Città del Vaticano , 17 January, 2018 / 2:00 PM
Si prepara l’anno giubilare dell’Ordine di Santa Maria della Mercede, e Papa Francesco invia loro un messaggio in cui identifica tre protagonisti della loro storia: il fondatore, San Pietro Nolasco; la Vergine Maria; e Cristo Redentore. Con l’invito, alla fine del messaggio, di avere la forza di abbandonare tutto per prendere la croce del Signore.
Nato il 10 agosto 1218 con lo scopo di liberare i prigionieri cristiani fatti schiavi dei musulmani (e per questo, i Mercedari hanno il quarto voto di redenzione, con il quale si impegnano a sostituire con la loro persona i prigionieri in pericolo di rinnegare la fede), l’Ordine fu di carattere laicale e militare fino agli inizi del XIV secolo, quando i sacerdoti divennero sempre più importante e i maestri generalizi vennero eletti tra loro. Dopo la scomparsa della schiavitù, i Mercedari si sono specializzati nell’insegnamento e nell’apostolato missionario, e dopo il Concilio Vaticano II si sono specializzati nel contrastare le nuove forme di schiavitù – politiche, sociali e psicologiche -, un tema che è molto al centro della predicazione di Papa Francesco.
Nel messaggio, il Papa esprime la sua “vicinanza spirituale” all’Ordine, e ricorda i protagonisti del loro cammino.
A partire proprio da Pietro Nolasco, depositario del carisma originario che costituisce “il ricco patrimonio della famiglia mercedaria, iniziato con i fondatori e arricchito grazie ai membri della comunità che si sono succeduti nel corso dei secoli”, un deposito che è “espressione di una storia di amore che si radica nel passato e che soprattutto si radica nel presente e che si apre al futuro”.
Il secondo protagonista è la Vergine Maria, che si proclama “serva del Signore”, e per questo è “maestra di consacrazione a Dio e al popolo, con la disponibilità, il servizio, nell’umiltà e semplicità di una vita nascosta, totalmente dedicata a Dio in silenzio e preghiera”. Proprio Maria è modello per i primi Mercedari, che si offrivano loro stessi per la libertà dei prigionieri, e per questo il Papa sottolinea che questo proposito di essere “completamente suo” si riflette “non solo nelle opere politiche di avanguardia, ma anche nel lavoro quotidiano e umile di ogni religioso”.
Il terzo protagonista è Cristo Redentore, che ci ama chiedendoci tutto in cambio. “L’amore – spiega il Papa – si nutre del fuoco del rischio, nella capacità di porre sul tavolo tutte le carte e di puntare forte, perché questa speranza non delude”. E senza dubbio – aggiunge il Papa – “le decisioni personali e comunitarie che ci costano di più sono quelle che colpiscono le nostre piccole cose e, a volte, le nostre sicurezze mondane”.
Si può rispondere generosamente al Signore – sottolinea il Papa – solo quando sperimentiamo fino in fondo di essere amati da Dio.
Papa Francesco conclude: “Chiedo al Signore che vi dia la forza di abbandonare quello che è comodo e prendere la croce”, per poter seguire il cammino e abitare per sempre la casa del Signore”.
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