Città del Vaticano , 19 November, 2017 / 10:34 AM
“Tutti siamo mendicanti dell’essenziale, dell’amore di Dio, che ci dà il senso della vita e una vita senza fine”. Papa Francesco lo ha detto nella omelia della messa celebrata questa mattina nella basilica vaticana per la prima giornata mondiale per i poveri.
In basilica molti i “poveri”, persone senza fissa dimora e assistiti di diverse istituzioni caritative, segno della continua attenzione della Chiesa cattolica per gli ultimi.
Il Papa ha ricordato che ognuno ha qualcosa da donare, anche colui che sembra senza niente agli occhi del mondo e “nessuno può dirsi così povero da non poter donare qualcosa agli altri. Siamo eletti e benedetti da Dio, che desidera colmarci dei suoi doni, più di quanto un papà e una mamma desiderino dare ai loro figli. E Dio, ai cui occhi nessun figlio può essere scartato, affida a ciascuno una missione”.
Commentando la parabola dei talenti il Papa ha messo in evidenza che uno dei peccati di cui spesso ci si dimentica è l’omissione. “ Anche noi- ha detto il Papa- spesso siamo dell’idea di non aver fatto nulla di male e per questo ci accontentiamo, presumendo di essere buoni e giusti” ma “Dio non è un controllore in cerca di biglietti non timbrati, è un Padre alla ricerca di figli, cui affidare i suoi beni e i suoi progetti”.
E per questo “non è fedele a Dio chi si preoccupa solo di conservare, di mantenere i tesori del passato. Invece, dice la parabola, colui che aggiunge talenti nuovi è veramente «fedele», perché ha la stessa mentalità di Dio e non sta immobile: rischia per amore, mette in gioco la vita per gli altri, non accetta di lasciare tutto com’è. Solo una cosa tralascia: il proprio utile. Questa è l’unica omissione giusta”.
E dalla omissione il Papa passa all’indifferenza sociale verso i poveri al “girarsi dall’altra parte quando il fratello è nel bisogno, è cambiare canale appena una questione seria ci infastidisce, è anche sdegnarsi di fronte al male senza far nulla. Dio, però, non ci chiederà se avremo avuto giusto sdegno, ma se avremo fatto del bene”.
E per fare “piacere a Dio” dice il Papa c’è da leggere il Vangelo, lì c’è tutto. Il suo volto lo possiamo vedere nei “più piccoli, da Lui prediletti, sono l’affamato e l’ammalato, il forestiero e il carcerato, il povero e l’abbandonato, il sofferente senza aiuto e il bisognoso scartato”. Perché “nel povero Gesù bussa al nostro cuore e, assetato, ci domanda amore” e “lì, nei poveri, si manifesta la presenza di Gesù, che da ricco si è fatto povero. Per questo in loro, nella loro debolezza, c’è una “forza salvifica”.
E se agli occhi del mondo hanno poco valore, sono loro che ci aprono la via al cielo, sono il nostro “passaporto per il paradiso””. E il Papa ricorda che “amare il povero significa lottare contro tutte le povertà, spirituali e materiali” e che ogni giorno il cristiano deve chiedersi: “Che cosa conta per me nella vita, dove investo?” Nella ricchezza che passa, di cui il mondo non è mai sazio, o nella ricchezza di Dio, che dà la vita eterna?. E conclude il Papa : “Il Signore, che ha compassione delle nostre povertà e ci riveste dei suoi talenti, ci doni la sapienza di cercare ciò che conta e il coraggio di amare, non a parole ma coi fatti”.
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