Un santo per il cambiamento di epoca, attraverso il quale riscoprire il criterio di discernere attraverso l’amore di Dio e ritornare ad una vita pienamente cristiana. Nel quattrocentenario della morte di San Francesco di Sales, Papa Francesco scrive una lettera apostolica per ricordare il santo di Annecy, vescovo di Ginevra in esilio per venti anni, ma soprattutto ispiratore di un metodo che lui stesso definiva tutto nuovo, e che portò Giovanni Paolo II a definirlo un “dottore dell’amore di Dio”.
Le condizioni di Benedetto XVI sono peggiorate, ma sotto controllo, e Papa Francesco lo è andato a trovare al termine dell'udienza generale. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede.
Al termine dell'udienza generale, Papa Francesco ha chiesto di pregare per Benedetto XVI, che "nel silenzio sta sostenendo la Chiesa".
Si chiama “Tutto appartiene all’amore” la nuova lettera apostolica di Papa Francesco, dedicata a San Francesco di Sales nel quarto centenario della morte. E, nell’annunciarlo, Papa Francesco dedica tutta l’udienza generale proprio alla rilettura del mistero del Natale a partire dal pensiero del vescovo di Ginevra, patrono dei giornalisti, antesignano della free press per il lavoro di informazione per contrastare la Riforma.
“Nel Natale noi celebriamo il grande mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio: Dio si fa bambino, si fa uno di noi, si fa nostro fratello per dare inizio a una umanità nuova, in cui ci sono solo fratelli e sorelle”. Così Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, nel messaggio inviato da Betlemme in occasione della Solennità del Natale.
Un gruppo di 30 giornalisti accreditati presso la Sala Stampa Vaticana e la Stampa Estera Italiana ha trascorso un fine settimana di metà dicembre in un “Press Tour” a Torino, con attenzione ai luoghi centrali che hanno visto operare san Giovanni Bosco.
Si moltiplicano in terra d’Abruzzo, e segnatamente nella Marsica, eventi e iniziative su san Francesco e il francescanesimo, segno del crescente interesse del pubblico per queste tematiche e le sue implicazioni.
Ci vuole la Dottrina Sociale della Chiesa a dare uno sguardo controcorrente sull’attuale situazione mondiale. Così, dopo che lo scorso anno l’Osservatorio Van Thuan aveva, nel suo rapporto annuale, affrontato i pericoli dell’applicazione del modello cinese a tutto il mondo – modello che si era molto diffuso con la pandemia – quest’anno lo stesso osservatorio mette la lente su quella che è sia una conseguenza che un punto di partenza del modello cinese: l’attacco alla proprietà privata.
Il 19 marzo del 1987 Giovanni Paolo II in uno dei suoi 146 viaggi pastorali in Italia, si recò anche la città portuale di Civitavecchia.
Il periodo dell’ottava di Natale, ovvero gli otto giorni di festa che fanno seguito al ricordo della nascita di Gesù, sono costellati da “alcune figure drammatiche di santi martiri”. E questo perché – dice Papa Francesco – “il Natale non è la fiaba della nascita di un re, ma la venuta del Salvatore, che ci libera dal male prendendo su di sé il nostro male: l’egoismo, il peccato e la morte”. Da qui, allora, la figura dei martiri, dal protomartire Santo Stefano, che si celebra oggi, ai Santi Innocenti, i bambini fatti uccidere da re Erode.
Gesù che nasce è vera pace, ed è “via della pace”, dice Papa Francesco nel consueto messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale. Affacciato dalla loggia delle benedizioni, il Papa lancia un messaggio di pace al mondo, soffermandosi sul significato della nascita del Dio bambino, e mettendo in luce che il mondo oggi soffre “una carestia di pace” in questa “terza guerra mondiale” che il Papa non definisce più come “a pezzi”, lasciando intendere che ormai è uno scontro totale. E Siria, Yemen, Iraq, Myanmar, Terrasanta, Iran, Ucraina sono alcune delle nazioni toccate direttamente dal suo appello per la pace.
Nella novena del Natale la Chiesa ci ha fatto ripetere per ben nove giorni: “Rorate Cœli desúper, et nubes plúant justum (Stillate rugiada, o cieli, dall'alto, e le nubi piovano il Giusto). Con queste parole abbiamo rivolto la nostra supplica a Dio affinché mandi dal cielo il Salvatore. La nostra invocazione è stata, finalmente, esaudita. I cieli si sono aperti e noi in questa santa notte siamo qui riuniti per celebrare il Dio-con-noi. A fronte di questo annuncio emerge un interrogativo. Ma siamo noi certi che i cieli si sono aperti e Dio nella Sua infinità bontà ci è venuto incontro, abbandonando gli insondabili spazi del suo Regno?
Un invito a riscoprire l’autentico senso del Natale. E’ questo l’invito lanciato dal Papa nell’omelia pronunciata nella Basilica Vaticana in occasione della Messa della Notte di Natale.
Quali saranno i temi dell’Urbi et Orbi di Natale di Papa Francesco? Dal punto di vista diplomatico, la domanda non è banale. Da ciò che si sceglie di menzionare e ciò che si sceglie di non menzionare nell’urbi et orbi si possono comprendere quali siano state le priorità della diplomazia pontificia nel corso dell’anno, e si può azzardare anche qualche previsione per il futuro.
Per il periodo natalizio l’editore ‘Ancora’ propone il libro ‘Natale fra pittura e letteratura’, a cura di Simone M. Varisco e don Paolo Alliata, che presenta 10 opere d’arte pittorica e brani di autori della letteratura, diverse fra loro per stile, tempo, storia e spazio, ma accomunate dal desiderio di ‘carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme’.
Questa mattina Papa Francesco ha nominato Monsignor Giovanni Paccosi nuovo Vescovo di San Miniato, finora ricopriva l’incarico di Responsabile per l’America Latina della Fraternità di Comunione e Liberazione. Succede a Monsignor Andrea Migliavacca, nominato lo scorso ottobre Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
Per noi è nato un bambino. È questo l’annuncio che oggi e domani risuonerà nelle nostre cattedrali e chiese. Un annuncio che richiama il valore della pace e della fratellanza tra tutti i popoli. Ed è il messaggio che troviamo nelle riflessioni rivolte dai vescovi italiani alle proprie comunità diocesane.
La Diocesi di Roma – attraverso una nota del Cardinale Vicario Angelo De Donatis – interviene sul caso “ormai conclamato di accusa a livello mediatico” nei confronti del gesuita P. Marko Ivan Rupnik, “incolpato di pesanti abusi di vario genere, protratti nel tempo, a danno di diverse persone, a partire dall’inizio degli anni Novanta, in Slovenia e in Italia”.
Dall’Inghilterra di fine Seicento agli States degli anni Cinquanta, dalle chiese illuminate da luci e candele alle strade solitarie piene di ombre e tristezza,
Padre Felice Maria Cappello, gesuita e professore presso la Pontificia Università Gregoriana, è stato un devoto religioso ed un grande studioso.