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Un servizio di EWTN News

La storia di Loppiano, la cittadella dei Focolari che riceve Papa Francesco

A pochi giorni dalla visita papale a Loppiano in programma giovedì 10 maggio, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, ha invitato ad intensificare la preghiera e l’amore evangelico in preparazione dell’evento: “Vorremmo che a Loppiano il Papa possa trovare quel popolo di Chiara che vive il Vangelo e che è legato solamente dall’amore scambievole, che possa vedere nella cittadella un riflesso della vita trinitaria sulla terra”.

A Michele Zanzucchi, docente all’Istituto Universitario ‘Sophia’ a Loppiano e caporedattore degli esteri del mensile ‘Città Nuova’, abbiamo chiesto di spiegarci la sensazione che si prova: “A 65 anni dalla fondazione di Loppiano, per la prima volta un papa visita la cittadella toscana dei Focolari, la prima della trentina che esistono oggi nel mondo. I sentimenti che si provano sono di vario genere. Innanzitutto uno che riguarda la dimensione ecclesiale dell’evento: la mattinata che il papa trascorrerà a Loppiano si inserisce infatti in una serie di visite già effettuate o di prossima realizzazione nei luoghi del cattolicesimo italiano più dinamici, più popolari e anche più contestati, in diversi momenti della loro esistenza. Così la visita ai luoghi di don Mazzolari, di don Milani, di don Tonino Bello, di don Zeno…

C’è poi un sentimento di riconoscenza (se così si potesse dire) a nome della fondatrice Chiara Lubich: sapendo quanto amava la Chiesa, e sapendo quanto amava anche Loppiano, prototipo di una convivenza basata sull’amore reciproco evangelico, non posso che esprimere i sentimenti di gratitudine che tutto il Movimento ha per questo gesto del papa. Infine, c’è pure un sentimento di attesa: questo papa sa creare sempre la sorpresa. Negli ultimi anni ha saputo ‘pungolare’ le diverse associazioni laicali ad un sempre maggior impegno per il Vangelo, e per il Vangelo dei poveri. Chissà che cosa ‘inventerà’ questa volta”.

Perché la fondazione di una cittadella come Loppiano?

“Come per tutte le altre ‘fondazioni’ di Chiara Lubich, lo Spirito si è manifestato quando Chiara Lubich ha risposto a una reale esigenza dettata dall’attenzione e dall’amore per situazioni particolari, che hanno poi dimostrato una valenza universale. Così per Loppiano si trattava di dare una ‘casa’ ai tanti giovani che all’epoca, agli inizi degli anni Sessanta,  volevano seguire il carisma dell’unità. Da questa risposta originale è poi nata una cittadella di convivenza per gente di tutte le età, le razze, il censo, in uno spirito conciliare di apertura e di evangelizzazione. Che l’idea originale, maturata anni prima dinanzi all’abbazia di Einsiedeln, in Svizzera, fosse buona lo dimostra la nascita progressiva di altre decine di centri simili, nelle più diverse situazioni locali, come risposta ad esigenze emerse sul posto: ad esempio l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, i problemi sociali…”.

Prima di Loppiano il papa visita Nomadelfia: un viaggio non casuale. Quale rapporto c’era tra Igino Giordani e don Zeno Saltini?

“Nel dopoguerra ricco di iniziative e di impegno cattolico e cristiano per una società più giusta, fraterna, ispirata dal Vangelo, gli ‘spiriti nobili’ in Italia  si trovarono ad accogliere la novità del Concilio Vaticano II come una corrente di pensiero e di azione capace di proporre appunto più modelli di società che si avvicinassero all’ideale cristiano. Giordani e don Zeno furono due grandi sostenitori, convergenti, di un tale afflato laico e universale”.

Come viveva Chiara Lubich la ‘Chiesa in uscita’ di papa Francesco?

“Chiara Lubich aveva come orizzonte il ‘che tutti siano uno’ evangelico, cioè l’unità della Chiesa cattolica, della cristianità, della fede e del servizio all’umanità. I quattro dialoghi proposti da papa Paolo VI alla Chiesa universale erano nel dna del Movimento, sin dagli inizi negli anni ‘40. Credo che in questa attenzione profonda a una evangelica cultura del dialogo si possa trovare una ‘anticipazione’ della ‘Chiesa in uscita’ di papa Bergoglio. Per Chiara Lubich non era nemmeno concepibile una Chiesa ripiegata su se stessa, incapace di aprirsi al mondo”.

Ad ottobre ci sarà il sinodo della Chiesa sui giovani: per quale motivo il movimento dedica molto spazio ai giovani?

“Una delle ultime fondazioni di Chiara Lubich è stata quella della parte giovanile del Movimento, nel 1967. In realtà tutti i suoi primi compagni e le sue prime compagne erano giovani quando iniziarono ‘l’avventura dell’unità’. L’attenzione ai giovani è sempre stata una naturale disposizione dei Focolari, e lo è tutt’ora. Ricorderei il ‘format’ del Genfest, festival di giovani con musiche, testimonianze, preghiera e gioia diffusa che hanno poi ispirato san Giovanni Paolo II nell’istituzione delle Giornate mondiali della gioventù”.

Recentemente ha scritto il libro ‘Potere e denaro’ con prefazione di papa Francesco: il papa come intende l’economia?

“Sappiamo tutti che il papa non è un economista in senso stretto, ma è un attento propugnatore di una ‘antropologia dell’economia’ che eviti di soccombere al paradigma tecnocratico di un capitalismo disumano e spersonalizzato. La sua evangelica insistenza sui poveri, sui deboli e sui diseredati del mondo intero indica la via da seguire: il denaro è uno strumento per rendere la società più giusta e coesa, e non l’orizzonte dei ricchi per diventare sempre più ricchi, per accumulare poterei. Denaro e potere vanno ‘convertiti’ al servizio della giustizia sociale”.

 

  

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