Città del Vaticano , 11 December, 2017 / 12:10 AM
Quest’anno il tema della XXVI Giornata Mondiale del Malato per il prossimo 11 febbraio è racchiuso nelle parole che Gesù, innalzato sulla croce, rivolge a sua madre Maria e a Giovanni: “Ecco tuo figlio ... Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”. A sceglierlo con cura è stato Papa Francesco, spiegandone le motivazioni nel suo Messaggio in occasione dell’evento mondiale.
“Queste parole del Signore – commenta il Pontefice - illuminano profondamente il mistero della Croce. Essa non rappresenta una tragedia senza speranza, ma il luogo in cui Gesù mostra la sua gloria, e lascia le sue estreme volontà d’amore, che diventano regole costitutive della comunità cristiana e della vita di ogni discepolo”.
Per il Papa è importante la “vocazione materna di Maria nei confronti di tutta l’umanità”. “Il dolore indicibile della croce trafigge l’anima di Maria – puntualizza Papa Francesco - ma non la paralizza. Al contrario, come Madre del Signore inizia per lei un nuovo cammino di donazione. Sulla croce Gesù si preoccupa della Chiesa e dell’umanità intera, e Maria è chiamata a condividere questa stessa preoccupazione”.
La seconda figura centrale nel Messaggio è Giovanni, l’”amato discepolo di Gesù”. “Egli deve riconoscere Maria come propria madre – osserva il Papa - in questo riconoscimento è chiamato ad accoglierla, a contemplare in lei il modello del discepolato e anche la vocazione materna che Gesù le ha affidato, con le preoccupazioni e i progetti che ciò comporta: la Madre che ama e genera figli capaci di amare secondo il comando di Gesù. Perciò la vocazione materna di Maria, la vocazione di cura per i suoi figli, passa a Giovanni e a tutta la Chiesa. La comunità tutta dei discepoli è coinvolta nella vocazione materna di Maria”.
Per il Papa questa vocazione materna della Chiesa verso le persone bisognose e i malati si è “concretizzata, nella sua storia bimillenaria, in una ricchissima serie di iniziative a favore dei malati. Tale storia di dedizione non va dimenticata. Essa continua ancora oggi, in tutto il mondo”. “La Chiesa lavora per offrire alla gente quanto più è possibile per la cura della salute - tiene a precisare Francesco- è quell’Ospedale da Campo “accogliente per tutti quanti sono feriti dalla vita”. E’ l’ “eredità del passato che aiuta a progettare il futuro”. E la Chiesa “ovunque cerca di curare, anche quando non è in grado di guarire”.
“L’intelligenza organizzativa e la carità – continua il Papa - esigono che la persona del malato venga rispettata nella sua dignità e mantenuta sempre al centro del processo di cura. Questi orientamenti devono essere propri anche dei cristiani che operano nelle strutture pubbliche e che con il loro servizio sono chiamati a dare buona testimonianza del Vangelo”.
Infine un’attenzione è necessaria per la pastorale della salute. “Le cure che sono prestate in famiglia sono una testimonianza straordinaria di amore per la persona umana e vanno sostenute con adeguato riconoscimento e con politiche adeguate – aggiunge Francesco - Pertanto, medici e infermieri, sacerdoti, consacrati e volontari, familiari e tutti coloro che si impegnano nella cura dei malati, partecipano a questa missione ecclesiale. E’ una responsabilità condivisa che arricchisce il valore del servizio quotidiano di ciascuno”.
La preghiera finale del Messaggio va a Maria, affinché “sostenga tutti i malati nella speranza” e perché “ogni membro della Chiesa viva con amore la vocazione al servizio della vita e della salute”.
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