Roma , 20 March, 2015 / 12:45 AM
Don Luigi Orione e Giovanni Battista Montini, poi divenuto Papa Paolo VI, sono stati due santi protagonisti tra i più rilevanti della scena ecclesiale del Novecento.
Tra loro ci fu non solo una grande amicizia, ama una stretta collaborazione che li rese collaboratori di misericordia. Tra le tante opere comuni una è singolare ed è l’attenzione al recupero dei “preti lapsi”, i sacerdoti che per i più diversi motivi erano “perduti”. Per raccontare questa storia di carità don Flavio Peloso, superiore generale dell’ Opera della Divina Provvidenza, ha recuperato negli archivi un carteggio tra i due santi.
Montini e don Luigi pur separati da 25 anni di età, si conobbero, nel 1927, e si stimarono con reciproca confidenza. L’epiteto “amico di Don Orione”, che compare nel titolo, fu più volte attribuito da a se stesso durante tutto l’arco della sua vita.
I testi sono, dice don Flavio, “di grande bellezza letteraria, ricchi di afflato spirituale, tra i più penetranti per intuizione e lucidità nel genio della carità di san Luigi Orione, e sono preceduti da una ricostruzione storica suddivisa in tre periodi: quello della relazione personale di Montini con Don Orione iniziata nel 1927, il tempo dell’episcopato milanese e i 15 anni del pontificato romano.”
Don Flavio dove era il carteggio?
Era custodito nell’ archivio dell’ Opera della Divina Provvidenza per discrezione. Molti infatti erano i casi che erano riportati con nome e cognome. E questo carteggio si è chiuso intorno al 1940. Ora si possono aprire gli archivi perché nessuna delle persone interessate è più in vita.
Quali erano le difficoltà da affrontare?
Le difficoltà sono sempre gli stessi, insomma l’umanità è la stessa. Si trattava di casi di dipendenze da droghe e alcol, di disturbi psichici, devianze sessuali. Ma come oggi anche allora erano casi erano trattati uno ad uno, con carità e verità. Si trattava di una umanità ferita che Montini e don Orione curavano insieme.
Come è nata questa collaborazione?
Sul campo. Montini era in Segreteria di Stato, giovane, e il Segretario di Stato Canali gli segnalava alcuni casi. Montini aveva conosciuto don Orione nel 1927 e ne era rimasto affascinato. La sua prima lettera è molto bella: ricorro a Lei anche se poco mi conosce per due titoli, uno quello della carità e per la stima che ho di Lei avendola ascoltata...
Quindi a Montini arrivavano sulla scrivania questi casi e Don Orione invece era sul campo.
Abbiamo fatto anche una ricerca su tutti questi casi perché vari vescovi d’ Italia ricorrevano a Don Orione. E anche personalità vaticane dell’epoca come il Cardinale Thysserant, tutti si rivolgevano a Don Orione con casi difficili o disperati.
Quando succedevano queste cose tutti giravano alla larga, nessuno sapeva cosa fare e allora ricorrevano a don Orione.
Come procedeva?
Per prima cosa Don Orione si informava e poi c’era la carità. Alcuni lo cercavano, altri invece li cercava lui e a seconda dei casi cercava una collocazione. A volte erano ospiti insieme ad altri e trovavano un asilo e un tetto. Altre volte però li inseriva e li valorizzava in alcune attività nelle diverse case dell’ Opera. Solo dopo un suggerimento esplicito di Montini, fu costituita una casa per questi preti a Varallo Sesia in provincia di Novara e rimase attiva fino agli anni ’70. E lì venivano accolti i casi disperati che avevano davvero bisogno di essere sostenuti. Allora c’erano anche i casi dei sacerdoti che avevano delle avventure con le donne. E in quell’epoca la situazione era molto diversa da adesso.
Altra vicenda invece quella che riguardava i sacerdoti che avevano problemi dottrinali.
Don Orione univa varità e carità e poi aveva sempre l’inventiva di trovare una soluzione, e magari qualche volta aveva anche dei problemi perché non sempre era facile trovare una collocazione adeguata. Ci sono anche storie di chi è stato recuperato.
Che cosa c’era alla base della loro collaborazione?
Alla base del loro operare c’è un grande amore e una grande passione per la Chiesa, e questo significa aver passione per le miserie. Quando si ama si ha passione per le miserie.
Verità e carità sono sempre difficili da coniugare, ma è la strada che seguivano questi due santi.
E come dice Papa Francesco, i fatti prima delle idee che in questo caso vuole dire prima le persone, piuttosto che gli schemi. Ogni azione e soluzione veniva modellata sulla persona concreta.
Nella corrispondenza c’erano anche altri argomenti?
Nell’avvicinarsi della guerra, e Don Orione è morto il 12 marzo del 1940. Una richiesta che veniva tramite Montini da Pio XII era di portare aiuto e far espatriare degli ebrei, e l’altra era quelle di informazioni da paesi già invasi dalla Germania.
Una attività che poi ha preso consistenza anche dopo la morte di Don Orione grazie ad altri confratelli della Piccola Opera. Ad esempio don Gaetano Piccinini, che è stato proclamato giusto tra le nazioni, ha fatto una grande opera con gli ebrei.
(La storia continua sotto)
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E così anche un nostro confratello con il doppio passaporto italiano e tedesco che portava somme di denaro in Polonia. Una rete che Montini tesseva sotto la guida del Papa, Pio XII.
Collaboratori di misericordia insomma.
Il libro “Paolo VI, “amico di Don Orione” è stato curato da Don Flavio Peloso e pubblicato dalle Edizioni Rubbettino, 186 pagine, di cui 16 di fotografie.
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