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Polonia, una Bibbia in aramaico e polacco per favorire il dialogo

Il professor Wrobel con una copia della Bibbia in aramaico

I Targumin sono le traduzioni in aramaico della Bibbia ebraica. Si sono sviluppate nel II secolo, perché la Bibbia era in ebraico, ma la lingua parlata dalla popolazione era l’aramaico, e l’ebraico venne sempre più abbandonato dopo l’esilio da Babilonia. In Polonia, la traduzione in aramaico della Bibbia ebraica è stata pubblicata con il testo a fronte in ebraico. Per favorire il dialogo.

Quaranta anni fa, avendo nelle mani i testi del Targum, non avrei mai pensato che sarebbero apparsi in polacco”, ha dettto l’arcivescovo Stanislaw Gadecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca, presentando il volume lo scorso 15 maggio presso l’Università Cattolica di Lublino.

Insieme a lui, a presentare le “Introduzioni alla Bibbia aramaica” del professor Miroslaw S. Wrobel c’era anche Michael J. Schudrich, rabbino capo di Polonia. Dopo le introduzioni, sarà pubblicata una serie di volumi della Bibbia aramaica, che è la prima traduzione di questo tipo nella storia della Polonia.

Si tratta di un fatto da sottolineare , anche perché – ha notato il rabbino capo Schudrich – “il Targum è estremamente importante nella tradizione ebraica”.

Il prossimo volume pubblicato sarà il Libro dei Salmi. Padre Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza Episcopale Polacca, ha spiegato che si inizia dal libro dei Salmi perché questo “è il più vicino tra giudaismo e cristianesimo, dato che i salmi sono sempre letti in chiesa e in sinagoga, a differenza di altri libri biblici che vengono letti in momenti diversi”.

Il progetto ha ancora maggiore impatto se si considera che in Polonia una proposta di legge che arrivava a punire con la detenzione qualunque polacco associasse la Polonia ai campi di concentramento, legge poi sospesa per la pressione internazionale.

Ma il dialogo tra cattolici ed ebrei è sempre stato forte nel Paese. Basti considerare che uno dei migliori amici di Karol Wojtyla, Jerzy Kluger, era un ebreo, e fu proprio il Papa polacco il primo pontefice a visitare una sinagoga.

Basti ricordare la storia della famiglia Ulma, di Markowa, che fu sterminata dai nazisti perché avevano nascosto due famiglie di ebrei: durante la visita di Papa Francesco ad Auschwitz il 6 agosto 2016, letta dal parroco Stanislaw Ruszala che ha rappresentato la famiglia Ulma, giusta tra le nazioni.

Lo scorso 2 marzo, poi, è stato auspicato un futuro fondato da “amicizia, solidarietà e verità” in una lettera diretta ad autorità polacche e israeliana firmata dai 50 polacchi rimasti ancora vivi dei 6700 “giusti tra le nazioni” provenienti di Polonia riconosciuti dallo Yad Vashem. Il 17 marzo, è stato inaugurato in Polonia un museo che onora i polacchi che salvarono gli ebrei durante il periodo nazista.

È questo il contesto in cui collocare il progetto della Bibbia in aramaico, che di certo non è una risposta diretta alla situazione, ma ricorda come il lavoro di collaborazione, dialogo e amore tra polacchi cattolici ed ebrei sia sempre rimasto vivo.

Tanto che, alla presentazione presso l’Università Cattolica di Lublino – che fu di Giovanni Paolo II e che quest’anno festeggia il centenario – c’erano anche l’arcivescovo Stanislaw Budzik, Metropolita di Lublino e Gran Cancelliere dell’Università Cattolica di Lublino, Mons. Mieczyslaw Cislo, vescovo ausiliare di Lublino ed ex presidente della Commissione per il Dialogo con il Giudaismo della Conferenza episcopale polacca, e padre Antoni Debinski, rettore dell’Università Cattolica di Lublino.

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