Buenos Aires, 17 June, 2015 / 6:47 PM
Domenica e lunedì Papa Francesco sarà a Torino per l’Ostensione della Sindone e per celebrare il bicentenario dalla nascita di San Giovanni Bosco. Un rapporto, quello del Papa con il mondo salesiano, che spesso viene fatto risalire alla sua infanzia, quando il piccolo Jorge Mario Bergoglio entrò in contatto con importanti figure salesiane. C’è un dettaglio, tuttavia, che vede anticipare di molto – almeno sul piano temporale - questo pensiero comune.
Infatti fu proprio un sacerdote salesiano a far incontrare i genitori del futuro Papa. Don Enrico Pozzoli, anche lui italiano residente in Argentina, fece da ponte tra le famiglie di Francisco José Mario Bergoglio e Maria Regina Sivori, il primo 26enne, la seconda 22 enne.
I giovani, che vivevano rispettivamente a Flores e ad Almagro si conobbero e decisero di sposarsi, affidando la celebrazione proprio a don Enrico, il 12 dicembre 1935. La famiglia Bergoglio si trasferì in una casa nei pressi della Basilica di San José de Flores, a Buenos Aires, a Varela N° 268. Giovedì 17 dicembre 1936, alle ore 21 nacque il loro primo figlio, che fu chiamato Jorge Mario. Ad otto giorni dalla nascita, il giorno di Natale, Jorge Mario veniva battezzato dallo stesso don Pozzoli, nella chiesa salesiana “San Carlos” di Almagro.
Il segno del legame con il mondo salesiano sarà evidente anche nel dono che Papa Francesco riceverà dal sindaco di Torino Piero Fassino. In particolare il primo cittadino donerà a Papa Francesco le copie anastatiche di 22 lettere autografe di San Giovanni Bosco, perfettamente riprodotte su carta originale risalente al XIX secolo. Le lettere, fanno parte del carteggio di San Giovanni Bosco indirizzato al barone Feliciano Ricci des Ferres, nobile cattolico impegnato nel sociale, suo amico e benefattore. Le lettere sono conservate presso la Biblioteca storica di Palazzo Cisterna.
Nella lettera che accompagnerà la scatola contenente le riproduzioni anastatiche, il sindaco Fassino ha scritto tra l'altro: "confido che vorrà accogliere questo piccolo dono come manifestazione visibile dell'orgoglio che nutriamo per la nostra storia piemontese, capace di creare le condizioni per la nascita e lo sviluppo di quei Santi sociali cui deve tanto sia la dottrina sociale della Chiesa sia la riflessione laica sulla solidarietà".
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