Roma, 22 October, 2018 / 10:00 AM
Historia magistra vitae. Tale affermazione, attribuita a Marco Tullio Cicerone, è senza dubbio molto conosciuta e di conseguenza anche chi di questa straordinaria disciplina si è occupato per un'intera vita come padre Giuseppe Cagni (1922-2014).
Barnabita, archivista, storico, uomo di cultura ma di più autentico religioso.
Ricordare questo sacerdote è rileggere una delle pagine più belle della storia dell'Ordine, fondato da Sant'Antonio Maria Zaccaria, per la formazione del clero e della società. Nel corso della sua lunga esistenza, padre Cagni si è occupato, con straordinaria cura, della storia del suo Ordine religioso. Non solo con la meticolosa precisione dell'appassionato ricercatore, ma con l'amore del figlio, nei confronti di un padre come il suo fondatore. Il rapporto che li legò è stato profondo, deciso, denso di amore.
Non ha solo amato la vocazione di barnabita, bensì ne ha incarnato l'ideale, testimoniandolo con il suo esempio, costante e coerente, per tutta la sua esistenza.
Di famiglia semplice, entrato ad 11 anni nell'educandato della famiglia religiosa vi seguì tutti gli studi, fino all'ordinazione sacerdotale, avvenuta il 22 maggio 1948 presso la chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari, in Roma.
Già dai primi anni del suo sacerdozio, i superiori stimandolo decisero di farlo iscrivere all'Università di Bologna, per laurearsi in lettere. In ciò è bene ricordare come padre Cagni mostrò sempre uno straordinario interesse per gli studi di letteratura umanistica e religiosa del milleseicento, ai quali dedicò tutta la sua vita. Ci ha lasciato circa 460 tra articoli, note, biografie sulla spiritualità barnabitica e sulla storia di questa famiglia religiosa.
Uomo di eccezionale mitezza e di profonda ascesi nei vari incarichi a lui affidati, tra cui anche quello di apprezzato docente di lettere, per molti anni, al liceo “Le Querce” di Firenze, non ha dimenticato di poter fare dell'apostolato fra i giovani, diffondendo l'amore per il Vangelo e per la persona del Cristo. In questa veste, negli anni 1973-1978 diresse anche delle esperienze missionarie in Amazzonia con i ragazzi della scuola.,che amava ricordare, con particolare affetto.
Questa capacità di dialogare, con il mondo giovanile, l'ha mantenuta costante anche nel differente apostolato, svolto nella parrocchia dei santi Biagio e Carlo ai Catinari, in Roma, dove risiedeva di comunità.
La sua cultura e la sua intelligenza non lo separarono dal mondo bensì gli davano le chiavi per comprendere l'altro e sentirlo amico. Nei colloqui sapeva comprendere, spronare, stimolare al bene. Molti giovani che lo hanno incontrato così lo ricordano.
Autentico barnabita sia all'esterno che all'interno ha fatto della sua esistenza non solo un dono per la società ma soprattutto una testimonianza di coerente fedeltà alla Chiesa ed alla vita religiosa.
Uomo disponibile era sempre pronto a venire incontro agli altri. Se richiesto per una confessione, in sacrestia, lasciava quello che stava facendo e scendeva, sorridente e disponibile. In quel momento capivi chi avevi davanti. Questo era padre Cagni.
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