Lussemburgo, 11 December, 2017 / 10:00 AM
Ancora un appello perché sia rispettato lo status quo di Gerusalemme: dopo le parole di Papa Francesco, il comunicato del 10 dicembre della Sala Stampa vaticana a seguito delle violenze scoppiate in Medio Oriente, e le varie dichiarazioni dei leader cristiani e religiose di Terrasanta, anche i vescovi europei levano la loro voce perché sia rispettato lo status quo di Gerusalemme.
“Non è possibile – si legge in una dichiarazione della presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa diramata nella serata del 10 dicembre – comprendere le radici cristiane dell’Europa senza il legame che ci unisce a Gerusalemme”.
Questo legame con la Terrasanta è stato testimoniato della decisione del CCEE di tenere l’assemblea plenaria del 2015 proprio in Terrasanta. In una intervista ad ACI Stampa dello scorso aprile, il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del CCEE, ha sottolineato che “l’Europa è formata da tre città di riferimento: Gerusalemme, Atene e Roma”.
Anche per i popoli europei – si legge nella dichiarazione della presidenza CCEE – “Gerusalemme è una casa paterna” e “proprio perché casa di molti popoli che venerano in essa i Luoghi Santi delle loro rispettive religioni, crediamo fermamente che qualsiasi modifica dell’attuale status quo possa generare un clima ostile alla pace, come testimoniano gli eventi di questi ultimi giorni”.
Dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump della sua decisione di trasferire l’ambasciata USA presso Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, le proteste dei palestinesi si sono unite al lancio della terza intifada (rivolta) da parte di alcune organizzazioni che hanno portato a scontri in varie zone del territorio, con un bilancio di almeno due morti e 750 feriti negli scontri tra Gaza e Cisgiordania.
La presidenza del CCEE si è associata “all’appello giunto da molte parti a rispettare lo status quo della città di Gerusalemme, in conformità alle varie risoluzioni delle Nazioni Unite che si sono espresse in tal senso”, invitando ad “agire con giustizia, saggezza e prudenza per preservare e coltivare la pace”.
Tra le parti che hanno chiesto di rispettare lo status quo e mostrato preoccupazione per la decisione del presidente Trump, il Patriarcato Latino di Gerusalemme, che ha diramato un messaggio sottolineando che “ogni soluzione unilaterale non può essere considerata una soluzione”, perché Gerusalemme è “un tesoro dell’intera umanità” e la questione della Città Santa non si può ridurre a una mera “disputa territoriale e sovranità politica”.
Parlando con Radio Vaticana negli scorsi giorni, padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terrasanta, ha auspicato che Gerusalemme sia “una città internazionale aperta a tutti”, e “un modello di convivenza tra religioni”, anche perché “la città vecchia è ormai piena di cristiani, musulmani ed ebrei che vivono insieme, abitano insieme. Ci sono case di ebrei, musulmani e cristiani. Non esiste in tutto il mondo una cosa del genere”.
Intanto, l'agenzia egiziana Mena ha reso noto che Papa Tawadros II, patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha cancellato l'incontro previsto con il vicepresidente USA Mike Pence, in visita in Egitto nella seconda metà di dicembre. La decisione viene in segno di protesta contro la decisione dell'amministrazione Trump di spostare la sede dell'ambasciata in Israele.
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