eparca greco cattolico di Košice, che ha riferito del lavoro fatto con i rifugiati ucraini.
Il primo incontro della seconda giornata nel Sudan del Sud il Papa lo riserva ai vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e seminaristi.
Il Sud Sudan ha bisogno di “padri, non padroni”. Papa Francesco si rivolge direttamente alle autorità, che incontra nel suo primo appuntamento nel Paese. Era un viaggio desiderato da tempo, per Papa Francesco. Un “pellegrinaggio ecumenico”, insieme all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e al moderatore della Chiesa di Scozia Iain Greenshields, per aiutare il processo di pace in un Paese giovane, nato nel 2011, che vive in un conflitto interno che sembra essere senza fine. E chiede alle autorità di servire il popolo, ascoltando non la parola del Papa, ma quella di Gesù al discepolo che sfodera la spada. È la parola “Basta”, più volte pronunciata dal Papa in questi giorni.
Per la prima volta, non c’è solo il nunzio e le autorità del Paese ad entrare nel volo papale per accoglierlo dopo l’atterraggio. Ad aspettare Papa Francesco, nell’aeroporto di Giuba, ci sono anche l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e il moderatore della Chiesa di Scozia Iain Greenshields. Anche loro entrano nell’aereo e salutano il Papa, prima di uscire dalla scaletta, mentre il Papa, come ormai da tempo, usa un piccolo ascensore e resta in sedia a rotelle per i ben noti problemi al ginocchio.
Dopo aver incontrato i vescovi, Papa Francesco lascia la Repubblica Democratica del Congo e si dirige adesso verso il Sudan del Sud, seconda ed ultima tappa del suo viaggio apostolico in Africa.
L’ultimo appuntamento pubblico nella Repubblica Democratica del Congo è per Papa Francesco l’incontro con la locale Conferenza Episcopale.
Nel giorno dedicato alla vita consacrata il Papa incontra i religiosi della Repubblica democratica del Congo e ricorda: "
Presso lo Stadio dei Martiri di Pentecoste a Lingwala, Kinshasa, il Papa incontra i giovani e i catechisti della Repubblica Democratica del Congo. Un incontro intenso, un vero momento di festa, caratterizzato da balli tradizionali e testimonianze.
L'ultimo appuntamento di oggi di Papa Francesco in Congo è con i rappresentanti di alcune Opere Caritative presso la Nunziatura Apostolica di Kinshasa.
Le guerre africane nella contemporaneità, l’epoca della globalizzazione del XXI secolo, sono definite ‘guerre nere’ a causa della loro enigmaticità
La seconda giornata del viaggio apostolico di Papa Francesco nella Repubblica Democratica del Congo si apre con la celebrazione della Messa all'aeroporto di Ndolo, a Kinshasa.