Bologna, 29 September, 2017 / 9:00 AM
Domenica 1^ ottobre papa Francesco “verrà in visita pastorale a Bologna in occasione del Congresso eucaristico diocesano,nella domenica in cui si celebra la ‘Domenica della Parola’, nella quale viene rinnovato ‘l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura’ e al cui termine sarà distribuita a tutti una copia del Vangelo”: questo era stato annunciato dall’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, esprimendo “la sua più viva gratitudine" al Papa per aver accolto l'invito. L’incontro del papa avviene mentre la città sta svolgendo il Congresso Eucaristico diocesano, che si conclude domenica 8 ottobre, che ha come titolo ‘Voi stessi date loro da mangiare.
Eucaristia e città degli uomini’, come ha spiegato il vescovo della città nella presentazione del programma: “E’ l'occasione per ritrovare il centro di tutto e condividere il pane celeste con i tanti che hanno fame di speranza e di gioia. Il tema del Congresso ci coinvolge nella sua commozione per la folla e insegna a tutti a rispondere alla fame di tanti. Per farlo non dobbiamo cercare capacità particolari o possibilità straordinarie, che non avremo mai, ma solo scoprire il poco che abbiamo e condividerlo, a darlo al suo amore perché tutti siano saziati, noi e il prossimo.Questo è possibile se non ci lasciamo appannare la vista da pessimismi e lamentele, dalla convinzione che in fondo non si può fare nulla, che abbiamo troppo poco, che dobbiamo tenerci quello che abbiamo altrimenti restiamo senza. Proprio noi possiamo dare da mangiare se, come Gesù, non restiamo distanti dalla condizione difficile degli altri”.
Partendo da queste parole abbiamo chiesto a don Paolo Marabini, coordinatore del Congresso Eucaristico diocesano, di spiegarci a quale compito è chiamata la Chiesa bolognese: “Possiamo dire che la Chiesa di Bologna è chiamata a rispondere ad un invito di Gesù ad essere partecipi del suo stesso sentire; è un’azione resa possibile dalla sua Grazia redentrice, che ci spinge ad uscire verso tutti per condividere il dono di bellezza che continuamente abbiamo da Lui. La Salvezza è opera Sua, ma riconoscerla, accoglierla, porgerla in modo efficace agli altri è il nostro compito di Chiesa. Un compito esigente che richiede purificazione da pesantezze, mancanza di fede, pigrizie e scoraggiamenti (ed è la prima sollecitazione che il Congresso ha cercato di offrire); coraggio nel lasciare le ‘solite’ abitudini per aprirsi a nuovi cammini individuabili attraverso un reale esercizio di ascolto di Cristo, ma anche del fratello per raggiungerlo dove veramente egli è; con una modalità di cammino che non sia scomoda per i più piccoli e feriti, anzi sia proprio alla loro portata, come camminerebbe una madre con tutti i suoi figli, anche i più lenti, preoccupatissima di non lasciar perdere nessuno. Nel concreto, si tratta di ritrovare coraggio e vitalità nella forza dello Spirito, occhi e orecchi più attenti e un nuovo desiderio di vivere e far vivere la maternità della Chiesa, coinvolgendo in questa missione tutto il popolo di Dio”.
Allora quale è il rapporto tra Eucarestia e città degli uomini?
“E’ un rapporto innanzitutto di amore e di misericordia: per la nostra Chiesa, il Congresso Eucaristico, nella riscoperta della centralità dell’Eucarestia, è giunto come naturale prosieguo dell’Anno Santo della Misericordia. L’Eucarestia è cibo che dà forza, risana, fa amare e porta bellezza dentro alla città dell’uomo; è cibo offerto a tutti, perché nessuno rimanga affamato; è cibo che crea comunione. L’Eucarestia genera nella nostra Chiesa uno sguardo positivo verso la città e un reale desiderio di salvezza per essa! Ma a partire dal dono eucaristico si svelano anche gli elementi di bruttura che affliggono le nostre città: la disgregazione che nega la comunione e crea solitudini dolorose; l’egoismo che nega la condivisione e fa sembrare impossibile l’accoglienza di tutti. In definitiva, l’Eucarestia genera una coscienza critica nella Chiesa verso la città, permettendole di camminare insieme con tutti, anche non credenti o di altre fedi religiose, che con lei condividono il desiderio di una sempre maggiore bellezza”.
In quale modo la Chiesa bolognese si è messa in ascolto della città?
“E’ stato chiesto a tutte le comunità cristiane di vivere l’anno liturgico dividendolo in quattro tappe: una di ascolto della Parola, una di ascolto della realtà, una di verifica delle celebrazioni eucaristiche e una di verifica dell’impegno missionario. La seconda tappa, in modo particolare, ha permesso un vero ascolto della città e si è concretizzata in un’assemblea nella basilica cittadina di san Petronio, dove Chiesa e società civile si sono ritrovate insieme per sottolineare elementi di convergenza sia nell’analisi dei bisogni sia nelle proposte di impegno comune. E’ un percorso appena iniziato che vorrebbe diventare stile della nostra Chiesa”.
Come un laico può contemplare il volto misericordioso della Chiesa?
“Se per ‘laico’ intendiamo chi non si sente appartenente alla Chiesa o, meglio ancora, all’esperienza della fede, credo che siano due gli aspetti da evidenziare: da un lato al laico viene chiesto di dialogare con le comunità cristiane sui temi che ci accomunano che sono niente meno che la vita quotidiana degli uomini; in quell’ambito sono tanti i percorsi che si possono condividere, perché il vero umanesimo deve interessare tutti. Dall’altro direi che il laico ci fa un grande regalo quando chiede alla Chiesa una ‘porta aperta’ per la sua ricerca: la Chiesa non vuole essere ‘dogana’, ma madre ed in questo ci aiuta la domanda del non credente, il suo bisogno di capire il nostro linguaggio e i nostri segni, il suo interesse per un vangelo che vorremmo saper annunciare attraverso quella ‘predicazione informale’ che Evangelii Gaudium indica (127-129) e che sottolineeremo anche nel prossimo anno pastorale”.
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