Padova, 31 May, 2015 / 4:58 PM
“Donatello al Santo” ai Musei Antoniani della Basilica del Santo a Padova è la mostra che fino al 14 giugno accompagna le celebrazioni antoniane nella città veneta. L’esposizione nasce dall’esigenza di rendere fruibili i capolavori che il celebre artista fiorentino realizzò per il Santo, generalmente poco visibili al pubblico nella loro collocazione abituale all’interno della chiesa. Si tratta di un allestimento prevalentemente figurativo che offre al visitatore l’opportunità di “avvicinarsi alle opere di Donatello” sia dal punto di vita visivo, sia sotto l’aspetto conoscitivo-informativo, tramite l’accompagnamento dei commenti storico-critici e didascalici che sono proposti a corredo dei pannelli.
Il nuovo percorso di visita prevede due ambienti appositamente allestiti con un ricco corredo di fotografie, calchi in gesso e pannelli informativi che daranno ai visitatori la possibilità di apprezzare da vicino, e comprendere meglio, il genio dello scultore fiorentino.
Arrivato a Padova nel 1443 chiamato dai massari dell’Arca del Santo, Donatello nei dieci anni di permanenza realizzò per i frati della Basilica alcune delle sue opere più pregevoli, quali il Crocifisso in bronzo, il monumento al Gattamelata e le 29 opere dell’altare maggiore (7 statue, 5 rilievi e 17 formelle). Abitava in piazza del Santo nella casa del “pesse” e lavorava per le fusioni in bronzo poco distante, al Maglio, in via Orto Botanico. L’altare, come noto, venne smontato e sostituito molto presto, già nel XVI secolo. Alla fine dell’Ottocento Boito costruì un nuovo altare con l’obiettivo primario di riunire le superstiti opere bronzee del grande maestro in un altare, comunque funzionale secondo i canoni liturgici dell’epoca, realizzando tuttavia una struttura marmorea di indubbio valore pensata come cornice celebrativa e monumentale dell’opera donatelliana. Nell’Ottocento un’attenta officina realizzava copie in gesso delle varie sculture e dei rilievi rendendoli disponibili sul mercato.
Il materiale esposto è composto per l’appunto da gessi ottocenteschi di alcune delle principali opere dello scultore per il Santo, ma soprattutto da riproduzioni fotografiche in scala 1:1 delle opere, da particolari fotografici in scala adeguata, da documenti sui luoghi e sulle tecniche di fusione del bronzo a cera persa indiretta e da documenti d’archivio.
Il taglio è quello dell’immediatezza, volutamente quasi didattica, dell’allestimento. Le teche e l’arredo nero su cui si stagliano con eleganze i gessi bianchi e le foto a grandezza naturale di molte statue e rilievi conferisce alla sala una sobria eleganza che permette di ammirare i particolari delle opere.
L’esposizione, inserita nel circuito espositivo “Donatello e Padova”, a differenza delle altre mostre padovane sul Donatello che si concluderanno a fine luglio, è permanente.
Rappresenta per volontà degli organizzatori un work in progress che si arricchirà nel tempo, compatibilmente con il recupero di nuovi spazi museali, di altro materiale espositivo e documentario dedicato al Donatello conservato negli archivi della Veneranda Arca di sant’Antonio e attualmente ancora in fase di studio.
In mostra in via sperimentale ci sarà anche un busto del Gattamelata in gesso che, grazie a un particolare trattamento protettivo, è possibile toccare. L’intento è di offrire, in un futuro, anche alle persone non vedenti il piacere di “gustare” con il tatto i capolavori del Donatello.
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