I giovani: l’obiettivo primario è valorizzare le nuove generazioni, realtà fondamentale da custodire, preservare e sostenere.Per questo Cattolica Assicurazioni si è impegnata ad offrire un’assicurazione infortuni ai circa settantacinquemila ragazzi italiani che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù con Papa Francesco, in programma a Cracovia (Polonia) dal 26 al 31luglio.
Quasi 80 i partecipanti alla Marcia della Provincia Napoletana che si dirigeranno a piedi verso Assisi in occasione della Festa del Perdono, celebrata ogni anno il 2 agosto. La partenza è prevista oggi, domenica 24 luglio, da Capua per arrivare ad Assisi domenica 31 luglio.
La famiglia? È decisiva per il futuro del mondo. Ne è convinto l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di New York. Tanto che la missione ha organizzato, all’inizio del mese scorso, evento su maternità e paternità che è passato un po’ sottotraccia sui media. E che pure testimonia come l’impegno della Santa Sede per la famiglia è vivo e presente.
Preghiera, carità, misericordia operosa, famiglia e giovani. Sono le cinque parole e i cinque concetti che Papa Francesco espone nella prefazione del libro “Amiamo chi non è amato. Testi inediti di Madre Teresa di Calcutta”, edito dall’Editrice Missionaria Italiana. Le cinque parole chiavi tratteggiano la personalità e l’azione di Madre Teresa.
Figliolanza con Dio e la fratellanza con gli altri uomini sono queste le due dimensioni fondamentale del cristianesimo, e di questo ha parlato Nunzioa Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale italiana ai ragazzi della GMG a Cracovia
"In queste ore il nostro animo è ancora una volta scosso da tristi notizie relative a deplorevoli atti di terrorismo e di violenza, che hanno causato dolore e morte. Penso ai drammatici eventi di Monaco in Germania e di Kabul in Afghanistan, dove hanno perso la vita numerose persone innocenti.
“Papa Francesco prega Cristo, il Signore della vita, di donare a tutti conforto e consolazione”. Così scrive il cardinale Parolin segretario di Stato vaticano in un telegramma inviato a nome del Papa la cardinale MarxArcivescovo di Monaco e Frisinga dopo la sparatoria di venerdì pomeriggio nella quale hanno perso la vita 9 persone.
“Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l’uomo che non ha confronti nella storia è quasi impossibile ed è particolarmente difficile eopprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole,in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto? Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco: Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un doveredavanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco figlio di quel popolo sulquale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di recupero dell’onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell’intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio”. E’ quasi un mea culpa quello che Papa Benedetto XVI pronuncia nel campo di sterminio nazista di Auschwitz. Joseph Ratzinger - come tra pochi giorni farà il suo successore Papa Francesco - varca il cancello dell’orrore il 28 maggio 2006, in occasione del suo viaggio apostolico in Polonia. Papa Benedetto sembra non darsi pace. Si chiede perché Dio abbia taciuto dinanzi a quei massacri. E allo stesso tempo attacca Hitler e i nazisti: bugiardi, distruttori, criminali.
Dalla diocesi di Carpi partiranno 170 persone, fra cui giovani di diversi gruppi parrocchiali, sette sacerdoti, un diacono e una religiosa, direzione la XXXI GMG a Cracovia, dal 27 al 31 luglio. A guidare la delegazione sarà il Vescovo Francesco Cavina.
La festa dei Santi Gioacchino ed Anna in Vaticano ha un significato particolare. Perché la parrocchia che Pio XI nle 1929 affidò agli agostiniani è dedicata propio a lei, la nonna di Gesù. E quest’anno la festa sarà una preparazione alla GMG e al viaggio del Papa in Polonia.
Saranno proclamati beati il prossimo 5 novembre, a Shkodër (Scutari, Albania), i 38 martiri albanesi uccisi tra il 1945 e il 1974 dal regime comunista.
Un gruppo di lavoro, organizzato dal Sovrano Ordine di Malta, per la Libia, per affrontare la sfida delle migrazioni, il traffico degli esseri umani e le conseguenze umanitarie.
