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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco ai giovani di Viviers, “siate poveri in spirito per comprendere Dio”

Papa Francesco incontra i giovani della diocesi di Viviers, Sala Clementina, Palazzo Apostolico Vaticano, 29 ottobre 2018

Il no all’evangelizzazione “triste”, il sì ad una evangelizzazione fatta con gioia sulla scorta dell’Evangelii Nuntiandi di San Paolo II, e l’invito a fare evangelizzazione in cammino: questo quello che Papa Francesco ha raccomandato ai giovani della diocesi di Viviers, per un mese in missione a La Rioja.

Quella di La Rioja, in Argentina, è una diocesi di martiri durante la dittatura, e uno di questi fu padre Longueville, che era sacerdote “fidei donum” della diocesi di Viviers, in Francia. E lì è stato per un mese un gruppo di giovani di Viviers, per andare alla scoperta dei missionari. Papa Francesco, accogliendoli, ha risposto alle loro domande, sottolineando che “il migliore impegno della parola di Dio sono i poveri”.

Perché a La Rioja non c’è solo padre Langueville. Era vescovo di La Rioja Enrique Angelelli, ucciso il 4 agosto 1976 in quello che ormai è stato chiarito non essere un incidente stradale e di cui è stato dichiarato il martirio l’8 giugno scorso, che – ha rivelato Papa Francesco – ha predicato agli esercizi spirituali dei Gesuiti del 13 giugno 1973, che lo elessero provonciale in Argentina. E venivano da lì Carlos de Dios Murias, frate minore conventuale, che con padre Gabriel Longueville fu destinato a El Chamical per fondare una comunità francescana per aiutare i contadini nella lotta ai latifondisti, e insieme a padre Langueville fu rapito il 18 luglio 1976 dalla Polizia Federale, torturati e uccisi tramite fucilazione. E il 25 luglio fu il turno di Wenceslao Perdenera, laico, anche lui impegnato nell’evangelizzazione dei contadini. Anche di loro è stato riconosciuto il martirio.

I giovani della diocesi Viviers sono stati invitati dal vescovo Marcelo Colombo di La Rioja.

Dopo aver visto un video che racconta l’esperienza dei giovani a La Rioja, Papa Francesco mette da parte il testo scritto, e ascolta domande e risposte dei ragazzi, ripercorrendo la loro opera di evangelizzazione.

Papa Francesco sottolinea che sono i poveri che comprendono meglio la parola di Dio, e allora “quanto più poveri di spirito ci facciamo, tanto più comprendiamo”, ricordando che “la parola di Dio non si ascolta solo con le orecchie, ma con il cuore”.

Papa Francesco invita ad ascolare la parola di Dio con cuore aperto, fa l’esempio del giovane ricco, al quale Gesù, dopo averlo fissato e amato (è anche il motto episcopale di Papa Francesco) chiese di dare tutto quello che aveva ai poveri.

La domanda, per Papa Francesco, è “perché non mi arriva la parola di Dio?” e la risposta è che c’è in quei casi il cuore “pieno di altre cose, un cuore che non ascolta”.

Papa Francesco poi parla della preghiera. Sottolinea che è forte se fatta in gruppo, e che in fondo “non si può pregare da soli”, perché si prega soli solo fisicamente, quando ci si mette davanti a Dio per incontrarmi con lui, ma si deve avere “coscienza che con noi c’è tutta la Chiesa, tutta la comunità”.

Il Papa poi chiede di prolungare l’esperienza fatta in Argentina, consigli che “una volta a settimana, una volta al mese, regolarmente, è importante che vi incontriate per ricordare e rinnovare”.

Papa Francesco quindi ha sottolineato che “aiutare i giovani è una cosa che si fa in cammino”. Servono “cose concrete e sfide concrete”, e per questo loda l’esperienza da La Rioja (dove i giovani si sono impegnati in tante attività manuali), perché “il lavorare insieme per fare qualcosa ci crea una serie di dimensione diverse dell’umanità: la dimensione di comprendere, di cooperare, pregare insieme anche”.

Il dialogo tra persone – afferma Papa Francesco – deve essere “un dialogo con la mente, con il cuore e con le mani”, e per questo è molto più facile che i giovani si sporchino le mani per fare qualcosa, e questo è buono, che si compromettano”.

Papa Francesco invita ad “evangelizzare in cammino”, ricorda che Gesù ci ha “inviato ad evangelizzare”, chiede di pensare sempre a dove poter andare, e sottolinea che si evangelizza solo con la gioia, come dice la Evangelii Nuntiandi di San Paolo II, che secondo Papa Francesco è il documento pastorale più importante, perché lì si dice “la frase che dipinge i mali dell’evangelizzazione”, indicando il problema degli “evangelizzatori tristi, non animati, senza illusioni, faccia di aceto”.

Papa Francesco poi conclude con un ricordo personale: “Io ho conosciuto Gabriel Longueville e monsignor Angelelli a La Rioja ci ha predicato il ritiro spirituale del 13 giugno del 1973 nel quale fui eletto provinciale”.

Infine, Papa Francesco ricorda quella che per lui è la chiave per l’evangelizzazione: essere allo stesso tempo “corpo a corpo con le persone, corpo a corpo con la parola di Dio”.

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