La madre di tutte le crisi è spirituale. Papa Francesco lo ripete in Amoris Laetitia”, e la crisi tocca soprattutto la famiglia.
Lunedì 26 settembre pomeriggio a Santa Marta il Papa ha ricevuto una delegazione del World Jewish Congress guidata dal suo presidente Ronald Lauder, tra cui anche i Presidenti di Francia, Inghilterra, Austria, Ungheria, Brasile, Argentina.
Come si aiuta davvero chi soffre? Con silenzio, presenza e preghiera, dice Papa Francesco. Nell’omelia di Santa Marta – riportata da Radio Vaticana – il Papa ricorda la memoria di San Vincenzo de Paoli, offre la messa per le Figlie della Carità (le suore vincenziane) che prestano servizio a Santa Marta, e parte dalle letture del giorno per poi arrivare a parlare del modo in cui superare la carità, la “desolazione spirituale”.
La storia che stiamo per raccontare ha del meraviglioso e dell'avvincente che davvero si fa fatica a credere se non fosse storicamente documentata. Ha la sua origine nella Francia della fine del 1500 e termina nella seconda metà del 1600 e racconta la storia di un uomo che non è stato solo un santo bensì un “gigante della Carità”. Quest'uomo si chiama Vincenzo de Paoli e nasce in una famiglia di origini assai modeste ma molto timorata di Dio. in un piccolo villaggio della Francia, precisamente a Puy.
La vicinanza del Papa, di fronte alla “sete di riscatto” del popolo colombiano. Il Cardinale Parolin celebra una Messa a Cartagena, nella città colombiana che si è trasformata nella “capitale dei diritti umani” per un giorno, quello in cui viene siglata la storica pace tra il governo e le FARC. Porta la vicinanza di Papa Francesco, sempre aggiornato sullo stato dei negoziati. E prega per la riconciliazione”.
Il Cardinale Angelo Bagnasco ha aperto i lavori del Consiglio Permanente della CEI con un pensiero alle vittime del sisma che il 24 agosto ha sconvolto l’Italia Centrale. Pensando a quelle immagini il porporato ha espresso gratitudine agli “operatori della Protezione Civile, volontari, membri di associazioni che, con semplicità, danno al Paese una testimonianza, vorremmo dire una lezione, di incomparabile valore. È l’esempio innanzitutto della fierezza di appartenere ad una terra, ad un popolo, ad una storia. Ci danno l’esempio di un modo di vivere alternativo alla cultura diffusa, che tende a svalutare le appartenenze come se fossero sinonimo di chiusura, di condizionamento, di ripiegamento sul passato. Sui volti delle popolazioni colpite brilla anche la fierezza umile e discreta della fede”. Il Cardinale ha espresso condanna per la vignetta di Charlie Hebdo sulle vittime del terremoto.
Lunedì 3 Ottobre nel Duomo di Monreale alle 17.30 Mons. Antonio Stagnianò, Vescovo di Noto, darà inizio agli eventi celebrativi del X anniversario della morte di Mons. Cataldo Naro (2006) con la prolusione dell’Anno Accademico della Scuola di Teologia di Base “Mons. Francesco Testa” dell’Arcidiocesi di Monreale.
"Non c’è spazio per nessuna ipocrisia e tutti sono chiamati a collaborare. In nessun caso ci si può lavare le mani oggi in Europa: governi nazionali, autorità europee e la stessa società, così come le comunità religiose, tutti siamo in qualche modo coinvolti”. Così il Cardinale Arcivescovo di Zagabria, Jozip Bozanic, che ha aperto a Madrid i lavori dell’Incontro dei direttori nazionali per la pastorale dei Migranti.
Gratuità, giustizia e solidarietà: sono i tre temi alla base delle relazioni economiche, ha sottolineato il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Tre temi che hanno una fondazione “antropologica e culturale”, e che per questo possono rispondere alla crisi dell’economia. Una crisi che è prima di tutto morale, come hanno spiegato Benedetto XVI prima e Papa Francesco poi.
