Vilnius, 23 September, 2018 / 5:10 PM
Un pellegrinaggio nel dolore delle persecuzioni, una visita nelle celle del KGB, una preghiera davanti alla lampada che non spegne la speranza.
Papa Francesco lo aveva detto al termine della messa che sarebbe andato in quel luogo per non spegnere la memoria, e lungo il tragitto da Kaunas verso Vilnius il Papa si è fermato davanti al Monumento delle vittime del Ghetto ebraico e depone un omaggio floreale.
Un semplice targa sul muro di un edificio residenziale in via Rudninku, in pieno centro storico di Vilnius. Il Grande Ghetto fu aperto il 6 settembre 1941. Al suo interno la fame, le malattie, le esecuzioni di strada, i maltrattamenti e le deportazioni nei campi di concentramento e di sterminio ridussero la popolazione del ghetto da 40 mila a zero. Dai circa 95 mila residenti ebrei e le 110 sinagoghe attive prima dell’occupazione nazista, oggi si contano appena 4 mila ebrei e solo 2 sinagoghe. Il 23 settembre 1943, giorno della chiusura del Ghetto di Vilnius, è stato dichiarato il Giorno del genocidio ebraico in Lituania.
Al Museo delle Occupazioni e Lotte per la Libertà il Papa con l’Arcivescovo di Vilnius, Grušas sono scesi nelle piano inferiore n. 9 e n. 11, dove il Santo Padre accende una candela in memoria delle vittime.
In dono lascia una lampada che resterà accesa davanti alle foto dei vescovi e dei sacerdoti martiri in questo luogo. Un legame con i martiri dell’inizio del cristianesimo.
Con loro il vescovo Sigitas Tamkevičius che in quelle carceri è stato rinchiuso per la sua opposizione al comunismo. Una visita che si conclude con la firma del libro degli ospiti: “ In questo luogo che commemora tanta gente che ha sofferto per violenza e odio, e che hanno sacrificato le loro vite per la causa della libertà e della giustizia, ho pregato che Dio Onnipotente possa dare il dono della riconciliazione e pace al popolo lituano”.
Poi la tappa al Monumento delle Vittime delle Occupazioni e Lotte per la Libertà per un momento di preghiera insieme a centinaia di persone che lo attendevano nella piazza della cattedrale.
“«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,47).
Il tuo grido, Signore, non cessa di risuonare, e riecheggia tra queste mura che ricordano le sofferenze vissute da tanti figli di questo popolo. Lituani e provenienti da diverse nazioni hanno sofferto nella loro carne il delirio di onnipotenza di quelli che pretendevano di controllare tutto.
Nel tuo grido, Signore, trova eco il grido dell’innocente che si unisce alla tua voce e si leva verso il cielo. È il Venerdì Santo del dolore e dell’amarezza, della desolazione e dell’impotenza, della crudeltà e del non senso che ha vissuto questo popolo lituano di fronte all’ambizione sfrenata che indurisce e acceca il cuore.
In questo luogo della memoria, ti imploriamo, Signore, che il tuo grido ci mantenga svegli. Che il tuo grido, Signore, ci liberi dalla malattia spirituale da cui, come popolo, siamo sempre tentati: dimenticarci dei nostri padri, di quanto è stato vissuto e patito.
Che nel tuo grido e nella vita dei nostri padri che tanto hanno sofferto possiamo trovare il coraggio di impegnarci con determinazione nel presente e nel futuro; che quel grido sia stimolo per non adeguarci alle mode del momento, agli slogan semplificatori, e ad ogni tentativo di ridurre e togliere a qualsiasi persona la dignità di cui Tu l’hai rivestita.
Signore, che la Lituania sia faro di speranza. Sia terra della memoria operosa che rinnova gli impegni contro ogni ingiustizia. Che promuova creativi sforzi nella difesa dei diritti di tutte le persone, specialmente dei più indifesi e vulnerabili. E che sia maestra nel riconciliare e armonizzare le diversità.
Signore, non permettere che siamo sordi al grido di tutti quelli che oggi continuano ad alzare la voce al cielo”.
Il museo si trova a poche centinaia di metri dalla piazza della Cattedrale di Vilnius. Un edificio simbolo della dominazione sovietica, all’epoca sede degli uffici del KGB e soprattutto, nei famigerati seminterrati, delle prigioni in cui venivano torturati e detenuti gli oppositori del regime. In precedenza, fu la Gestapo a occuparlo tra il 1941 e il ’44 con finalità analoghe. Secondo alcune stime, oltre mille persone hanno perso la vita nell’edificio soltanto tra il 1944 e gli anni Sessanta. A ricordo di quell’orrore, l’edificio è stato riadattato nel 1992 a Museo dedicato alle vittime.
Il Papa ha poi fatto rientro alla nunziatura di Vilnius.
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