Sembra una casa come le altre nella città di Ozar, alla periferia della città irachena di Erbil. Ma in effetti è diversa dalle altre. E' la Clinica Santa Elisabetta guidata dalla dottoressa Zuzana Dudová e dal suo piccolo contingente di volontari cattolici slovacchi che servono i rifugiati cristiani cacciati dallo " Stato Islamico ".
“Cristo è risorto! Ripetiamolo con le parole, ma soprattutto con la testimonianza della nostra vita. La lieta notizia della Risurrezione dovrebbe trasparire sul nostro volto, nei nostri sentimenti e atteggiamenti, nel modo in cui trattiamo gli altri.” Papa Francesco rilancia così l’annuncio della gioia di Pasqua prima della preghiera del Regina Coeli che per il periodo pasquale sostituisce l’ Angelus di mezzogiorno. “La fede nella risurrezione di Gesù, ha detto il Papa, e la speranza che Egli ci ha portato è il dono più bello che il cristiano può e deve offrire ai fratelli.”
E’ stata una Pasqua speciale quella dei cristiani di Erbil. Nonostante la minaccia incombente di una guerra continua fatta di attentati e razzie, nonostante che molti abbiano lasciato la casa e la loro vita quotidiana per poter sopravvivere magari in un campo profughi, la Pasqua è stata una occasione per rendere grazie. La celebrazione della veglia infatti si è conclusa con la distribuzione dei rosari inviati dal Papa e delle colombe che Francesco ha fatto arrivare in Iraq grazie al cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide. Quella del cardinale è stata la seconda missione in Iraq a nome del Papa, segno di una vicinanza continua. Filoni era arrivato il 30 marzo per trascorrere la Settimana Santa con migliaia di cristiani caldei sfollati per sfuggire alla violenze dell Isis.
Il messaggio pasquale ai popoli e alle nazioni è un'occasione per tutti i Papi per invocare la pace sul mondo. E anche Francesco non ha mancato di farlo dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana.
In questa Notte di veglia è Dio il primo a vegliare. Lo fa salvando il popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto, lo fa facendo “passare Gesù attraverso l’abisso della morte e degli inferi”. Con queste parole il Papa ha aperto l’omelia nel corso della Veglia Pasquale in San Pietro.
“In Te vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice”. Così Papa Francesco nel breve discorso con cui ha concluso il rito della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.
L’immagine del Papa prostrato dinanzi alla Croce ha aperto la celebrazione della Passione del Signore nella Basilica di San Pietro. Come ogni Venerdì Santo, al termine della lettura del Passio, l’omelia è stata affidata a Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa Pontificia.
“Sua Santità condanna questo atto di brutalità insensata e prega per una conversione del cuore tra i suoi autori” ed è “profondamente addolorato per la perdita immensa e tragica di vite umane causata dal recente attacco al Garissa University College”.
Terzo inizio di triduo pasquale in un carcere per Papa Francesco. Questa volta è la cappella del Padre Nostro di Rebibbia ad ospitare la messa “in Coena Domini”, primo atto dei giorni che commemorano la passione in vista della Pasqua. Il Papa ha lavato i piedi a dodici detenuti e detenute dei penitenziari di Roma, ripetendo il gesto compiuto da Gesù agli Apostoli; ma “voi rappresentate loro”, ha detto il Papa indicando gli altri presenti nella cappella.
Sono passati dieci anni e sembra ieri che Giovanni Paolo II ci ha lasciati. Ma in molti cuori il Papa polacco è ancora vivo. Soprattutto per chi ha lavorato e vissuto con lui per creare una Chiesa che sapesse affrontare le sfide del post Concilio. Sono stati anni di grande creatività, di continuo confronto culturale, di cambiamenti epocali e storici in tutto il mondo, di grandi aspirazioni religiose. Per rileggere insieme quelle pagine ho deciso di andare a trovare uno dei “cardinali di Wojtyła” Paul Poupard nel suo appartamento carico di libri e ricordi nel grande complesso di San Calisto a Trastevere. Francese, cresciuto in Curia con Giovanni XXIII e Paolo VI, raffinato uomo di cultura il cardinale è stato uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II e insieme al Papa polacco ha creato il Pontificio Consiglio per la Cultura. Classe 1930, nato in un paesino Bouzillé, nella Francia del Nord ovest, Poupard ha studiato alla Sorbona e lavorato in Segreteria di Stato. Poi inizia il pontificato di Giovanni Paolo II e inizia una grande avventura.
