Città del Vaticano , 15 April, 2018 / 1:00 AM
Non solo la vicenda del piccolo Alfie Evans. Nei saluti del Regina Coeli, Papa Francesco fa riferimento a lui, ma anche alla vicenda di Vincent Lambert, e a tutti quanti vivono nella stessa situazione. Un monito, che ricorda come sempre più, e in occasioni sempre diverse, la vita viene considerata indegna di essere vissuta.
“Affido alle vostre preghiere – ha detto Papa Francesco – le persone, come Vincent Lambert in Francia, il piccolo Alfie Evans in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari”.
Si tratta – ha detto il Papa – di “situazioni delicate, molto dolorose e complesse”. Papa Francesco ha dunque pregato perché “ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto della vita”.
Poco prima del Regina Coeli, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, ha sottolineato in un comunicato “la terribile tragicità” della vicenda del piccolo Alfie Evans, e – oltre alla preghiera – ha espresso il forte auspicio “che possa aprirsi un dialogo e una collaborazione tra i genitori, comprensibilmente sconvolti dal dolore, e le autorità dell’ospedale presso cui Alfie è stato fino ad oggi curato, perché insieme cerchino il bene integrale di Alfie e la cura della sua vita non sia ridotta ad una controversia legale”.
Alfie – ha concluso l’arcivescovo Paglia – “non può essere abbandonato. Alfie deve essere amato, e così i suoi genitori, fino in fondo”.
La vicenda del piccolo Alfie Evans è nota. Il piccolo – che ha meno di due anni – ha una patologia che non si è riuscita a definire e che è stata chiamata “malattia di Alfie”, con grave danno cerebrale e la sicurezza che il male gli sarà letale. Il bambino è inguaribile, ma non incurabile. Da una parte, ci sono l’Alder Hey Children’s e Anthony Paul Hayden, giudice dell’Alta Corte di Londra, e dall’altra i genitori del bambino. Il giudice ha autorizzato il distacco delle macchine che tengono in vita Alfie, e il ricorso dei genitori è stato giudicato inammissibile dalla Corte Europea. Si è deciso, in pratica, di non proseguire le cure sul bambino, che morirebbe privato dei supporti vitali, ma che non è in stato vegetativo.
Lo scorso 5 aprile, Papa Francesco si era espresso sulla vicenda di Alfie Evans con un tweet, in cui si chiedeva di “fare tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans, e che la profonda sofferenza dei genitori possa essere ascoltata”.
Ma Papa Francesco, nel suo appello del Regina Coeli, ha menzionato anche la vicenda di Vincent Lambert. E se la storia di Alfie ricorda tristemente quella del piccolo Charlie Gard, totalmente diversa è quella di Vincent Lambert.
L'uomo è entrato e uscito dal coma nel 2008 a seguito di un incidente d’auto in seguito al quale ha subito danni al cervello irreversibili. È attualmente in stato di coscienza minima e, secondo varie perizie, potrebbe anche migliorare la sua condizione medica. In più, respira in modo autonomo, risponde agli stimoli e non dipende dalle macchine.
Nel 2013, la moglie Rachel, che da tempo non vive più in Francia, ha fatto sospendere l’alimentazione al marito. I genitori di Lambert non ne erano stati informati. Quando lo hanno scoperto, hanno ordinato di riprendere a nutrire il figlio.
La battaglia legale che ne è conseguita ha portato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ad acconsentire alla sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione nel 2015, ma i medici non avevano proceduto per via di ricorsi. Lo scorso 9 aprile, i medici dell’ospedale francese CHU Sebastopol di Reims hanno concluso, dopo cinque mesi di procedura collegiale, che continuare a nutrire e idratare Vincent Lambert è una “ostinazione irragionevole”.
Ora i genitori hanno altri dieci giorni per fare ricorso, ma la decisione sembra essere quella definitiva.
Ci sono anche altri casi, come ha ricordato Papa Francesco. Come quello del piccolo Isaiah, bambino di appena un anno che ha respirato per sette ore prima di morire dopo che gli era stata staccata la respirazione artificiale. Era cerebroleso a causa di un parto difficile che mise in pericolo sia la madre che il bambino, e i medici, dopo averlo salvato, hanno deciso che era migliore interesse del bambino di morire. La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha respinto al ricorso dei genitori contro il King’s College di Londra, dove Isaiah era ricoverato.
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