Roma, 29 December, 2017 / 10:00 AM
Non molti conoscono il mecenatismo di Papa Clemente XI, al secolo Gianfrancesco Albani. Eppure il cardinale urbinate nato nel 1649 fu insieme a Cristina di Svezia, al cardinale Azzolino e ai fratelli Ghezzi furono grandi sostenitori a Roma del Pio Sodalizio dei Piceni.
E oggi il Sodalizio rende omaggio con una specialissima mostra che fino al 25 febbraio 2018 è allestita nel Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio: CLEMENTE XI. Collezionista e mecenate illuminato a cura di Claudio Maggini in collaborazione con Stefano Papetti.
Un evento che rientra nell’iniziativa “Il Pio Sodalizio dei Piceni per le Marche colpite dal sisma” per tenere sempre viva l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma che ha colpito la Regione Marche nel 2016.
Il cardinale Giovanni Francesco Albani, urbinate, di famiglia facoltosa e riguardevole, salito al soglio Pontificio il 23 novembre del 1700 con il nome di Clemente XI, prima e durante il suo pontificato, rivela un considerevole gusto estetico e collezionistico. Partendo proprio da cospicuo fondo Albani, la mostra racconta, in quattro sezioni per 40 opere complessive, il percorso collezionistico dell’illuminato Pontefice. Gli autori vanno da Carlo Maratta a Procaccini, a Francesco Mancini.
Il fondo Albani, a lungo dimenticato, inesplorato dagli studiosi, è il fondo documentario della famiglia Albani risalente al 1818 e ha il pregio di registrare e catalogare tutti i beni presenti nelle case della città di Urbino e di quelle poste nell'immediato circondario. Una vera 'guida' del palazzo storico urbinate.
Da Carlo Maratta e artisti a lui vicini, da Giuseppe Ghezzi al figlio di lui Pier Leone, fino a giungere a quegli autori come il paesaggista Alessio De Marchis e il vedutista Gaspar Van Wittel, che fanno parte della sua più avanzata politica artistica a Roma quanto a Urbino, sua città natale. A questo secondo contesto e relativo alle sole opere certe per documenti presenti nella residenza urbinate, è dedicato l'evento espositivo romano.
Clemente XI, illuminato mecenate e collezionista, durante il suo papato persegue una considerevole politica culturale, davvero degna di nota. La passione per l'erudizione determinò la fondazione di un'importante sezione orientale della Biblioteca Vaticana con il reperimento di numerosi e preziosi manoscritti. Il suo fu un mecenatismo costituito da innovazioni, da scavi archeologici e da restauri di chiese e monumenti, di cui furono principali protagonisti i Fontana e Carlo Maratta: famosi restano i restauri delle stanze di Raffaello, del Pantheon, della basilica di S. Clemente e la scoperta e l'erezione della colonna Antonina.
Fu particolarmente grato alla sua città, Urbino: fu generosissimo nelle opere pubbliche, nella definizione di innumerevoli privilegi all'università locale e alla cancellazione dei debiti. Inoltre, continuando l'opera di Innocenzo XII, favorì l'attività di riordino dell'università di Roma intrapresa dal cardinale Spinola che giunse ad un'effettiva razionalizzazione della didattica e del numero dei professori di cui si curò maggiormente il livello professionale.
Giovanni Francesco Albani del resto aveva fin da giovane partecipato a gran parte degli avvenimenti culturali dell'epoca: dai salotti Cartari e Favoriti, alle riunioni della Accademia degli Umoristi, alle giornate declamatorie dell'Accademia reale della regina Cristina di Svezia di cui godeva la stima incondizionata.
Nel 1677 entrò ufficialmente nella prelatura: Innocenzo XI lo nominò referendario delle due Segnature e consultore della Congregazione concistoriale, ed ebbe il governatorato di Rieti, della Sabina e Orvieto. Il 27 settembre 1700 muore Innocenzo XII e il 9 ottobre 1700 inizia il conclave nella più assoluta incertezza: la rigidità dei cardinali delle potenze francesi e spagnole e la volontà degli zelanti di eleggere un papa "di petto e testa forte" faceva prevedere un lungo conclave. Il Cardinale Albani entrò in conclave non completamente ignaro della consistenza di una sua candidatura. Durante il papato è degna di menzione la sua politica culturale, ma il bilancio complessivo del pontificato non si può certo considerare positivo. Eletto tra grandi speranze, egli fu un esecutore diligente ma di scarsa inventiva del suo zelante programma. Fu interprete emblematico di una impreparazione generalizzata degli ambienti curiali di fronte ai movimenti profondi della società, degli Stati e della stessa realtà ecclesiale. Cagionevole di salute sin dal 1710, C. XI morì a Roma il 19 marzo 1721.
L’ingresso alla mostra è gratuito, la esposizione si sviluppa in quattro grandi sale è un piccolo gioiello anche nell’allestimento gli orari: lunedì – sabato: 9:00 – 13:00 / 16:00 – 19:00 - domenica 9:00 / 12:00 - chiuso nei festivi
La mostra è promossa dal Pio Sodalizio dei Piceni in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche, l’ANCI Marche e la Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù.
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