Milano, 28 December, 2017 / 2:00 PM
La sua è stata una “straordinaria capacità di tradurre in opera d’arte tutti i suoi sogni, la sua cultura, le sue visioni reali o immginarie”.
Così racconta l’arte di Aligi Sassu il sua amico di una vita e cognato Alfredo Paglione. Il suo più recente omaggio al grande artista milanese che ha vissuto i periodi artistici più significativi dal 1927 al 1999, dal futurismo al primitivismo, è un catalogo completo delle sue opre sacre. A cominciare dalle sue rappresentazioni del Concilio Vaticano II.
Un catalogo ragionato di 471 opere a tema religioso, che diventa un’opera di riferimento per comprendere quel “saper tradurre” la realtà in arte perenne.
Il catalogo sarà presentato il prossimo 8 gennaio all’ Accademia di Brera a Milano. "Aligi Sassu - Catalogo ragionato dell'opera sacra", edito da Silvana Editoriale per la "Fondazione Immagine" di Alfredo e Teresita Paglione e curato da Alfredo Paglione con i contributi di Antonio Paolucci, Gianfranco Ravasi, Antonello Negri, Elena Pontiggia, Giuseppe Bonini e Bruno Forte.
E’ la celebrazione di un grande artista, ma anche la occasione per riscoprire un’arte sacra che sia racconto della realtà.
Il lavoro di Paglione è durato 9 anni e si presenta con 500 tavole a colori tutte sul tema sacro del grande artista del Novecento italiano. Scultore e pittore nato a Milano, ma di chiare origini sarde Aligi Sassu è famoso per i suoi meravigliosi cavalli, quasi un "marchio di fabbrica". I suoi colori colpirono personaggi e personalità come Paolo VI suo grande estimatore e molti artisti e intellettuali del Novecento.
Una vita intensa la sua per la passione politica oltre che artistica e da uomo del Novecento, ebbe anche l'impronta cattolica della tradizione italiana.
Le opere sacre seguano due linee: deposizione e crocifissione. Ma è stata la rappresentazione del Concilio che lo rese interessante in molti ambienti anche teologici. Nel volume infatti uno dei contributi più interessanti è quello di Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti- Vasto. I colori sono una linea guida: rosso, oro. “ All’occhio teologicamente sensibile- scrive Forte- non sfugge...la presenza di alcuni elementi dominanti sul piano della forma capaci di trasmettere un messaggio di alto valore teologico- simbolico”. Il teologo vede l’addensarsi delle figure come se il concilio fosse l’evento di un unico soggetto, un vero evento di comunione. Ma nello stesso tempo nessun personaggio è uguale ad un altro: nella Chiesa ciascuno è se stesso. Infine il dinamismo delle immgini: la Chiesa vive nella storia, è in cammino, in movimento.
Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani, scrive nel volume: "le ragioni per conoscere l’opera sacra di Aligi Sassu non sono solo artistiche o culturali, perché ha saputo lasciarci, da grande artista qual era, una grande eredità su cui riflettere. L’eredità è quella visione che in opere come laDeposizione del 1932, vede per la prima e ultima volta, un fanciullo nel consesso della pietas di coloro che accolgono il corpo del Cristo deposto dalla croce”.
L’opera è dedicata ai giovani, in modo particolare, perché sappiano leggere nell’arte una delle essenze principali della vita", spiega Alfredo Paglione a proposito del motivo che lo ha portato a compiere questo importante lavoro di catalogazione su un artista che ha segnato la sua vita professionale e privata.
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