La messa del Papa per i cattolici svedesi si celebrerà a Malmoe nello stadio Swedbank, quello che dal 2007 è lo stadio ufficiale della squadra locale di calcio.
Papa Francesco ha incontrato Joseph Kabila Kabange, Presidente della Repubblica Democratica del Congo. Un colloquio durato 20 minuti, con interprete.
‘Siamo tutti fratelli’ è il motto della visita che Papa Francesco farà in Azerbaigian nell’ambito del viaggio che, dal 30 settembre al 2 ottobre, lo porterà anche in Georgia a completamento di un itinerario nella regione caucasica che ha già visto il pontefice pellegrino in Armenia lo scorso giugno.
“Il mondo ha bisogno di perdono. Troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace”. Sono queste le parole che Papa Francesco ha pronunciato in visita ad Assisi per celebrare l’ottavo centenario del “Perdono di Assisi”. Anche i bolognesi hanno avuto “la loro” Porziuncola, in legno e riprodotta a grandezza naturale, durante i giorni di Festival Francescano, dal 23 al 25 settembre. L’evento, organizzato dal Movimento Francescano dell’Emilia-Romagna, ha avuto come slogan “per forza o perdono” per attualizzare i molteplici significati del Giubileo straordinario della Misericordia.
A leggere gli articoli di giornale o a scorrere le notizie, si può pensare che la persecuzione anti-cristiana avviene solo ad opera di fondamentalismi islamici, e viene perpetuata attraverso azioni spettacolari e violente come quelle della setta di Boko Haram o del Daesh, l’autoproclamato Stato Islamico. Ma non è così. E c’è un libro, “Perseguiteranno anche voi” (La Bussola Quotidiana), scritto da Marta Petrosillo, portavoce di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, che lo spiega.
La preghiera dell’Angelus di questa domenica, dedicata al Giubileo dei Catechisti, si apre con il ricordo di Papa Francesco della proclamazione del Beato Engelmar Unzeitig, sacerdote della Congregazione dei Missionari di Mariannhill. “Ucciso in odio alla fede – dice il Papa - nel campo di sterminio di Dachau, egli all’odio contrappose l’amore, alla ferocia rispose con la mitezza. Il suo esempio ci aiuti ad essere testimoni di carità e di speranza anche in mezzo alle tribolazioni”.
“In questo Giubileo dei catechisti, ci è chiesto di non stancarci di mettere al primo posto l’annuncio principale della fede: il Signore è risorto. Non ci sono contenuti più importanti, nulla è più solido e attuale. Ogni contenuto della fede diventa bello se resta collegato a questo centro, se è attraversato dall’annuncio pasquale”. Cosi Papa Francesco apre la sua omelia nella Messa per il Giubileo dei catechisti.
Un filare di alberi resiste alla bufera, un albero da solo no, per questo il compito del catechista va svolto in comunità.
Un incontro dove si sono simbolicamente avvicinate due città, separate da quasi 3000km, ma unite da sfide simili: Calais e Lampedusa. L’appuntamento tra le due città, note per il loro protagonismo nella storia migratoria recente, è diventato una occasione per ricordare che l'attuale crisi migratoria non è un affare di pochi, ma riguarda tutti e l'Unione Europea in prima persona. E’ accaduto dal 21 al 23 settembre 2016, dove si sono radunati nell'isola di Lampedusa Mons. Jean Paul Jaeger, Vescovo della diocesi di Arras (diocesi francese, dove si trova Calais), il Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e il Vescovo Mons. Guerino Di Tora della Fondazione Migrantes della Cei.
Le loro storie non sono conosciute al grande pubblico. Eppure, la grande storia dell’evangelizzazione delle americhe passa anche da quattro santi americani, sconosciuti ai più, che si sono dimostrati con la loro vita veri e propri testimoni di misericordia. Li ha celebrati la Pontificia Commissione dell’America Latina, insieme con l’arcidiocesi di Denver, in un simposio tutto dedicato a queste quattro figure.
E’ passato un mese da quella tragica notte del 24 agosto quando una scossa di magnitudo 6 ha colpito il centro Italia. Da allora la terra non ha mai smesso di tremare.