Città del Vaticano , 06 May, 2018 / 6:05 PM
Papa Francesco è arrivato nella parrocchia di largo Agosta, nel quartiere Tor de’ Schiavi di Roma. Il suo è un pomeriggio denso di attività: nell’oratorio del Santissimo Sacramento il Pontefice risponde a quattro domande, poste da un genitore, da un giovane, da un adolescente e da un bambino. Poi si sposta nel salone parrocchiale, dove abbraccia gli anziani e gli ammalati. Sale nei locali della “Casa della gioia”, per inaugurare il locale per persone con disabilità. E infine celebra la Messa, durante la quale impartisce il sacramento della Cresima a una bambina della parrocchia affetta da malattia mitocondriale e a sua madre.
Il primo momento nella parrocchia romana del Santissimo Sacramento sono le quattro domande. Un botta e risposta tra i parrocchiani e il Pontefice. La prima domanda è una situazione irregolare matrimoniale, il genitore dice al Papa che in questa parrocchia però si sente sempre come a casa e chiede come educare i figli alla fede. “Mamma indaffarata, papà indaffarato – dice a braccio il Papa - i bambini crescono da soli, i nonni che aiutano sono un tesoro. In questo mondo i nonni sono messi nella lista dello scarto, mai scartare i nonni. I bambini a volte crescono soli perché il lavoro, il bisogno del lavoro, senza dialogo con i genitori. I grandi valori della vita si trasmettono con il dialetto della famiglia. Quella fede che ti insegnano la mamma o il papà, quella fede si trasmette con il dialetto della casa. E’ un problema della vitamina della famiglia. Io ho un abitudine quando confesso il papà o la mamma, gli domando se giocano con i figli. Questo non si deve perdere. Il nocciolo dell’amore è la famiglia”.
La seconda domanda viene da un’animatrice della parrocchia. Lei racconta al Papa la sua difficoltà ad inserirsi in una comunità parrocchiale. “La mia risposta sarebbe una bastonata ai preti e ai vescovi – scherza il Papa – una parrocchia deve essere famiglia e non è facile, c’è una virtù che tutti i preti devono avere ed è la vicinanza. Questo lo ha detto Dio quando ha voluto che suo Figlio si facesse vicino a noi. L’accoglienza è quel sorriso naturale che trovi a casa tua. Gesù si è fatto vicino a noi.
La terza domanda viene da un adolescente di quindici anni che ha perso suo padre e ha trovato nella parrocchia un conforto spirituale importante. Ma non tutti i suoi coetanei la vedono cosi. E chiede proprio al Pontefice come si può fare per avvicinare i giovani: “ I tuoi compagni hanno ragione, alcuni laici suore sono noiosi davvero! Hanno le facce da veglia funebre! Ma il Vangelo porta gioia sempre! Dobbiamo avere sempre davanti agli occhi: se io sono una vera credente quello deve esprimersi nella gioia. Fai le cose con gioia e loro guarderanno!”.
La quarta domanda al Pontefice è una richiesta e arriva da un bambino, chiede al Pontefice di benedire la mamma malata. “Pregate sempre per i genitori, perché loro pregano per voi. I genitori hanno bisogno della vostra preghiera. E quando stanno male pregate di più. La preghiera fa crescere la famiglia”.
Per la “Casa della gioia” c’è anche l’arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, il Cardinale Luis Antonio Taglie, legato alla nascita della struttura. “Alcune mamme in età avanzata mi avevano chiesto aiuto per l’assistenza dei figli con disabilità, quando loro sarebbero venute a mancare. Ma oltre che pregare non sapevo cosa fare”, racconta il parroco don Maurizio Mirilli al Vicariato di Roma. Illuminante fu, allora, la partecipazione agli esercizi spirituali predicati dal Cardinale Tagle “Ci disse che il Vangelo ci sprona a scoperchiare i tetti per accogliere chi ha bisogno di Cristo. Quella Parola mi folgorò e capii cosa dovevo fare”. La nuova casa famiglia è stata infatti realizzata nei locali del sottotetto, fino a qualche tempo fa adibiti a magazzino. Dopo averne benedetto gli ambienti, il Papa incontra i sette ragazzi che la abiteranno insieme a due religiose e a una laica.
Durante l’omelia il Papa poi parla di amore: “Gesù prima di andare all’Orto degli Ulivi e cominciare la sua passione, ha un lungo discorso a tavola con i discepoli, Lui consiglia una cosa forte: Rimanete nel mio amore. Ognuno di noi può domandarsi nel proprio cuore: io rimango nell’amore del Signore o esco fuori per cercare altri divertimenti e condotte di vita? Lui ha dato la vita, è stato il servo, lui ha servito gli altri. Perché l’amore non è quello che dicono nei film , l’amore non è suonare violini, l’amore è lavoro. L’amore si fa vedere nelle opere, non nelle parole”.
“Sono stato alla Casa della Gioia, ma per me è anche la Casa dell’Amore – dice Francesco parlando della sua esperienza trascorsa poco prima nei locali della parrocchia – l’amore è lavoro per gli altri”.
“L’amore sempre è primo – afferma il Pontefice – Lui ci ha amato per prima, il Signore ama sempre per prima, ci aspetta con l’amore”. “Fate lo sforzo di non sparlare degli altri – è l’ultimo invito del Papa – chiediamo al Signore di rimanere nell’amore, perché l’amore è servizio e prendersi carico degli altri”.
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