Città del Vaticano , 17 September, 2017 / 12:10 AM
Dio ci ha perdonati sin dal nostro battesimo, “condonandoci un debito insolvibile”, ed è lo stesso perdono che siamo chiamati ad esercitare con gli altri, perché chi ha sperimentato il perdono non può non perdonare: nel consueto Angelus della domenica, Papa Francesco riflette sulla parabola del servo spietato, e sulla richiesta di Gesù di perdonare settanta volte sette.
Perché - sottolinea Papa Francesco - “a Pietro sembra già il massimo perdonare sette volte una stessa persona, e forse a noi sembra già molto farlo due volte”, ma Gesù dice “settanta volte sette, vale a dire sempre”, e lo conferma raccontando appunto la parabola del re misericordioso e del servo spietato. Il re condona al servo un debito enorme, il quale a sua volta non condona un debito infinitamente inferiore a un suo sottoposto. Si mostra, spiega Papa Francesco – “l’incoerenza di colui che prima è stato perdonato e poi si rifiuta di perdonare”.
L’atteggiamento “incoerente” del servo è quello di ciascuno di noi quando “rifiutiamo il perdono ai nostri fratelli”, spiega Papa Francesco. Perché “fin dal nostro Battesimo, Dio ci ha perdonati”, condonandoci il “debito insolvibile” del peccato originale, e poi “ci perdona tutte le colpe non appena mostriamo un piccolo segno di pentimento”, con una “misericordia inesauribile”.
Valgono per noi – dice Papa Francesco – le parole del re, che nella parabola rappresenta il Padre Celeste, al servo spietato: “Io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”
Afferma Papa Francesco: “Chiunque abbia sperimentato la gioia, la pace e la libertà interiore che viene dall’essere perdonato può aprirsi alla possibilità di perdonare a sua volta”.
È un insegnamento che si trova anche nella preghiera del Padre Nostro, in cui Gesù “ha messo in relazione diretta il perdono che chiediamo a Dio con il perdono che dobbiamo concedere ai nostri fratelli”
“Il perdono di Dio – afferma il Papa - è il segno del suo straripante amore per ciascuno di noi; è l’amore che ci lascia liberi di allontanarci, come il figlio prodigo, ma che attende ogni giorno il nostro ritorno; è l’amore intraprendente del pastore per la pecora perduta; è la tenerezza che accoglie ogni peccatore che bussa alla sua porta”.
Insomma, Dio “è pieno di amore e vuole offrircelo, ma non lo può fare se chiudiamo il nostro cuore all’amore per gli altri”.
Nei saluti, il Papa ricorda anche i partecipanti alla Via Pacis, la mezza maratona per veicolare i valori della pace, integrazione, inclusione e solidarietà promossa da Roma Capitale e dal Pontificio Consiglio della Cultura, Dicastero della Santa Sede.
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