Città del Vaticano , 23 October, 2017 / 12:01 AM
"Questo incontro mi offre l’opportunità di esprimere nuovamente la mia vicinanza a tutti coloro che soffrono per i conflitti che da decenni affliggono la Terra Santa. L’incertezza della situazione e l’incomprensione tra le parti continuano a causare insicurezza, limitazione di diritti fondamentali e l’abbandono della propria terra da parte di molti. Per questo invoco l’aiuto di Dio e chiedo a tutti i soggetti coinvolti di moltiplicare gli sforzi affinché si realizzino le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia e sul riconoscimento dei diritti di tutti". Lo ha detto stamane Papa Francesco, nel corso dell'udienza a Theophilos III, Patriarca Greco Ordotosso di Gerusalemme.
"A tal fine - ha aggiunto il Pontefice - occorre respingere con fermezza il ricorso a qualsiasi tipo di violenza, ogni genere di discriminazione e ogni manifestazione di intolleranza contro persone o luoghi di culto ebraici, cristiani e musulmani. La Città Santa, il cui Status Quo va difeso e preservato, dovrebbe essere un luogo dove tutti possano convivere pacificamente; altrimenti continuerà per tutti e senza fine la spirale della sofferenza".
Il pensiero del Papa si estende poi a tutti i cristiani della Terra Santa, auspicando "che siano sempre riconosciuti parte integrante della società e che, come cittadini e credenti a pieno diritto, portino, senza mai stancarsi, il proprio contributo per il bene comune e per la costruzione della pace, impegnandosi ad essere artefici di riconciliazione e di concordia. Tale contributo sarà più efficace nella misura in cui si realizza una sintonia sempre maggiore tra le diverse Chiese della regione".
In tal senso il Papa propone "una crescente collaborazione per il sostegno delle famiglie e dei giovani cristiani, affinché non si trovino nelle condizioni di dover lasciare la propria terra. Lavorando insieme in questo delicato ambito, i fedeli di varie confessioni potranno anche conoscersi meglio e sviluppare rapporti sempre più fraterni".
E' ora - ha concluso il Pontefice - di guardare a un "futuro di riconciliazione piena e di comunione fraterna e diamoci da fare ora, come il Signore desidera. Non farlo sarebbe la colpa più grave di oggi, sarebbe disattendere il pressante invito di Cristo e i segni dei tempi, che lo Spirito semina nel cammino della Chiesa. Animati dallo stesso Spirito, non lasciamo che i ricordi di epoche caratterizzate da reciproco silenzio o da scambi vicendevoli di accuse, le difficoltà del presente e l’incertezza del futuro ci impediscano di camminare insieme verso la visibile unità, di pregare insieme e di operare insieme per l’annuncio del Vangelo e a servizio di chi si trova nel bisogno".
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