Città del Vaticano , 09 June, 2018 / 5:00 PM
“Non dimenticatevi mai dei primi maestri, non dimenticatevi mai della scuola. Perché? Sentite bene. Perché sono le radici della vostra cultura. Cosa significa sradicato? Senza radici. Io non devo essere sradicato, cioè senza radici. E per questo ricordare la scuola, le maestre, sempre nella vita ci aiuterà, mantenere le radici per dare fiori e frutti”.
Papa Francesco lo ha detto ai bambinidi quattro scuole delle grandi periferie di Milano Gallaratese, Corvetto, Barona e Via Padova arrivati a Roma Sul Frecciarossa 1000 di Trenitalia.
Ancora una volta il “ Treno dei Bambini” è stata l’occasione pcreata dal Cortile dei gentili del Pontificio Consiglio della cultura, in collaborazione con Ferrovie italiane, per regalare ai piccoli che vivono in condizioni svantaggiate una giornata di gioia e di festa. «Città amica» lo slogan di questa edizione, dedicata alle periferie delle metropoli di Milano e Roma.
Papa Francesco, ha risposto alla domande dei bambini, si è lasciato andare ai ricordi della sua infanzia. I giochi, le persone e soprattutto la sua prima maestra nei ricordi del Papa: La maestra si chiamava Stella, una maestra che ho avuto nel primo anno e nel terzo, la stessa maestra. Nel secondo e nel quarto ne ho avuta un’altra. Era brava, ci insegnava a scrivere e a leggere, bravissima. Poi, quando sono uscito dalla scuola, l’ho ricordata sempre, perché ricordare la prima maestra o il primo maestro è molto importante perché è quello che ti fa andare nella vita per primo. E io la chiamavo al telefono, già da ragazzo, già da prete. E poi da vescovo l’ho aiutata nella sua malattia. E’ morta a 94 anni. E io l’ho seguita sempre. Quel ricordo non lo dimentico mai”.
Qualche chiaccihera sul gioco del calcio e poi la sue impressione al momento della elezione a Pontefice. Il Papa ha confidato di aver provato “pace” al momento della sua elezione al pontificato e, ha aggiunto, quella “pace” continua ancora a sentirla. Mentre ha definito un “colpo” la scelta di diventare sacerdote, indicando il giorno esatto della sua vocazione: il 21 settembre, festa di san Matteo. Lavorava in un laboratorio chimico, ha raccontato ai ragazzi, ma non era soddisfatto perché avvertiva il bisogno di fare qualcosa in più per gli altri.
I ragazzi hanno portato al Papa plastico e disegni e il Francesco li ha esortati a lavorare con l’intelligenza, con le mani e con il cuore. Tre elementi, che devono essere sempre insieme. I ragazzi hanno raccontato a Francesco il percorso pedagogico che li ha portati alla scoperta dei propri quartieri e all’elaborazione di idee e soluzioni per conoscerne e migliorarne la qualità della vita.
Il cardinale Ravasi presentando i ragazzi ha detto che tra i cinquecento bambini ci sono musulmani, buddisti, ortodossi e atei, ma nessuna famiglia si è opposta alla partecipazione dei figli a questa iniziativa culminata in Vaticano con l’incontro con i Pontefice.
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