Ad Auschwitz si è dimostrata la sconfitta del mondo e la vittoria della fede. E’ il messaggio centrale dell’omelia che il 7 giugno 1979 Papa Giovanni Paolo II pronunciò nella Messa celebrata presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, una delle tappe dell’imminente viaggio apostolico in Polonia di Papa Francesco.
Ha gli occhi brillanti Gabriele Sonnino mentre parliamo nel cortile del Fatebenefratelli, l’ospedale più antico di Roma che per qualche settimana lo ha ospitato durante la occupazione nazista di Roma. Non era malato.
Il Sud Sudan ha bisogno di tutto: cibo, acqua, generi di prima necessità. Migliaia di persone impaurite hanno cercato rifugio nella missione salesiana di Gumbo, a 8 km dal centro di Giuba, nel Sudan del Sud, a motivo della ripresa degli scontri armati. Attualmente la missione ospita un numero enorme di persone: tra le 5.000 e le 8.000 di giorno, che aumentano la notte perché molti tornano solo per dormire.
È stata celebrata nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia, giovedì pomeriggio 21 luglio, la messa organizzata dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari in suffragio dell’Arcivescovo presidente Zygmunt Zimowski, scomparso dopo una lunga malattia lo scorso 12 luglio. “Un vero sacerdote e un autentico vescovo, immagine di Cristo Buon pastore e buon samaritano. Un uomo di preghiera e di vita interiore; un pastore mite, umile, accogliente con tutti: sacerdoti, religiosi e religiose, laici”. Così lo ha delineato monsignor Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria apostolica, che ha tenuto l’omelia durante la Messa organizzata dal Dicastero vaticano in ricordo del suo presidente.
Un invito ad essere sempre più contemplative, vivere nel monastero con la forza della preghiera e del lavoro, cercare di aiutarsi tra monasteri, mettere al centro la Parola di Dio e la fraternità, e in fondo uscire di meno dal monastero.
E’ tornato finalmente a casa, accolto con la gioia festante degli sbandieratori, con la fierezza di tutto un popolo e con gli onori riservati a un “figlio illustre” finalmente riapprodato nel suo luogo di origine dopo un periodo trascorso fuorisede. Parliamo del “Codex Purpureus Rossanensis”, il prezioso manoscritto del VI secolo d.C., che la comunità ecclesiale e l’intera città di Rossano ha omaggiato ai primi di luglio in occasione del ritorno nei nuovi spazi all’interno del Museo Diocesano di Arte Sacra della città calabrese. Quattro gli anni trascorsi a Roma, dal giugno 2012 a oggi, presso l’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario del Ministero dei Beni Culturali, con una eccezionale breve salita al Quirinale nel novembre 2013 per essere mostrato dal Presidente Napolitano a Papa Francesco in occasione della sua visita al Colle. Al Codex, “Memoria Mundi”, che dal 2015 è riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, l’arcidiocesi di Rossano-Cariati ha dedicato un intero week-end di festa, iniziato sabato 2 luglio con lo spettacolo “Le parole ritrovate”, curato da Umberto Broccoli e Patrizia Cavalieri, e culminato domenica 3 con l’inaugurazione del Museo e l’esposizione del Codice e con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Satriano. Due giorni in cui il prezioso Evangeliario di origine bizantina ha inorgoglito tutta l’arcidiocesi e il suo territorio, da Rossano stessa a Corigliano Calabro, da Paludi a Longobucco, e che potrà auspicabilmente ricevere nuovi flussi di visitatori alla scoperta di una terra ricca di storia e di testimonianze di arte e di fede.
“La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell’esperienza dell’umana debolezza, ha avuto l’umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirLo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte”.
“Ringrazio il Signore per la testimonianza di questa donna, animata da sincero amore alla Chiesa, che ha speso la sua vita nell'annuncio della Buona Novella in ogni ambiente, anche, quelli più renitenti, non dimenticando le persone più emarginate”.