La messa crismale non è parte del Triduo Pasquale, ma in un certo senso ne è la porta. Ogni vescovo riunisce i sacerdoti della sua diocesi e benedice gli olii sacri che nell’anno serviranno per l’amministrazione dei Sacramenti. É come una vigilia, perché l’unico giorno di Pasqua che è il Triduo, inizia alla sera, e allora è bello che i sacerdoti siano con Gesù fin dal mattino, pronti ad accompagnarlo in questo insolito unico giorno. Lo fa anche il Papa, vescovo di Roma. Papa Francesco, come i suoi predecessori, sceglie San Pietro e non la cattedrale di San Giovanni per significare la universalità del papato.
Da dieci anni Giovanni Paolo II è affacciato alla finestra della casa del Padre. E dieci anni dopo Karol Wojtyla è diventato San Giovanni Paolo II.
Cosa resta di San Giovanni Paolo II? “La prospettiva della cultura come una finestra aperta per il futuro della liturgia. Se la liturgia non diventa un elemento della cultura dei vari popoli, rimane superficiale, come un vestito che si mette e si cambia.” Risponde così l’arcivescovo Piero Marini, ora presidente del Pontificio per i Congressi Eucaristici Internazionali, ma per venti anni Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, diciotto dei quali spesi al servizio di San Giovanni Paolo II. Dieci anni dopo la morte del Papa polacco, il ricordo del Papa polacco è ancora vivo in lui.
Boko Haram, il grido della Santa Sede. Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, si lamenta di fronte al Consiglio ONU per i Diritti Umani che “stiamo assistendo al continuo sviluppo e alla disseminazione di un tipo di estremismo radicale e spietato, ispirato da una ideologia che tenta di giustificare i suoi crimini in nome della religione.” Denuncia il fatto che “questi gruppi estremisti stanno crescendo come un cancro, diffondendosi in altre parti del mondo e persino attraendo militanti stranieri.” E sottolinea che è arrivato il tempo che “la comunità internazionale si adoperi per porre fine alla violenza che ha causato numerose vittime civili.”
Sono 2500 e vengono da 200 università di ogni parte del mondo. Questa mattina erano in udienza da Papa Francesco. Sono i ragazzi di UNIV 2015 Il Papa li ha salutati con le parole di San Josemaria Escrivà invitandoli “a crescere nell’amicizia con il Signore, perché quello che serve non è una vita comoda ma un cuore innamorato”. La delegazione di universitari dell’Univ 2015 ha portato a Papa Francesco un quadro della fuga in Egitto della Sacra Famiglia per mostrare la loro vicinanza ai cristiani perseguitati in varie parti del mondo. Durante il Forum studenti e studentesse hanno fatto una colletta per aiutare i cristiani perseguitati in Medio Oriente che verrà destinata ai rifugiati del Libano subito dopo l’udienza abbiamo incontrato Filippo Longhi portavoce di Univ: "é una storia molto bella di un incontro che si fa ogni anno nella Settimana Santa, l’idea l’ha avuta un santo, Josemaria Escriva, che volle radunare i giovani di tutto il mondo, e infatti arriviamo da 200 università, e Pasqua ci riuniamo come una famiglia intorno al Papa.”
Il Cardinale Zenon Grocholewski, fino a ieri Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, era una sorta di ‘decano’ dei capi dicastero della Curia Romana. Era infatti al vertice del ‘ministero dell’Istruzione vaticana’ fin dall'ormai lontano novembre 1999, nominato da Papa Giovanni Paolo II.
Ci vuole ancora l’ok del Parlamento italiano, ma intanto l’accordo di collaborazione tra Santa Sede e Italia in materia fiscale è stato firmato nella mattinata di mercoledì 1 aprile in Segreteria di Stato vaticana. Un accordo con il quale la cooperazione tra Santa Sede e Italia in tema fiscale è totale. Il testo completo dell’accordo sarà pubblicato sul sito della Segreteria di Stato domani a mezzogiorno, e a quello si deve rinviare per ulteriori dettagli. Per ora, c’è la descrizione dell’accordo fatta dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano,” e il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede.
Il triduo pasquale “centro della fede e della vita della Chiesa” e “occasione per entrare pienamente nel mistero della morte e risurrezione di Gesù”.
Perché istituzioni come la Banca Mondiale o le Nazioni Unite guardano alle religioni per meglio portare avanti gli obiettivi di sviluppo sostenibile? Se lo chiede l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York. E risponde: “Oserei supporre che si tratta di un riconoscimento del contributo delle religioni e delle loro organizzazioni alla vita degli individui e della società, in particolare un riconoscimento dell’aiuto che forniscono a quanti tentatno di emanciparsi da varie forme di estrema povertà.”
Sono di Monsignor Renato Corti, Vescovo emerito di Novara, le meditazioni della Via Crucis che Papa Francesco presiederà venerdì sera al Colosseo.