Roma, 14 February, 2018 / 5:13 PM
Con la processione dalla Basilica di Sant’Anselmo fino a quella di Santa Sabina, dove ha presieduto la Messa ed imposto le Ceneri, Papa Francesco ha dato il via alla Quaresima nel giorno del Mercoledì delle Ceneri attraverso la forma delle Stazioni romane.
Nell’omelia il Papa - dopo aver ricordato che la Quaresima è “tempo propizio per correggere gli accordi dissonanti della nostra vita cristiana e accogliere la sempre nuova, gioiosa e speranzosa notizia della Pasqua del Signore” - ha elaborato il percorso quaresimale su tre pilastri: “fermati, guarda e ritorna”.
Francesco ha invitato il credente a fermarsi, lasciando “questa agitazione e questo correre senza senso che riempie l’anima dell’amarezza di sentire che non si arriva mai da nessuna parte”. Non siamo obbligati a “vivere in modo accelerato, che disperde, divide e finisce per distruggere il tempo della famiglia, il tempo dell’amicizia, il tempo dei figli, il tempo dei nonni, il tempo della gratuità… il tempo di Dio”. Non siamo “in vetrina”, una situazione che “fa dimenticare il valore dell’intimità e del raccoglimento”. Fermiamoci per recuperare “la tenerezza, la pietà e il rispetto per l’incontro con gli altri, specialmente quelli vulnerabili, feriti” e la consapevolezza di dover essere grati “per il dono della vita e per tanto bene ricevuto”. In silenzio non ci si chiuderà in noi stessi e potremo “andare incontro agli altri per condividere i pesi e le sofferenze”.
Fermandosi il cristiano - ha proseguito il Papa - potrà contemplare. E così facendo vedrà “i segni che impediscono di spegnere la carità, che mantengono viva la fiamma della fede e della speranza. Volti vivi della tenerezza e della bontà di Dio che opera in mezzo a noi”. E ancora si scorgerà “il volto delle nostre famiglie che continuano a scommettere giorno per giorno, con grande sforzo per andare avanti nella vita e, tra tante carenze e strettezze, non tralasciano alcun tentativo per fare della loro casa una scuola di amore”. Ed ecco anche il volto di bambini e ragazzi che sono “germogli viventi dell’amore e della vita che sempre si fanno largo in mezzo ai nostri calcoli meschini ed egoistici”. E insieme a giovani e bambini vedremo gli anziani “portatori della memoria viva della nostra gente. Volti della sapienza operante di Dio” e quelli dei “malati e di tanti che se ne fanno carico; volti che nella loro vulnerabilità e nel loro servizio ci ricordano che il valore di ogni persona non può mai essere ridotto a una questione di calcolo o di utilità”. Potremo ancora scorgere - ha detto ancora il Pontefice - “i volti pentiti di tanti che cercano di rimediare ai propri errori e sbagli e lottano per trasformare le situazioni e andare avanti”. Ma potremo anche e soprattutto contemplare “il volto dell’Amore Crocifisso, che oggi dalla croce continua a essere portatore di speranza; mano tesa per coloro che si sentono crocifissi, che sperimentano nella propria vita il peso dei fallimenti, dei disinganni e delle delusioni”, un amore “senza esclusione. Guardare il suo volto è l’invito pieno di speranza di questo tempo di Quaresima per vincere i demoni della sfiducia, dell’apatia e della rassegnazione”.
Fermandosi e guardando, il cristiano ritorna. Dove? Alla casa del Padre - ha concluso il Pontefice - “senza paura alle braccia desiderose e protese di tuo Padre ricco di misericordia che ti aspetta. Questo è il tempo per lasciarsi toccare il cuore… Rimanere nella via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è qualcosa di molto diverso, e il nostro cuore lo sa bene. Dio non si stanca né si stancherà di tendere la mano”.
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